Rivista Anarchica Online
Intervista sulla psichiatria
a cura della Redazione
Esce in queste settimane Il telefono viola. Contro i metodi della
psichiatria (Elèuthera, Milano 1995, pagg. 160, lire
18.000). Ne parliamo con uno dei due autori, Alessio Coppola (l'altro è
Giorgio Antonucci). Coppola, 55 anni,
impegnato fin dal 1967 nel volontariato laico contro l'emarginazione sociale, prima nel Nordest del Brasile
poi in Italia, ha fondato, oltre al Telefono Viola di Roma, anche il Centro di Ecologia Umana (CEU)
di
Legambiente.
Alessio, finalmente abbiamo un libro sul Telefono
Viola! Sì, finalmente, e grazie all'Elèuthera,
perché se non ci fosse stata la sua richiesta a Antonucci e a me, io non avrei mai
trovato il tempo e la spinta sufficienti. Certe cose le fai quando qualcuno te le chiede.
Vuoi dire che fino ad ora non hai scritto nulla su questa
esperienza? Ho scritto opuscoli vari per i volontari sia del CEU che
del Telefono Viola. Sono materiali per uso interno, importanti
per quelli che operano per la tutela dei diritti contro gli abusi della psichiatria, manicomi, ricoveri coatti,
psicofarmaci,elettroshock, etichettature paradiagnostiche. Dovrò aggiornare ora quello sull'elettroshock
con lo
scandaloso pronunciamento di questi giorni del Comitato Nazionale di Bioetica, che, cito testualmente: "ritiene
che non
vi siano motivazioni bioetiche per porre in dubbio la liceità della terapia elettroconvulsionante".
Incredibile! Leggendo il libro ci rendiamo conto delle grandi difficoltà in cui operate.
Dove siete presenti? Vi
state diffondendo? Sì, abbastanza, anche se con fatica. Man
mano si aggiungono le attività degli altri centri che stanno nascendo. Bologna
già nel '93, poi man mano Napoli, Genova, Catania. In questi giorni ho fatto un incontro qui a Milano con
volontari di
un ambulatorio popolare in via dei Transiti. Stanno pensando di aprire un centro del Telefono Viola anche loro.
Più che
centri mastodontici, si tratta di nuclei, gruppi, associazioni. Non so quanti siamo forse un centinaio di compagni,
che hanno
una visione della vita molto libera e sono contro ogni forma di razzismo.
La prima parte del libro è di Giorgio Antonucci. In che rapporto sta la vostra esperienza
con quella del Dottor
Antonucci. Condivido la critica di Antonucci alle istituzioni totali
fin dai primi anni ottanta quando ero presidente della Cooperativa
Apache e mi occupavo di libri e della rivista dell'Assemblea contro la repressione e le carceri speciali. In
quell'occasione
conobbi la sua esperienza dal vivo, lo intervistai a lungo durante alcuni miei stage presso i suoi ex reparti
manicomiali,
curai personalmente e pubblicai quello che forse è il primo libro dell'antipsichiatria italiana: I pregiudizi
e la conoscenza
- Critica alla Psichiatria.
Chi si rivolge a voi e quali risposte date ai problemi che vi si
presentano? Sempre più frequentemente, ci chiamano i veri
nostri diretti destinatari, che sono uomini e donne di diverse età, che sono
già stati catturati dalla psichiatria mediante i trattamenti sanitari obbligatori (TSO, chiamati una volta
"ricoveri coatti").
Spesso si tratta di giovani e di ragazze tra i venticinque e i trentacinque anni, che vengono catturati con la forza
pubblica,
su chiamata stessa dei familiari o condomini, e trattenuti con legature e psicofarmaci per intere settimane. Nel
libro riporto
qualche storia esemplare.
Avete trovato qualche punto di forza contro queste terribili
situazioni? Data la difficoltà di intervenire con il ricovero
coatto già in corso, stiamo cercando di potenziare la prevenzione legale,
attraverso la firma di una procura preventiva. La procura in molti casi si sta rivelando utile e per questo motivo
è stata
pubblicata anche nel libro. Altri interventi formali richiesti per la legittimità dei TSO o cure coattive.
Altra verifica è quella
che chiede l'osservazione del punto della legge che considera i TSO come estrema ratio rispetto ad altre alternative
libere.
Vuoi dire che le leggi attuali non difendono abbastanza i diritti dei cittadini in questo
settore? La capacità di tutela insita nella legge è del
tutto insufficiente. La legge è sbilanciata a favore di una supposta ricerca di
sicurezza sociale contro i diritti individuali di libertà. Ma ancor prima che di leggi parlerei di cultura.
Familiari, giudici e
sindaci, che sono i soggetti più coinvolti, sono subalterni al giudizio dello psichiatra. Se uno psichiatra
dichiara una persona
schizofrenica o malata di mente difficilmente verrà contestato. La vita di migliaia di persone dipende dal
giudizio arbitrario
e incontestabile di uno psichiatra. Sembra assurdo ma è così. Bisogna starne lontani il più
possibile.
Cosa fate rispetto a questo strapotere? Diamo molte
informazioni e consigli su come evitare il ricorso alla psichiatria. Spesso i familiari cominciano chiedendo
qualche tranquillante e qualche visita per poi ritrovarsi con l'impossibilità di strappare loro stessi i loro
figli dai reparti
psichiatrici. Inoltre stiamo portando avanti uno studio per sollevare eccezione di incostituzionalità
del TSO. Infatti un qualsiasi
imputato ha il suo avvocato fin dal primo interrogatorio e si può difendere molto meglio di un imputato
di malattia
mentale. Questo è solo di fronte al peggiore giudice che gli possa capitare, lo psichiatra che con una
frasetta sulla
carta gli potrà rovinare la vita.
Tu pensi che la psichiatria operi a caso o segua dei criteri per determinare i suoi sequestri e i suoi
trattamenti
fino all'elettroshock? La psichiatria pesca nei crescenti conflitti
interpersonali e nella crescente frustrazione umana e risolve i problemi, come
sempre ha fatto, a favore dei ricchi, e dei più forti socialmente. Per questo credo molto, oltre che
all'intervento legale,
a quello culturale dell'ecologia umana che sviluppiamo nei nostri incontri. Nel libro dedico un lungo capitolo
all'ecologia
umana. La sua ricerca di incontri e di relazioni paritarie ci differenzia da quelli che affrontano il problema
sostituendo ai
luoghi terribili della psichiatria i luoghi egualmente autoritari delle comunità, più o meno protette
e artificiali.
Come vi reggete? Con autofinanziamento e
sottoscrizioni libere di cittadini. Molto poche in verità. A Roma poi la situazione è sempre molto
precaria. In quattro anni tre trasferimenti di sede e uno sgombero per sfratto dal Comune. Gira e rigira siamo finiti
come
ospiti della Libreria Anomalia a S. Lorenzo. "Anomalia", questione di DNA?
Per sottoscrizioni c. c. p. 67172007, intestato a Associazione Telefono Viola, Via dei Campani 73, 00185
Roma,
causale: per iniziative nazionali.
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