Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 222
novembre 1995


Rivista Anarchica Online

Nel corso del tempo
di Stefano Giaccone

Quasi-recensioni in salsa fanta-cronaca

Ora sono 7 mesi che lavoro alla Grande evaporazione. Ho il mio terminale, Zen e due files da salvare. Arialdo e Spino. Un dolciniano alla macchia all'inizio del '300 e un compagno di Radio Alice nel 1977. L'Evaporazione è stato un danno enorme per il super cervello Europa 1. È qui infatti che tutta la memoria del mondo, degli uomini, dalla loro comparsa ad oggi, è archiviata. Scritti, ricordi, immagini: tutto mescolato o, peggio, scivolato via come sabbia, fuori controllo, lo devo trovare, connettere, dare forma.
Nell'infuriare di una tempesta anche i profili più familiari, divengono ombre sfuggenti. La tempesta che si è abbattuta sulle nostre vite è appena cominciata. Ha già spazzato via vuote frasi, rituali, attese; ha stinto i colori di una festa che pensavamo prossima. Ha gelato nella sua umida nebbia molte illusioni. Il "mondo nuovo che sta nascendo", come diceva l'anarchico spagnolo, resta oltre la cortina d'acqua che, con violenza regolare, si rovescia dal cielo. Il cielo è buio . la tristezza che non si riesce a dire, sta nel rincorrere, sotto la pioggia, una realtà nuova, per noi cresciuti nel Capitale Industriale, le sue scuole e città, suoni, follie.
Una realtà nuova che parla quella stessa Lingua (merce, lavoro, sfruttamento, gerarchia, potere, ignoranza) ma, come una mutazione lessicale, ci taglia fuori, lasciandoci muti. La civiltà informatica cresce su un pianeta per tre quarti popolato da uomini e donne affamati, incatenati per 15 ore dentro fabbriche o campi di ananas, da disperati metropolitani; mentre la temperatura sale e l'indice demografico anche. Dentro il naufragio, è difficile per chiunque muoversi verso territori aperti, tentare di respirare. Questa difficoltà è l'ospite inatteso che ti ritrovi dentro dopo l'ascolto di "SOTTO LA PIOGGIA", primo LP/CD del gruppo ISHI. Apparentemente musiche, testi, grafica sembrano lontani, perfino "comodi" come scarpe da passeggio. ISHI è l'onda alta di un mare stile Capo di Buona Speranza: da FRANTI, ENVIRONS e PANICO i componenti. Dal rock italiano dentro uno spirito legato al punk libertario come pure alla metrica Jazz: potresti che è "old fashioned", vecchio stile. Infatti, quello che ti ritrovi dentro alla fine, dopo 40 minuti di emozioni, graffi, occhi umidi, sangue che scorre caldo, è la voglia di sbatter nel cesso stili, mode, attualità scadute e ascoltare, finalmente solo ascoltare. Il lavoro più importante, insieme al PANICO, di questa stagione delle piogge. (c/o BLU BUS Via Consolata 5 - 11100 Aosta).
Ora Arialdo, il dolciniano in fuga: "… qui, sperduto tra i boschi gonfi dei nostri gemiti, nulla mi resta. Né spirito, né corpo. Dolcino e i suoi, io fra loro, fummo messi al bando perché parlavamo di ragione, del pensiero. Ma lì alberga il Demonio. Nella regola di San Benedetto - occorre mettere in grado i nostri corpi e combattere nella santa obbedienza dei comandamenti di dio - non vi è posto per la mente. L'Alto medioevo è il tempo più consono al rifiorire dell'individualità, il tempo del rifiuto di ogni astrazione e grandi orizzonti, il tempo dei piccoli gruppi e di comunità legate da un caldo affetto. Primeggia l'istinto. Tra il corpo e il cuore manca ogni accordo, mentre la natura si muove alla conquista della cultura. La bestia affascina l'uomo. Il corpo è l'oggetto di venerazione, oppure mutilato e torturato. Solo la violenza assicura la sopravvivenza. La morte dietro ogni uomo. Di fronte ad un mondo ostile l'uomo può esistere solo all'interno di un gruppo armato. La Chiesa propose allora la follia dell'eremita solitario o il silenzio del monaco nell'oratorio…". Aggiungerei che la Chiesa propose anche la spada, i roghi e il suo legame con il potere, ma al di là, di questo, ecco come molti secoli fa, la ragione, la paura, la speranza erano sentite (oltre ad Arialdo ne ha parlato anche Michel Rouché - L'alto Medioevo occidentale - in La vita privata di Arish/Duby).
Molto diversa è, per fortuna, l'opinione dell'Associazione "Andals de Libbertadi": "I militanti associati ritengono che alla base della formazione di coscienze libere nonché di rapporti sociali autodeterminati dagli stessi soggetti, vi sia la conoscenza, e quindi la cultura intesa nella sua più ampia accezione di bagaglio conoscitivo comportamentale atto alla formazione di personalità totalmente coscienti del proprio essere…". Questa associazione, da poco fondata, gestisce anche l'edizione di "Anarkiviu", il bollettino dell'Anarkiviu-Biblioteca "T. Serra" di Guasila (CA) - Via Mons. Melas 24.
Conquistare terra, spazio, tempo. Dominare la natura. Da una rivista americana "LEFT CURVE" d'ispirazione, mi pare, marxista critica (P. O. BOX 472, Oakland CA 94604-0472. 20$ per 3 numeri). "La fabbrica Next di Fremont, California, ha prodotto in un anno in valore di computer con 8 lavoratori… la bioingegneria sviluppa batteri che producono plastiche in un laboratorio, nessun bisogno del lavoro per cercare il petrolio, scavarlo, trasportarlo, raffinarlo, mandare un esercito per proteggerlo… per metterla giù semplice, la produzione basata sulla tecnologia informatica-intensiva non è compatibile con le forme tradizionali di proprietà e distribuzione… Marx ed altri scrissero che il valore di un oggetto scende appena uno equivalente ma più economico diventa disponibile… una copia del programma Pagemaker costa 500$ ed è lo stesso di quello fatto su un floppy disk e 5 minuti di PC. Per prodotti come la musica, libri, databases, film, le cose sono già così. Per altri, ci stiamo avvicinando ai processi basati sull'informazione, vedi la manipolazione molecolare o del codice genetico… Può il capitalismo coesistere con l'età dell'informazione? E può l'informazione coesistere con il capitalismo?... abbiamo la contraddizione di un'incredibile economia produttiva e, allo stesso tempo, 6 milioni di senzacasa, un livello di analfabeti mai visto e intere porzioni della società consegnate per sempre alla disoccupazione, droga e prigione. Nel Terzo Mondo la situazione è molto peggio… se la tecnologia esistente ci ha portati all'attuale livello di sottomissione, quanto diventeremo obbedienti quando la Realtà Virtuale dominerà l'intrattenimento e l'educazione? Non c'è ragione di credere che l'equipaggiamento della Realtà Virtuale diverrà meno comune della TV nelle case odierne. Immagina mamma, papà, figlio e figlia ognuno preso nel suo Mondo Virtuale… la conversazione li annoierà, l'intelligenza li annoierà. Un genuino abbraccio umano risulterà estraneo… controllo e confezionamento dei valori diverrà molto più avanzato di ora. L'isolamento dell'individuo nella Realtà Virtuale garantisce il controllo delle multinazionali. Chi altri se non le multinazionali produrrà, censurerà, venderà la realtà virtuale beneficiando della tecnoppressione?" Brrrrrr… "Sorpresa! Qui (ma dove?) è Dottor Blatto, il tuo vecchietto preferito, direttamente dal futuro. Noi del Comm. 64 (consigli dal futuro per un passato migliore…) ci abbiamo pensato, e abbiamo deciso di regalarti una goccia di saggezza, a te la libertà di farne tesoro o immondizia. Spesso dietro le frasi fatte ed i luoghi comuni si nascondono verità feroci. Il guaio pungente è che la semplicità e l'evidenza sono occultate da barriere astute, come le migliaia di informazioni inutili o le finte alternative, come l'indifferenza o l'assuefazione a tutto e comunque. Perché ti dico questo? Perché "la guerra nell'ex Jugoslavia è proprio vicino a casa nostra, ma non importa a nessuno" è diventato un intercalare da chiacchiera da pullman, una punteggiatura annoiata con la quale si liquida un argomento ritrito. Vale a dire, una frase fatta. Ma è anche una verità terribile. Chi riesce invece a trasmettere, almeno in parte, la tragedia della ex-Jugoslavia pur servendosi di un linguaggio semplice e a tratti colloquiale, è Gianfranco Bettin, nel suo libro "Sarajevo Maybe" (Feltrinelli, L. 20000).
In una narrazione che oscilla tra il reportage, la raccolta di testimonianze dirette e la ricerca di un amico che ha abbandonato l'Italia ("Scavare a fondo in questo paese significa immergersi in uno strato di letame e, una volta toccato il fondo, sentire nervi impazziti, o frustrati, capaci di tutto. Non lo sopporto più. Questo paese è di fango. È molle e sporco") per andare a Sarajevo a fare una cosa piccola e utile, affiorano considerazioni scure, quanto vere, su questi anni". Ma intanto … intanto, amico mio, la stagione attuale di Sarajevo è una strascicata stagione di morte più lenta, di violenza accurata e capricciosa che segue a quella sterminatrice e devastante di questi anni. Non è la guerra, non è la pace. Non è speranza. Non è disperazione. Che cos'è? È il nostro mondo, il nostro tempo che si decompone, credo. Sono le idee ben predicate e male o mai praticate. Vedi l'Europa. Bella, ipocrita idea. L'Europa è morta, in Bosnia, in questi anni. Si è scoperta impotente e avara. Vile. Si è fatta odiare e deridere. Una fiacca e fasulla costruzione di retorica e mercati. Tutti, tutti, hanno visto che l'Europa non esiste non appena i suoi principi si misurano con vere difficoltà da affrontare, e figuriamoci se il confronto è addirittura con i problemi terribili di questa fine secolo. Mezzo continente è crollato d'improvviso e non ha trovato niente che lo sostenesse, nella sua nuova stagione, nell'altra metà che pure lo aveva incitato a cambiare, a rischiare, a somigliarle. Ma questa Europa, la ricca e ipocrita Europa, rinchiusa nel suo zoo di merci e televisioni, che non sa vergognarsi per quello che non ha fatto, non sa neppure che rischia anch'essa il crollo e le barbarie. Una nuova Europa, in cui sarà bello vivere, non potrà che nascere intorno a Sarajevo, o non nascerà." Spesso il razzismo è soltanto paura del diverso. Questa quante volte l'hai sentita? Un'altra delle mille filastrocche del vuoto. Anch'essa grave, ma banalizzata e offesa, perché usata come scusante di comodo.
Silvio Soldini nel suo film del 1993, "Un'anima divisa in due" (recuperarlo in videocassetta, alle rassegne, da amici…) racconta una storia d'amore, di vita, tra un impiegato milanese ed una ragazza rom. I dubbi, il lento avvicinarsi, il suono differente di due culture lontane. Tutto tratteggiato in uno stile privo di facili sentimentalismi, e, dote assai rara, in maniera credibile e non artefatta.
Anche per questa volta è tutto, buon lavoro, e mentre tu risistemi la Grande evaporazione, aspettati altre mie cartoline. Greetings from the future, Dottor Blatto."