Rivista Anarchica Online
Difetti della rivista
Cari amici di «A» vi invio questa lettera per esporre delle lamentele sulla rivista e sul
perché, a mio avviso, non va come dovrebbe. Ho accolto
con molto piacere la volontà di rinnovamento espressa dalla redazione nel numero 223 e spero che sia un
rinnovamento
vero e radicale: nell'immagine, nella grafica (ci vuole proprio) e nei contenuti. Il grosso difetto di «A» credo che sia quello
di trattare una cultura libertaria asettica, un po' fuori dal mondo. Spesso vi si trovano lunghe speculazioni intellettuali e
filosofiche su temi astratti; solo a titolo di esempi cito gli «articoloni» su Foucault e sull'Anarco-capitalismo. Credo che
per affrontare certi temi nel modo in cui lo fate voi siano più adatti i libri che una rivista. Reputo eccessivo anche
lo spazio
dato ai vari «Ricordando»; si intenda, non ho niente contro i defunti, ma non vi sembra di esagerare? «A» da l'impressione
di essere un giornale tutto proiettato nel passato e poco innovativo, ha i suoi bei ricordi, le «avventure di bei tempi andati»
che ripropone e ripete ciclicamente. E il presente? Gli articoli di attualità sono contorti, dicono tanto e non lasciano
niente,
asettici anch'essi. E se nelle pagine di «A» si parla tanto di autogestione, cooperazione sociale, sfera pubblica non-statale,
spazi-luoghi momenti liberati, ditemi un po' se tutte queste belle idee tocca realizzarle a Bakunin a braccetto con Marx (?),
a Merlino, Foucoult, Camus e a tutti i professori, intellettuali, teorici delle più svariate teorie calate chissà
da quale cielo.
Cari amici di «A» l'informazione credo che sia un'altra cosa e un po' di informazione c'è nella rivista quando si
parla ad
esempio di Emergency, di Zapati-sti... per lo meno sono temi attuali, tangibili, reali. Oggi varrebbero di più degli
interventi
sugli esperimenti nucleari (dato che alla stampa non interessa più parlarne) o comunque su quello che avviene nella
società
piuttosto che sui «morti» i quali si indignerebbero sicuramente vedendo una situazione così appiattita. Certo, fare
una
rivista, farla con pochi mezzi che si hanno a disposizione, farla in modo volontario non deve essere facile ma è
necessario
uno sforzo innovativo se si vuole fare un giornale utile. Negli editoriali si invita spesso alla «diffusione militante» di una
rivista che serve alla «propaganda», termini che a me personalmente piacciono poco e che nel caso di «A» sono del tutto
fuori luogo. Ci vuole più attenzione a quello che accade nel mondo e per questo va benissimo, a mio parere,
pubblicare
contributi che vengano da fuori della cerchia degli anarchici se possono aiutare ad approfondire e capire meglio le varie
tematiche. Parlando in giro con interessati o potenziali tali alla rivista ho notato che tutti muovono più o meno le
stesse
critiche, tutti trovano in «A» spunti interessanti sparsi qua e la ma proprio quella che dovrebbe essere la sua struttura base
coinvolge poco. Credo che una grafica più sciolta e frivola, degli articoli più «leggeri» e più
interessanti per un «lettore
medio» (che brutta espressione!), un tocco di sana follia e magari per il futuro un paio di numeri in più all'anno
(utopia?)
possano contribuire a fare migliorare le cose. Saluti e baci,
Fabio Antoci (Ragusa)
|