Rivista Anarchica Online
Dibattito epistemologia
Egregia redazione, ho sinceramente molto apprezzato le osservazioni critiche che mi sono state
mosse. Sarò quindi lieto di rispondere a
Francesco Ranci e a Felice Accame. 1) La mia intenzione era di contrappormi criticamente, quanto moderatamente,
alla posizione di Ranci. Non ritengo di aver
attuato un processo seppure garbato. 2) Concordo pienamente nel ritenere le questioni dibattute cruciali.
Sottovalutarne la portata costituirebbe un errore. 3) Il concetto di paradigma Kuhniano è stato portatore di
confusione. Di qui la necessità, espressa dallo stesso Kuhn, di
modificarlo. Fra parentesi ricordiamo che, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, (1962) fu utilizzata
ideologicamente
per consolidare operazione risultata quanto mai vana-dubbie filosofie della vita (...). 4) La tolleranza autentica si edifica
a partire dalla chiara consapevolezza della impossibilità di accedere alla verità assoluta.
In questo senso è da intendersi la citazione di Paolo Rossi. Di contro, chi è di avviso contrario, accoglie
una posizione
dogmatica e -implicitamente-totalitaria. Chi -in altri termini- si ritiene detentore di una verità siffatta non
può sul piano
della prassi non agire fanaticamente e in termini terroristici (...). 5) Il relativismo, cui si fa cenno nel mio pezzo, non
ha nulla a che vedere con il relativismo radicale che è la conseguenza
di uno scetticismo radicale. Si pensi ai sofisti greci o a Sesto Empirico. Il relativismo al quale mi rapporto è
moderato e
non assoluto. Se così non fosse avrei semplicemente ripetuto un errore banale. Bisogna operare sottili distinzioni
evitando
di cadere in grossolane semplificazioni. Ad esempio: lo scetticismo di Pirrone e del matematico Bruno De Finetti è
de facto
un probabilismo assai raffinato. Ma nulla ha a che fare con quello del filosofo fascista Giuseppe Rensi, massimo interprete
del relativismo contemporaneo (si veda Autobiografia intellettuale, edita da Corbaccio). Analogamente, quando si parla
di destra, è necessario distinguere fra il conservatorismo di Luigi Einaudi, di Benedetto Croce (liberale ma non
liberista),
di Hayek e l'attualismo di Giovanni Gentile; fra il radicalismo dell'imperialismo pagano di Julius Evola, il nazionalismo
di Enrico Corradini e il nazismo di Adolf Hitler. Consentitemi una provocazione: Silvio Berlusco-ni non è Heinrich
Himmler o Joseph Goebbles! Evitiamo -ve ne prego- le esagerazioni che rischiano di cadere nel grottesco! Seconda
provocazione: smettiamola -ve ne prego- di dividere il mondo tra buoni e cattivi! Non siamo forse cresciuti? La
realtà è
dannatamente variegata. È -fortunatamente- complessa. 6) Il realismo tout court non esiste
storicamente. Ancora una volta è necessario discernere con attenzione. L'unica forma
di realismo in grado di adattarsi agevolmente al relativismo moderato è quello critico (...). 7) Abbandono
dell'epistemologia. Se l'epistemologia è riflessione sulla conoscenza stabile -secondo l'etimologia- solo
la dissoluzione della scienza, e più in generale della cultura, condurrebbe alla sua scomparsa. Non ritengo che ci
si stia
avviando in questa direzione. 8) Se il relativismo moderato conduce alla tolleranza come può presupporre una
filosofia reazionaria? Nessuno dei classici
del pensiero reazionario radicale si è fatto portavoce di un relativismo moderato. Qualsivoglia forma di fanatismo
politico-religioso ha condotto teoricamente e praticamente al totalitarismo. Fra l'altro, è caratteristico degli
irrazionalismi di sinistra,
di destra e anarchici, condurre guerre sante contro la ragionevolezza e il buon senso. È necessario che, una volta
per tutte,
si ponga termine alla demonizzazione della scienza, della scienza, della tecnologia, dell'industria. Che cosa si desidera?
Ritornare alla civiltà bucolica? All'eden utopizzato da Marcuse? È qui che si gioca la vera e autentica
partita. O si opta
per un graduale miglioramento della società attuale, potenziandone i caratteri democratici, sforzandoci di
concretizzare
la democrazia che, sotto molti punti di vista, è ancora formale; oppure le utopie giacobine, che caldeggiano una
nuova
Comune di Parigi, condurranno a velleitarismi neo-sessantottini (...).
Giuseppe Gagliano (Como)
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Gentile Redazione, ringrazio Giuseppe Gagliano per aver voluto approfondire il dibattito. Se dovessi - molto in
breve - evidenziare i punti del
nostro dissenso che a me sembrano più importanti., direi che: a) io penso davvero che sia ora di liquidare
l'epistemologia, non in quanto generica «riflessione sulla conoscenza», ma
come «branca della teoria generale della conoscenza che si occupa di problemi quali i fondamenti, la natura, i limiti e le
condizioni di validità del sapere scientifico». Per me, già chi parla di «fondamenti», in quel senso, pesca
nel torpido.
Ribadisco che, nella pratica del pensiero libertario, l'epistemologia va rimossa. b) Non ho alcuna intenzione di evitare
le «grossolane semplificazioni» e, soprattutto, non ho gli argomenti per farlo.
Dunque ritengo che qualsiasi forma di scetticismo - incluso quindi il «relativismo moderato e non assoluto» - sia una
soluzione dogmatica e che qualsiasi forma di realismo incluso quindi il «realismo moderato» - non stia letteralmente in
piedi. A latere, mi si soddisfi una curiosità. Gagliano cita, come «massimo interprete del relativismo
contemporaneo», il
filosofo Giuseppe Rensi bollandolo come «fascista». A me consta, a dire il vero, che Rensi fu socialista, tanto socialista
da dover scappare in Canton Ticino nel 1898. È assodato che in Svizzera si nascose in casa addirittura Benito
Mussolini
nel momento in cui questi era ricercato in seguito ad un provvedimento di espulsione del Governo, ma è anche
assodato
che, in quel momento, Mussolini era marxista della più bell'acqua. Non basta. Nel 1926, Rensi fu sospeso per
antifascismo
dalla sua cattedra di filosofia presso l'università di Genova. Fece ricorso e fu riammesso, si dirà. Si, ma
nel 1930 fu
arrestato per «cospirazione antinazionale», processato, assolto e, tuttavia, mandato al confino a Levanto. È vero
anche che
torna all'insegnamento l'anno dopo, ma, ahilui, nel 1934, dopo aver subito varie censure per il suo insegnamento, viene
messo a riposo definitivamente. Fascista ? Mah. Appena posso, tuttavia, vado in biblioteca a cercare i suoi libri.
Cordialmente, ringraziando per l'ospitalità.
Felice Accame (Milano)
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Cara redazione, la risposta di Gagliano apre numerose questioni, ma, purtroppo, tralascia quelle relative ai
contributi della Scuola Operativa
Italiana, che rimangono per me cruciali. Thomas Kuhn lo citavo appunto come esempio di applicazione carente della
nozione di paradigma proposta da Ceccato (ed il mio giudizio può essere confermato dal recente convegno dedicato
ai
«Linguaggi delle scienze» dall'università di Bologna, chiuso da una relazione dello stesso Kuhn, che in una
intervista, a
Il Sole 24 Ore del 3 dicembre scorso, ribadisce che: «quando i paradigmi cambiano, inevitabilmente
cambiano le
precondizioni e il tipo di conoscenza», tautologicamente, mancandogli una teoria dell'attività mentale). Esaminando
gli
argomenti di Gagliano, in breve, ne rilevo un'incoerenza tipicamente epistemologica: per classificare il pensiero altrui,
infatti, distingue tra «posizioni dogmatiche» e «chiara consapevolezza di non poter accedere ad una verità
assoluta»; per
auto-classificarsi, invece, scevera il relativismo in «radicale» o «moderato» a ulteriore conferma della subdola
nocività del
relativismo.
Francesco Ranci (Milano)
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