Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 225
marzo 1996


Rivista Anarchica Online

Dibattito epistemologia

Egregia redazione,
ho sinceramente molto apprezzato le osservazioni critiche che mi sono state mosse. Sarò quindi lieto di rispondere a Francesco Ranci e a Felice Accame.
1) La mia intenzione era di contrappormi criticamente, quanto moderatamente, alla posizione di Ranci. Non ritengo di aver attuato un processo seppure garbato.
2) Concordo pienamente nel ritenere le questioni dibattute cruciali. Sottovalutarne la portata costituirebbe un errore.
3) Il concetto di paradigma Kuhniano è stato portatore di confusione. Di qui la necessità, espressa dallo stesso Kuhn, di modificarlo. Fra parentesi ricordiamo che, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, (1962) fu utilizzata ideologicamente per consolidare operazione risultata quanto mai vana-dubbie filosofie della vita (...).
4) La tolleranza autentica si edifica a partire dalla chiara consapevolezza della impossibilità di accedere alla verità assoluta. In questo senso è da intendersi la citazione di Paolo Rossi. Di contro, chi è di avviso contrario, accoglie una posizione dogmatica e -implicitamente-totalitaria. Chi -in altri termini- si ritiene detentore di una verità siffatta non può sul piano della prassi non agire fanaticamente e in termini terroristici (...).
5) Il relativismo, cui si fa cenno nel mio pezzo, non ha nulla a che vedere con il relativismo radicale che è la conseguenza di uno scetticismo radicale. Si pensi ai sofisti greci o a Sesto Empirico. Il relativismo al quale mi rapporto è moderato e non assoluto. Se così non fosse avrei semplicemente ripetuto un errore banale. Bisogna operare sottili distinzioni evitando di cadere in grossolane semplificazioni. Ad esempio: lo scetticismo di Pirrone e del matematico Bruno De Finetti è de facto un probabilismo assai raffinato. Ma nulla ha a che fare con quello del filosofo fascista Giuseppe Rensi, massimo interprete del relativismo contemporaneo (si veda Autobiografia intellettuale, edita da Corbaccio). Analogamente, quando si parla di destra, è necessario distinguere fra il conservatorismo di Luigi Einaudi, di Benedetto Croce (liberale ma non liberista), di Hayek e l'attualismo di Giovanni Gentile; fra il radicalismo dell'imperialismo pagano di Julius Evola, il nazionalismo di Enrico Corradini e il nazismo di Adolf Hitler. Consentitemi una provocazione: Silvio Berlusco-ni non è Heinrich Himmler o Joseph Goebbles! Evitiamo -ve ne prego- le esagerazioni che rischiano di cadere nel grottesco! Seconda provocazione: smettiamola -ve ne prego- di dividere il mondo tra buoni e cattivi! Non siamo forse cresciuti? La realtà è dannatamente variegata. È -fortunatamente- complessa.
6) Il realismo tout court non esiste storicamente. Ancora una volta è necessario discernere con attenzione. L'unica forma di realismo in grado di adattarsi agevolmente al relativismo moderato è quello critico (...).
7) Abbandono dell'epistemologia. Se l'epistemologia è riflessione sulla conoscenza stabile -secondo l'etimologia- solo la dissoluzione della scienza, e più in generale della cultura, condurrebbe alla sua scomparsa. Non ritengo che ci si stia avviando in questa direzione.
8) Se il relativismo moderato conduce alla tolleranza come può presupporre una filosofia reazionaria? Nessuno dei classici del pensiero reazionario radicale si è fatto portavoce di un relativismo moderato. Qualsivoglia forma di fanatismo politico-religioso ha condotto teoricamente e praticamente al totalitarismo. Fra l'altro, è caratteristico degli irrazionalismi di sinistra, di destra e anarchici, condurre guerre sante contro la ragionevolezza e il buon senso. È necessario che, una volta per tutte, si ponga termine alla demonizzazione della scienza, della scienza, della tecnologia, dell'industria. Che cosa si desidera? Ritornare alla civiltà bucolica? All'eden utopizzato da Marcuse? È qui che si gioca la vera e autentica partita. O si opta per un graduale miglioramento della società attuale, potenziandone i caratteri democratici, sforzandoci di concretizzare la democrazia che, sotto molti punti di vista, è ancora formale; oppure le utopie giacobine, che caldeggiano una nuova Comune di Parigi, condurranno a velleitarismi neo-sessantottini (...).

Giuseppe Gagliano (Como)

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Gentile Redazione,
ringrazio Giuseppe Gagliano per aver voluto approfondire il dibattito. Se dovessi - molto in breve - evidenziare i punti del nostro dissenso che a me sembrano più importanti., direi che:
a) io penso davvero che sia ora di liquidare l'epistemologia, non in quanto generica «riflessione sulla conoscenza», ma come «branca della teoria generale della conoscenza che si occupa di problemi quali i fondamenti, la natura, i limiti e le condizioni di validità del sapere scientifico». Per me, già chi parla di «fondamenti», in quel senso, pesca nel torpido. Ribadisco che, nella pratica del pensiero libertario, l'epistemologia va rimossa.
b) Non ho alcuna intenzione di evitare le «grossolane semplificazioni» e, soprattutto, non ho gli argomenti per farlo. Dunque ritengo che qualsiasi forma di scetticismo - incluso quindi il «relativismo moderato e non assoluto» - sia una soluzione dogmatica e che qualsiasi forma di realismo incluso quindi il «realismo moderato» - non stia letteralmente in piedi. A latere, mi si soddisfi una curiosità. Gagliano cita, come «massimo interprete del relativismo contemporaneo», il filosofo Giuseppe Rensi bollandolo come «fascista». A me consta, a dire il vero, che Rensi fu socialista, tanto socialista da dover scappare in Canton Ticino nel 1898. È assodato che in Svizzera si nascose in casa addirittura Benito Mussolini nel momento in cui questi era ricercato in seguito ad un provvedimento di espulsione del Governo, ma è anche assodato che, in quel momento, Mussolini era marxista della più bell'acqua. Non basta. Nel 1926, Rensi fu sospeso per antifascismo dalla sua cattedra di filosofia presso l'università di Genova. Fece ricorso e fu riammesso, si dirà. Si, ma nel 1930 fu arrestato per «cospirazione antinazionale», processato, assolto e, tuttavia, mandato al confino a Levanto. È vero anche che torna all'insegnamento l'anno dopo, ma, ahilui, nel 1934, dopo aver subito varie censure per il suo insegnamento, viene messo a riposo definitivamente. Fascista ? Mah. Appena posso, tuttavia, vado in biblioteca a cercare i suoi libri. Cordialmente, ringraziando per l'ospitalità.

Felice Accame (Milano)

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Cara redazione,
la risposta di Gagliano apre numerose questioni, ma, purtroppo, tralascia quelle relative ai contributi della Scuola Operativa Italiana, che rimangono per me cruciali. Thomas Kuhn lo citavo appunto come esempio di applicazione carente della nozione di paradigma proposta da Ceccato (ed il mio giudizio può essere confermato dal recente convegno dedicato ai «Linguaggi delle scienze» dall'università di Bologna, chiuso da una relazione dello stesso Kuhn, che in una intervista, a Il Sole 24 Ore del 3 dicembre scorso, ribadisce che: «quando i paradigmi cambiano, inevitabilmente cambiano le precondizioni e il tipo di conoscenza», tautologicamente, mancandogli una teoria dell'attività mentale). Esaminando gli argomenti di Gagliano, in breve, ne rilevo un'incoerenza tipicamente epistemologica: per classificare il pensiero altrui, infatti, distingue tra «posizioni dogmatiche» e «chiara consapevolezza di non poter accedere ad una verità assoluta»; per auto-classificarsi, invece, scevera il relativismo in «radicale» o «moderato» a ulteriore conferma della subdola nocività del relativismo.

Francesco Ranci (Milano)