Rivista Anarchica Online
Assassinato a Pasqua
di Gianni Sartori
Ucciso a colpi d'arma da fuoco il giorno di Pasqua, come un agnellino, e altrettanto
innocente. Così si era
conclusa un anno fa la breve estate di Iqbal Masih, bambino pakistano di dodici anni, cristiano, mentre con due
amici (rimasti feriti nell'agguato) rientrava in bicicletta nella sua città, Muridke. Tornavano da Lahore,
a una
trentina di chilometri. Per una volta l'indignazione era stata corale; la notizia doveva avere scosso anche i
più
ostinati fautori del Mercato sempre e comunque. Forse perché la storia di Iqbal era diventata il simbolo
della
condizione minorile nel terzo mondo; evocava la vita di milioni di piccoli schiavi sfruttati in tutti quelli che
Zanotelli chiama «sotterranei della storia». In Pakistan questo avviene soprattutto nei laboratori per la produzione
di tappeti che utilizzano i giovanissimi perché con le loro esili dita sono in grado di fare nodi più
piccoli e quindi
più stretti. Iqbal aveva conosciuto di persona questa «moderna» schiavitù già
all'età di quattro (quattro!) anni. Guadagnava una rupia al giorno (55 lire) e quando venne liberato,
lasciava al suo padrone un debito di 13mila
rupie. A dieci anni aveva incontrato Ehasanullah Khan, esponente di una organizzazione non governativa, Fronte
di liberazione dal lavoro minorile, che da anni si batte contro il lavoro forzato minorile (spesso le due cose
coincidono) e da allora era diventato un vero attivista. I suoi compagni lo ricordano con queste parole: «Non
potete immaginare quanto grande fosse il suo coraggio. Grazie al suo impegno sono stati liberati migliaia di
bambini schiavizzati nei laboratori della «mafia dei tappeti», la stessa che lo ha assassinato». Secondo dati forniti
dalla Commissione per i diritti umani, un'organizzazione internazionale governativa, circa 6 (sei) milioni di
bambini di età inferiore ai 14 anni lavorano in Pakistan, soprattutto nella produzione di tappeti, nel lavoro
agricolo, nella produzione di laterizi o come inservienti. Nel novembre 1994 Iqpal era stato invitato in Svizzera
ad una conferenza internazionale sul lavoro minorile e aveva descritto in quali terribili condizioni avvenisse lo
sfruttamento della manodopera minorile. A volte sono gli stessi genitori che vendono i figli per poche rupie;
oppure i bambini vengono «assunti» a forza per ripagare i debiti contratti dalle famiglie con i ricchi industriali
delle fabbriche di tappeti. In seguito venne invitato anche negli Stati Uniti, a Boston, dove ricevette un premio
in denaro per la sua attività
a favore dei bambini sfruttati. Aveva dichiarato in quella circostanza: «Ora ho rovesciato la situazione, ora
è il
mio padrone che ha paura di me». Ricevendo il premio aveva detto che lo avrebbe impiegato per pagarsi la scuola.
Voleva diventare avvocato e collaborare con il movimento di Ehasanullah Khan che negli ultimi anni è
riuscito
a far chiudere alcune decine di fabbriche di tappeti nella zona di Lahore, provincia del Punjab. Uccidendolo i
proprietari di queste fabbriche hanno voluto vendicarsi e mettere a tacere tutti quei milioni di bambini sfruttati
che in Iqpal avevano trovato una voce. La lotta del Fronte di liberazione dal lavoro minorile è
continuata e anche quest'anno altre fabbriche di tappeti
che impiegavano manodopera infantile sono state fatte chiudere, ma sicuramente la morte dell'«eroe bambino»
Iqpal Masih lascia come poche il senso di una ingiustizia irreparabile.
|