Rivista Anarchica Online
Il mio signornò
Io, sottoscritto Carlo Elio Voltolini, nato il 28/12/72 a Milano, iscritto nella lista di leva del
comune di Milano,
residente in Milano, arruolato con la classe 1973 in data 04/12/91, dichiaro di rifiutare l'obbligo al servizio
militare di leva e all'alternativa obbligata del servizio civile per motivi di coscienza, etici e filosofici, e di
scegliere l'obiezione totale assumendo le responsabilità che questo comporta. Non credo all'uso delle
armi da guerra nella risoluzione dei conflitti. Non credo all'esercito come istituzione
militare, storica e sociale. Non credo ai valori di obbedienza e sacrificio per la patria, alla gerarchizzazione dei
rapporti sociali di cui l'esercito è espressione reale e simbolo secolare. Il permanere di questa forma di
rapporti
è segno della non volontà epocale da parte dei governi, di istituzioni sociali, di rappresentanti
politici e di tutti
colore che, abitanti del mondo attuale, ne sono sostenitori diretti e indiretti, di comprendere, affrontare, risolvere
i conflitti immensi e le contraddizioni che cancellano possibilità di futuro dei nostri figli e al nostro
pianeta.
Conflitti di carattere etnico, ovvero sociale, ovvero politico, ovvero economico e in definitiva culturale nel senso
della lotta tra i valori della vita e della morte, che crescono nonostante i facili propositi di grandi pacificatori
religiosi o laici, papi o presidenti, moralisti o assassini, che si ergono a giustizieri mondializzatori. Non mi
riconosco nella concezione degli stati nazionali e nei tentativi di creare stati sovranazionali che si reggano
sui medesimi principi di potenza, di dominio, di alienazione delle diversità dell'altro e dalle
diversità dell'altro,
e sull'affermazione di diritti mai riconosciuti fino in fondo e non di doveri liberamente scelti. Nemmeno reputo
scontata l'idea stessa di stato, nel nome della quale ancora si compiono ingiustizie e nefandezze di uomini su altri
uomini, furti e ricatti che ne sono organicamente costitutivi. Al di la della provenienza di questo concetto che
mistifica la fondazione originaria degli stati dalla guerra, dalla paura, dalla fame, dalle lotte di classe, mi chiedo
che cosa sia uno stato, di fatto, se non la condivisione da parte di esseri umani in un unico spazio di un progetto
culturale. Non sento di condividere il progetto culturale che oggi viviamo. È un progetto che credo
se non fosse dato pochi
sceglierebbero intenzionalmente in un'epoca di enormi trasformazioni e incertezze come la nostra. Non mi
interessa il merito delle pratiche che il servizio civile di leva propone. Il desiderio di essere volontari non
ha bisogno di altro per organizzarsi che la propria volontà. La volontà, come la coerenza, o
è tutti i giorni o non
è mai. Non voglio accettare che il servizio civile venga vissuto come alibi, e per ciò come un
compromesso,
perché l'istituzione militare continui a esistere. Mi interessa riflettere sul fatto che chi sente l'esigenza di
essere
volontario chieda alle istituzioni che organizzino questa esigenza. La quantità di denaro diretto alle spese
militari
potrebbe diventare quantomeno ricchezza ridistribuita tra coloro che svolgendo attività nell'ambito
dell'attuale
servizio civile si salverebbero almeno in parte dal destino di disoccupati. L'ammontare delle spese militari nel
mondo è già una vergogna e un'offesa all'umanità dell'uomo, se esiste (solamente per la
guerra del Golfo e a
causa di essa sono stati spesi 819.900 miliardi di lire pari a metà del totale del debito dei paesi del terzo
mondo).
Credo all'autoaffermazione dei popoli e degli individui nell'unico spazio planetario che abitiamo, credo alle
possibilità culturali che da esso ci sono date, d'incontro, confronto e scontro nelle diversità, credo
alla capacità
dell'uomo di autodisciplinarsi in vista degli obiettivi e dei desideri che si propone. Credo nelle scelte radicali.
Essere radicali significa andare alla radice delle cose. Ma alla radice dell'uomo c'è l'uomo stesso.
Carlo Elio Voltolini (Milano)
|