Rivista Anarchica Online
Gli omini verdi sul vaporetto
di Patrizio Biagi
Alla fine è accaduto. L'evento descritto e paventato da tanti scrittori di
fantascienza, a partire da Herbert George
Wells, si è verificato. Gli omini verdi esistono e sono sbarcati sulla Terra. Nei miei più
tremendi incubi ad occhi aperti e ad occhi chiusi, qualche volta anche con un occhio aperto ed uno
chiuso, ho temuto con ansia sempre più crescente questo momento, che nella fantasia immaginavo
cominciasse
con l'arrivo di immense e luccicanti astronavi, da cui i piccoli dischi degli omini verdi, armati di potenti laser,
scendessero sulla città di New York per occupare il palazzo della televisione di stato mondiale, quello
della
prefettura mondiale, la sede del trib unale mondiale, ecc., ecc., dopo aver conteso aspramente questi luoghi agli
umani che si trovavano all'interno di queste strutture. Dopo di ciò sarebbero passati inesorabilmente alla
rapida
conquista dell'intero pianeta. Lo sbarco c'è stato. Diciamo però che ci sono state anche un
paio di leggere differenze. La prima sono i mezzi
usati che, a voler essere buoni, potremmo definire caserecci. La seconda è il delirio di potenza che, a
differenza
di quelli dei libri, anima questi omini verdi e che è senz'altro inversamente proporzionale rispetto alle
potenzialità
dispiegate e a quelle non ancora impiegate. Gli omini verdi sono arrivati a bordo di un vaporetto, dirottato
dopo aver pagato il biglietto, come ha fatto
acutamente notare qualcuno. Iniziare una rivoluzione senza pagare il biglietto del vaporetto potrebbe sembrare
un gesto troppo rivoluzionario! Giunti in Piazza San Marco sono scesi dall'improvvisato mezzo da sbarco
(ogni D-Day che si rispetti deve avere
i suoi mezzi da sbarco), alla guida di un automezzo agghindato come un blindato e, armati di grappa fino ai denti,
hanno conteso aspramente ilcampanile ai piccioni che abitualmente vi dimorano. Dopo avere inalberato il
gonfalone di San Marco sul campanile e avervi pernottato, il mattino seguente sono stati
invitati a sloggiare dai membri dei corpi speciali, che hanno usato i tipici modi gentili e cortesi che
contraddistinguono gli appartenenti a queste formazioni. A quanto riferito in seguito dalla stampa, sembra
che i serenissimi fuori di melone, avessero in preparazione anche
piani per attaccare le basi NATO. Un comandamento fondamentale è quello di prendere sempre con le
molle
(magari con più paia di detto attrezzo) ciò che la stampa divulga, ma non riesco di fare a meno
di immaginarmi
l'espressione terrorizzata dei militari nordatlantici, nel momento in cui si sarebbero trovati circondati da
minacciosi blindati come quello che faceva mostra di sè in piazza San Marco, e il loro correre a cambiarsi
al più
presto la biancheria intima. Ripensando a tutta la vicenda mi viene quasi da sudare freddo. Per una
infinitesimale frazione di secondo abbiamo
corso il rischio di ritrovarci tra le..., fra i...., insomma in mezzo ai piedi una nuova repubblica. Come se non
fossero più che sufficienti la prima e la seconda, avremmo avuto anche la Repubblica Serenissima Veneta
con
tanto di Doge, di Maggior Consiglio, di Consiglio dei Dieci (chissà se ci sarebbe stato anche il tribunale
dell'Inquisizione?) e di tutto ilciarpame vario mediato dai tempi antichissimi in cui Venezia era la più
potente
repubblica marinara. Dopo la gloriosa azione di Venezia, portata avanti da eroi e patrioti, come sono stati
definiti e adottati dalla LIFE
(sembra il titolo di una rivista americana), c'è da domandarsi se per caso non siano in preparazione altre
armate
sul tipo di quella serenissima. Perché a qualcuno non potrebbe venire l'uzzolo di costituire le armate delle
Repubbliche di Genova, Amalfi e Pisa, del Ducato di Milano o dello Stato Pontificio? Perché potrebbe
sembrare
impossibile, per esempio, la costituzione di una armata del Granducato di Toscana pronta ad occupare San
Gimignano città nota per l'abbondanza dei suoi campanili? Non bisogna sottovalutare questi
avvenimenti, anche se in periodi oscuri come quelli che stiamo attraversando
si sente molto la mancanza di un novello Menenio Agrippa che ci dia indicazioni magari tenendo un apologo sulla
secessione del cervello.
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