Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 28 nr. 242
febbraio 1998


Rivista Anarchica Online

Tra bombardieri e pub California
di Giuseppe Gessa

Intervista a tre esponenti del "Comitato unitario contro Aviano 2000"

Arriviamo davanti alla base militare di Aviano in una tarda mattinata di sole dell'8 dicembre, giornata conclusiva di una tre giorni organizzata dal Comitato unitario contro Aviano 2000, per "gettare le basi", di un movimento che si opponga al progettato ampliamento della base Nato in provincia di Pordenone. L'ingresso della base, presidiato da un non troppo numeroso gruppo di forze dell'ordine, si presenta in una veste quasi anonima al centinaio di persone dall'altro lato della strada. Le montagne appena innevate alla nostra destra, meta delle prime gite della stagione invernale, danno un tocco quasi surreale alla visione che ci si presenta davanti, una recinzione che si perde all'orizzonte, che protegge enormi distese brulle, sullo sfondo, grigi capannoni senza particolari caratteristiche che ne determino l'uso. In realtà siamo di fronte a quella che è ormai considerata tra le più importanti basi Nato in Europa. Il tutto appare comunque, all'esterno, molto poco high-tech, anche se proprio da Aviano sono partiti gli aerei militari che hanno, per il momento, congelato il conflitto militare nella ex-Jugoslavia, naturalmente congelando anche le situazioni che hanno condotto alla recente escalation bellica. Siamo comunque rimasti di fronte alla base fino al primo pomeriggio, più che per mettere paura ai militari USA, che ogni tanto transitavano con l'aria perplessa davanti alla base, per "testimoniare" anche noi, nel senso diretto del termine, un'altra possibilità di sciogliere i nodi che le diversità tra le culture inevitabilmente producono, che non sia quella di tagliarli con l'accetta del militarismo. Al Comitato, che ringraziamo per la disponibilità e per l'accoglienza dimostrataci, vogliamo dedicare queste riflessioni di Jean Amery, deportato ad Auschwitz, come ebreo e resistente, che ci sembra rappresentino bene le possibilità di tutti coloro che, anche nei confronti di impegni che possono apparire sovrumani, non smettono di cercare soluzioni di libertà e solidarietà. "Solo chi agisce moralmente ha diritto all'esserci e all'agire storico. Principii, dunque? L'assoluto? Principii, certo. Un che di assoluto che non deve per forza star dietro di loro. Ma chi pone il principio? Il moralista. E costui sta al di fuori della storia? No, ma la sopravanza. E tutta la sua concentrazione è rivolta a che la morale non venga sopravanzata dalla storia. Dunque un nuovo comfort intellettuale nel cosy-corner degli imperativi categorici? Un estremo discomfort, piuttosto, perché si tratta di vivere ogni ora dentro tutta la storicità i più fermi principii morali, e di trasferirli nella prassi, ossia come parte e mezzo delle sequenze cronologiche degli avvenimenti. La morale è l'arte inauditamente ardua del possibile. E non traccia appunto la storia i confini di questo possibile? Noi li tracciamo, tu ed io, lui e quell'altro, perché noi siamo la storia, ognuno come parte di un mondo che è tutto quel che accade". (cit. da E. Spedicato, dall'introduzione a "Parole al vento" di Jean Amery).
Abbiamo parlato dei problemi posti dalla base militare di Aviano e delle iniziative messe in opera con tre persone del Comitato unitario contro Aviano 2000, Beppe, Vanna e Lino.

Tu hai partecipato fin dall'inizio a questa tre giorni sia nella parte del convegno sia ai gruppi di discusione ...
Beppe. Il nostro seminario aveva come argomento "una società sull'attenti", ovvero quando ambiente, società e cultura soggiacciono alle logiche militari. A partire da questo titolo il professor Mosconi, docente di sociologia giuridica all'università di Padova, ha indagato sul perché una maggioranza non violenta si sottopone senza protestare a una minoranza violenta ed armata come è rappresentata dalla struttura militare. A partire da questo punto sono state approfondite tutta una serie di cause, anche di ordine psicologico. Sono stati inoltre portati degli esempi di come la presenza militare induca effetti negativi di tipo pratico, come l'economia drogata, l'incremento degli affitti, l'assoggettamento di vaste aree alle servitù militari, l'impossibilità di uno sviluppo di tipo diverso.

La presenza della base ha anche un impatto sull'immaginario?
Beppe. Oltre al controllo del territorio assistiamo a qualcosa di più subdolo, di come questa presenza tenti di influenzare la cultura della gente, agendo sull'immaginario popolare attraverso il bombardamento psicologico di un certo tipo di messaggi. A poche centinaia di metri da qui (l'ingresso della base) c'è la presenza di quelli che un nostro compagno ha definito "milituristi", cioè un gruppo di persone che, con molta più costanza di noi testimoniano la loro ammirazione verso l'efficienza rappresentata da questa struttura; c'è quindi questo mito dell'efficienza americana accompagnata anche dall'opulenza di un tenore di vita che tutto il mondo invidia. Vediamo quindi queste persone con le bandiere USA che applaudono ogni volta che si alza un F16. È importante quindi collegare le lotte alle basi militari con quelle legate all'ambiente e alla difesa della salute, dobbiamo però anche noi proporre alternative sul piano culturale, per contrastare questo tipo di aggressione più subdola ma non meno pericolosa.

150 voli giornalieri

Il tenore di vita nella zona, con la presenza della base militare è più alto della media?
Beppe. I 600 dipendenti della base, su una popolazione di 8OOO abitanti godono di indubbi vantaggi ed esistono alcune categorie di operatori economici che indubbiamente godono della presenza del personale che ruota attorno alla base, che nella provincia può essere stimato intorno alle undicimila persone. Però non dobbiamo dimenticare che comunque il Friuli è una delle regioni italiane con i livelli di reddito più alti, indipendentemente dalla presenza delle basi militari, per cui nell'ipotesi di una chiusura della base in tempi rapidi, ci sarebbe sia la possibilità di riconvertire la struttura, ma anche di trovare posti di lavoro, per i soggetti che vi operano, una parte dei quali avrebbero comunque il posto garantito all'interno della pubblica amministrazione.

Quale è la posizione delle autorità municipali rispetto alla presenza della base?
Beppe. La presenza di un grande numero di stranieri che usufruiscono dei servizi pubblici senza essere conteggiati nel calcolo dei residenti, parametro usato dalle autorità centrali per i trasferimenti agli enti locali, ha provocato nel passato qualche malumore da parte degli amministratori.
Le amministrazioni locali si sono mosse sul progetto Aviano 2000 esclusivamente in un'ottica di monetizzazione, hanno strumentalmente cercato di bloccare alcuni progetti ma è bastata, nel giugno scorso, una visita lampo del ministro della difesa Andreatta, che ha promesso una ventina di miliardi ai comuni della zona per tacitare qualsiasi tipo di opposizione al progetto. Noi abbiamo contestato questa posizione sostenendo che i sindaci, in quanto responsabili della salute della cittadinanza, prima di occuparsi dei loro bilanci, dovrebbero occuparsi dei bilanci di salute di ciascun residente. Nonostante precise denuncie di cittadini circa, ad esempio, l'inquinamento acustico provocato dalla partenza degli aerei militari, le amministrazioni locali non hanno preso alcun provvedimento rispetto alle centinaia di voli che si ripetono ogni giorno dalla base. Ci sono circa 150 voli giornalieri, per non parlare del periodo dell'intervento militare in Bosnia, quando gli atterraggi e le partenze erano continui.

Spiegateci come è nato il comitato e da chi è costituito ...
Vanna. Il comitato contro Aviano 2000 è formato da persone che fanno riferimento a diverse realtà politiche e culturali, dagli anarchici, ai cattolici di base come i "Beati i costruttori di pace", ai "cani sciolti" nei quali anch'io mi riconosco, fino ai membri delle associazioni per la pace ed a qualche presenza di esponenti dei verdi o di Rifondazione comunista. Ci siamo costituiti in comitato per contrastare il preannunziato raddoppio della superficie della base militare, attualmente la più grande base militare Usa in Europa, che impiega circa 4000 militari, anche con la presenza di testate nucleari. Abbiamo voluto raccogliere, costituendo il comitato per opporci a questa realtà mostruosa, delle eredità di movimenti che si erano divisi negli anni scorsi.

Assenza di informazioni

C'è il problema importante della raccolta di informazioni ...
Lino. Gli accordi che regolano la presenza della base sono coperti da segreto, per cui le informazioni che ci servono per operare dobbiamo raccoglierle, con un lavoro di filtro, dagli organi di stampa. Molte informazioni le abbiamo raccolte anche sulla base delle testimonianze dirette della gente che vive intorno alla base, legate da esempio al disagio provocato dall'impatto sulla vita quotidiana delle centinaia di voli che si susseguono durante il giorno. Abbiamo voluto organizzare il convegno anche per contrastare una certa tendenza degli organi di informazione a trattare un ampliamento di queste dimensioni della base di Aviano, come un fatto esclusivamente locale. La presenza al convegno di persone da tutta Italia ci ha quindi segnalato l'importanza di riproporre le iniziative di lotta a livello più ampio di quello locale.

Il convegno ha gettato le basi di un coordinamento nazionale .
Vanna. Dovrebbe nascere una rete di coordinamento tra i comitati che operano in tutta Italia contro le basi militari, estendendo il modello di organizzazione che ci siamo dati come Comitato contro Aviano 2000, - autonomo da partiti ed istituzioni pur in presenza di persone con un percorso politico diverso, - anche a livello nazionale. La scelta del documento finale del convegno è stata in questo senso molto precisa, noi diciamo no alle basi militari tout-court, italiane, tedesche, americane che siano. Abbiamo anche ribadito un principio etico più generale, cioè noi non giustifichiamo nessun tipo di intervento militare più grande per fermare un conflitto militare più piccolo, come è accaduto in Bosnia; credo che per la pacificazione dei conflitti ci siano altri modi di intervento, senza entrare in una logica di escalation bellica.
Lino. Il comitato, fin dall'inizio, ha voluto impegnarsi contro la nuova militarizzazione del territorio friulano, tenendo presente che si tratta di un episodio interno a disegni di portata strategica non solo nazionale ma internazionale. Sono previsti ampliamenti delle basi militari di Sigonella, in Sicilia, della base di Camp Derby a Pisa, c'è lo spostamento a Napoli del comando della Nato Sud. Tutto questo si inserisce poi in un progetto di militarizzazione che prevede l'allargamento ad est del patto atlantico. Detto questo noi abbiamo comunque legato l'intervento antimilitarista con un impegno a tutela della salute e dell'ambiente, questo ci ha permesso di interloquire con le popolazioni civili, che sono più sensibili a problemi di questa natura.

Parlateci dell'impatto della base sull'economia della zona...
Lino. Circa i benefici economici che la presenza della base porta tra la popolazione, dobbiamo dire che essi riguardano solo una parte di essa, anzi forse la maggioranza delle persone sono quelle che ne pagano le conseguenze. Basti pensare al problema degli aumenti degli affitti; qui un appartamento ha gli affitti di Milano, per cui i giovani sono spesso costretti a spostarsi per trovare una soluzione abitativa autonoma dalla famiglia.
Vanna. Oltre all'inquinamento acustico ed atmosferico possiamo parlare anche di inquinamento culturale, qui tutto è bilingue, abbiamo i pub California, i drive-in ..., insomma una colonizzazione vera e propria.
Lino. Ricordiamoci anche che i militari della base godono dei benefici dell'extraterritorialità, rivelatisi utili - ad esempio - nel 1989, quando, in un paese vicino ad Aviano, ci fu una fuoriuscita di carburante per aerei, la cui composizione è tra l'altro segreta, carburante che filtrando, raggiunse le falde acquifere. Fino ad ora non c'è stata alcuna operazione di bonifica e la stessa magistratura, che aprì un'inchiesta su segnalazione delle autorità sanitarie, si è trovata costretta a chiudere il caso proprio in virtù dell'extraterritorialità di cui godono i militari della base.

Paolo, che si definisce "un comunista libertario di orientamento ecosociale" interviene dicendo che "la lotta al militarismo è una lotta che il comitato non disgiunge dalla lotta radicale al capitalismo globalizzato di cui esso è estrema, inevitabile, logica conseguenza".

Facendo una sintesi delle giornate del convegno vi ritenete soddisfatti?
Lino. Nonostante la quasi assoluta assenza di informazioni sulla stampa nazionale e locale siamo contenti sia per la presenza al convegno - circa 300 persone - sia per la qualità delle relazioni nella prima giornata di incontro, al quale ha fatto seguito una seconda giornata di seminari, che si sono conclusi appunto con la decisione di dare vita alla rete nazionale dei comitati contro le basi.