Rivista Anarchica Online
Tra bombardieri e pub California
di Giuseppe Gessa
Intervista a tre esponenti del "Comitato unitario contro Aviano 2000"
Arriviamo davanti alla base militare di Aviano in una tarda mattinata di sole dell'8
dicembre, giornata conclusiva
di una tre giorni organizzata dal Comitato unitario contro Aviano 2000, per "gettare le basi", di un movimento
che si opponga al progettato ampliamento della base Nato in provincia di Pordenone. L'ingresso della base,
presidiato da un non troppo numeroso gruppo di forze dell'ordine, si presenta in una veste quasi anonima al
centinaio di persone dall'altro lato della strada. Le montagne appena innevate alla nostra destra, meta delle prime
gite della stagione invernale, danno un tocco quasi surreale alla visione che ci si presenta davanti, una recinzione
che si perde all'orizzonte, che protegge enormi distese brulle, sullo sfondo, grigi capannoni senza particolari
caratteristiche che ne determino l'uso. In realtà siamo di fronte a quella che è ormai considerata
tra le più
importanti basi Nato in Europa. Il tutto appare comunque, all'esterno, molto poco high-tech, anche se proprio
da Aviano sono partiti gli aerei militari che hanno, per il momento, congelato il conflitto militare nella
ex-Jugoslavia, naturalmente congelando anche le situazioni che hanno condotto alla recente escalation bellica.
Siamo comunque rimasti di fronte alla base fino al primo pomeriggio, più che per mettere paura ai militari
USA,
che ogni tanto transitavano con l'aria perplessa davanti alla base, per "testimoniare" anche noi, nel senso diretto
del termine, un'altra possibilità di sciogliere i nodi che le diversità tra le culture inevitabilmente
producono, che
non sia quella di tagliarli con l'accetta del militarismo. Al Comitato, che ringraziamo per la disponibilità
e per
l'accoglienza dimostrataci, vogliamo dedicare queste riflessioni di Jean Amery, deportato ad Auschwitz, come
ebreo e resistente, che ci sembra rappresentino bene le possibilità di tutti coloro che, anche nei confronti
di
impegni che possono apparire sovrumani, non smettono di cercare soluzioni di libertà e
solidarietà. "Solo chi
agisce moralmente ha diritto all'esserci e all'agire storico. Principii, dunque? L'assoluto? Principii, certo. Un
che di assoluto che non deve per forza star dietro di loro. Ma chi pone il principio? Il moralista. E costui sta al
di fuori della storia? No, ma la sopravanza. E tutta la sua concentrazione è rivolta a che la morale non
venga
sopravanzata dalla storia. Dunque un nuovo comfort intellettuale nel cosy-corner degli imperativi categorici?
Un estremo discomfort, piuttosto, perché si tratta di vivere ogni ora dentro tutta la storicità i
più fermi principii
morali, e di trasferirli nella prassi, ossia come parte e mezzo delle sequenze cronologiche degli avvenimenti. La
morale è l'arte inauditamente ardua del possibile. E non traccia appunto la storia i confini di questo
possibile?
Noi li tracciamo, tu ed io, lui e quell'altro, perché noi siamo la storia, ognuno come parte di un mondo che
è tutto
quel che accade". (cit. da E. Spedicato, dall'introduzione a "Parole al vento" di Jean Amery). Abbiamo
parlato dei problemi posti dalla base militare di Aviano e delle iniziative messe in opera con tre persone
del Comitato unitario contro Aviano 2000, Beppe, Vanna e Lino.
Tu hai partecipato fin dall'inizio a questa tre giorni sia nella parte del convegno sia ai gruppi di
discusione
... Beppe. Il nostro seminario aveva come argomento
"una società sull'attenti", ovvero quando ambiente, società
e cultura soggiacciono alle logiche militari. A partire da questo titolo il professor Mosconi, docente di sociologia
giuridica all'università di Padova, ha indagato sul perché una maggioranza non violenta si
sottopone senza
protestare a una minoranza violenta ed armata come è rappresentata dalla struttura militare. A partire da
questo
punto sono state approfondite tutta una serie di cause, anche di ordine psicologico. Sono stati inoltre portati degli
esempi di come la presenza militare induca effetti negativi di tipo pratico, come l'economia drogata, l'incremento
degli affitti, l'assoggettamento di vaste aree alle servitù militari, l'impossibilità di uno sviluppo
di tipo diverso.
La presenza della base ha anche un impatto
sull'immaginario? Beppe. Oltre al controllo del territorio
assistiamo a qualcosa di più subdolo, di come questa presenza tenti di
influenzare la cultura della gente, agendo sull'immaginario popolare attraverso il bombardamento psicologico
di un certo tipo di messaggi. A poche centinaia di metri da qui (l'ingresso della base) c'è la presenza di
quelli che
un nostro compagno ha definito "milituristi", cioè un gruppo di persone che, con molta più
costanza di noi
testimoniano la loro ammirazione verso l'efficienza rappresentata da questa struttura; c'è quindi questo
mito
dell'efficienza americana accompagnata anche dall'opulenza di un tenore di vita che tutto il mondo invidia.
Vediamo quindi queste persone con le bandiere USA che applaudono ogni volta che si alza un F16. È
importante
quindi collegare le lotte alle basi militari con quelle legate all'ambiente e alla difesa della salute, dobbiamo
però
anche noi proporre alternative sul piano culturale, per contrastare questo tipo di aggressione più subdola
ma non
meno pericolosa.
150 voli giornalieri
Il tenore di vita nella zona, con la presenza della base militare è più alto della
media? Beppe. I 600 dipendenti della
base, su una popolazione di 8OOO abitanti godono di indubbi vantaggi ed esistono
alcune categorie di operatori economici che indubbiamente godono della presenza del personale che ruota attorno
alla base, che nella provincia può essere stimato intorno alle undicimila persone. Però non
dobbiamo dimenticare
che comunque il Friuli è una delle regioni italiane con i livelli di reddito più alti,
indipendentemente dalla
presenza delle basi militari, per cui nell'ipotesi di una chiusura della base in tempi rapidi, ci sarebbe sia la
possibilità di riconvertire la struttura, ma anche di trovare posti di lavoro, per i soggetti che vi operano,
una parte
dei quali avrebbero comunque il posto garantito all'interno della pubblica amministrazione.
Quale è la posizione delle autorità municipali rispetto alla presenza della
base? Beppe. La presenza di un grande
numero di stranieri che usufruiscono dei servizi pubblici senza essere conteggiati
nel calcolo dei residenti, parametro usato dalle autorità centrali per i trasferimenti agli enti locali, ha
provocato
nel passato qualche malumore da parte degli amministratori. Le amministrazioni locali si sono mosse sul
progetto Aviano 2000 esclusivamente in un'ottica di monetizzazione,
hanno strumentalmente cercato di bloccare alcuni progetti ma è bastata, nel giugno scorso, una visita
lampo del
ministro della difesa Andreatta, che ha promesso una ventina di miliardi ai comuni della zona per tacitare qualsiasi
tipo di opposizione al progetto. Noi abbiamo contestato questa posizione sostenendo che i sindaci, in quanto
responsabili della salute della cittadinanza, prima di occuparsi dei loro bilanci, dovrebbero occuparsi dei bilanci
di salute di ciascun residente. Nonostante precise denuncie di cittadini circa, ad esempio, l'inquinamento acustico
provocato dalla partenza degli aerei militari, le amministrazioni locali non hanno preso alcun provvedimento
rispetto alle centinaia di voli che si ripetono ogni giorno dalla base. Ci sono circa 150 voli giornalieri, per non
parlare del periodo dell'intervento militare in Bosnia, quando gli atterraggi e le partenze erano continui.
Spiegateci come è nato il comitato e da chi è costituito
... Vanna. Il comitato contro Aviano 2000 è
formato da persone che fanno riferimento a diverse realtà politiche e
culturali, dagli anarchici, ai cattolici di base come i "Beati i costruttori di pace", ai "cani sciolti" nei quali anch'io
mi riconosco, fino ai membri delle associazioni per la pace ed a qualche presenza di esponenti dei verdi o di
Rifondazione comunista. Ci siamo costituiti in comitato per contrastare il preannunziato raddoppio della
superficie della base militare, attualmente la più grande base militare Usa in Europa, che impiega circa
4000
militari, anche con la presenza di testate nucleari. Abbiamo voluto raccogliere, costituendo il comitato per opporci
a questa realtà mostruosa, delle eredità di movimenti che si erano divisi negli anni scorsi.
Assenza di informazioni
C'è il problema importante della raccolta di informazioni
... Lino. Gli accordi che regolano la presenza della base
sono coperti da segreto, per cui le informazioni che ci
servono per operare dobbiamo raccoglierle, con un lavoro di filtro, dagli organi di stampa. Molte informazioni
le abbiamo raccolte anche sulla base delle testimonianze dirette della gente che vive intorno alla base, legate da
esempio al disagio provocato dall'impatto sulla vita quotidiana delle centinaia di voli che si susseguono durante
il giorno. Abbiamo voluto organizzare il convegno anche per contrastare una certa tendenza degli organi di
informazione a trattare un ampliamento di queste dimensioni della base di Aviano, come un fatto esclusivamente
locale. La presenza al convegno di persone da tutta Italia ci ha quindi segnalato l'importanza di riproporre le
iniziative di lotta a livello più ampio di quello locale.
Il convegno ha gettato le basi di un coordinamento nazionale
. Vanna. Dovrebbe nascere una rete di coordinamento
tra i comitati che operano in tutta Italia contro le basi
militari, estendendo il modello di organizzazione che ci siamo dati come Comitato contro Aviano 2000, -
autonomo da partiti ed istituzioni pur in presenza di persone con un percorso politico diverso, - anche a livello
nazionale. La scelta del documento finale del convegno è stata in questo senso molto precisa, noi diciamo
no alle
basi militari tout-court, italiane, tedesche, americane che siano. Abbiamo anche ribadito un principio etico
più
generale, cioè noi non giustifichiamo nessun tipo di intervento militare più grande per fermare
un conflitto
militare più piccolo, come è accaduto in Bosnia; credo che per la pacificazione dei conflitti ci
siano altri modi di
intervento, senza entrare in una logica di escalation
bellica. Lino. Il comitato, fin dall'inizio, ha voluto
impegnarsi contro la nuova militarizzazione del territorio friulano,
tenendo presente che si tratta di un episodio interno a disegni di portata strategica non solo nazionale ma
internazionale. Sono previsti ampliamenti delle basi militari di Sigonella, in Sicilia, della base di Camp Derby
a Pisa, c'è lo spostamento a Napoli del comando della Nato Sud. Tutto questo si inserisce poi in un
progetto di
militarizzazione che prevede l'allargamento ad est del patto atlantico. Detto questo noi abbiamo comunque legato
l'intervento antimilitarista con un impegno a tutela della salute e dell'ambiente, questo ci ha permesso di
interloquire con le popolazioni civili, che sono più sensibili a problemi di questa natura.
Parlateci dell'impatto della base sull'economia della
zona... Lino. Circa i benefici economici che la presenza
della base porta tra la popolazione, dobbiamo dire che essi
riguardano solo una parte di essa, anzi forse la maggioranza delle persone sono quelle che ne pagano le
conseguenze. Basti pensare al problema degli aumenti degli affitti; qui un appartamento ha gli affitti di Milano,
per cui i giovani sono spesso costretti a spostarsi per trovare una soluzione abitativa autonoma dalla
famiglia. Vanna. Oltre all'inquinamento acustico ed atmosferico
possiamo parlare anche di inquinamento culturale, qui
tutto è bilingue, abbiamo i pub California, i drive-in ..., insomma una colonizzazione vera e
propria. Lino. Ricordiamoci anche che i militari della base godono
dei benefici dell'extraterritorialità, rivelatisi utili - ad
esempio - nel 1989, quando, in un paese vicino ad Aviano, ci fu una fuoriuscita di carburante per aerei, la cui
composizione è tra l'altro segreta, carburante che filtrando, raggiunse le falde acquifere. Fino ad ora non
c'è stata
alcuna operazione di bonifica e la stessa magistratura, che aprì un'inchiesta su segnalazione delle
autorità
sanitarie, si è trovata costretta a chiudere il caso proprio in virtù dell'extraterritorialità
di cui godono i militari
della base.
Paolo, che si definisce "un comunista libertario di orientamento ecosociale" interviene dicendo che "la
lotta al
militarismo è una lotta che il comitato non disgiunge dalla lotta radicale al capitalismo globalizzato di
cui esso
è estrema, inevitabile, logica conseguenza".
Facendo una sintesi delle giornate del convegno vi ritenete
soddisfatti? Lino. Nonostante la quasi assoluta assenza
di informazioni sulla stampa nazionale e locale siamo contenti sia per
la presenza al convegno - circa 300 persone - sia per la qualità delle relazioni nella prima giornata di
incontro,
al quale ha fatto seguito una seconda giornata di seminari, che si sono conclusi appunto con la decisione di dare
vita alla rete nazionale dei comitati contro le basi.
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