Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 3
aprile 1971


Rivista Anarchica Online

L'azione anarco-sindacalista dei compagni di Genova-Sestri
Gruppo operai anarchici di Genova-Sestri

L'attuale situazione politica generale è caratterizzata da un lato, dal completo smascheramento del PCI come organismo rivoluzionario della classe e della sua sempre decrescente credibilità presso la base, determinata in parte dalle parole d'ordine e dalle scelte politiche (decretone, ripresa produttiva, ecc.) del partito stesso, in parte dalla disinvoltura con cui oggi anche gli scribacchini della borghesia (Pietro Ottone in TV) lo etichettano pubblicamente come socialdemocratico; d'altro lato dallo sviluppo dell'autonomia operaia, cresciuta in lotte autogestite, condotte su obiettivi qualificanti, strumentali non al sistema produttivo ed alla sua organizzazione gerarchica, ma all'unità operaia, contraddistinta da un clima di indisciplina nei confronti delle centrali sindacali e dalla crescente sfiducia nel propagandato toccasana dell'unificazione dei tre apparati burocratici.
Tale situazione apre oggettivamente molte porte e pone le condizioni favorevoli ad una possibilità di propaganda e di prassi libertaria, possibilità che nel recente passato è stata sottovalutata dai gruppi libertari, incapaci di inserirsi in questo processo, di radicarsi nella realtà produttiva, limitandosi a testimonianze ideologiche sporadiche ed alla elaborazione di ipotesi.
Più di una volta, di fronte alle fabbriche, ci siamo sentiti dire dagli operai più anziani: "Sì, non dite cose sbagliate, ma gli anarchici di una volta, quelli sì...".
Questo giudizio anche se può apparire superficiale ed emotivo ci pone di fronte ad una realtà che non può essere ignorata: la stanchezza degli operai e il loro giusto rifiuto nei confronti di tutti i professori che si presentano ai cancelli delle fabbriche, siano essi sindacalisti o studenti dei gruppi extraparlamentari, la diffidenza ragionevole nei confronti di tanti rivoluzionaria a parole o proletari solo nell'abbigliamento, che magari covano in cuore il desiderio di sostituire se stessi ai dirigenti e ai sindacalisti di oggi, rivelandosi incapaci di un impegno e di una solidarietà veramente rivoluzionaria.
Noi anarchici genovesi abbiamo creduto di dover rispondere a queste esigenze rivalutando e riprendendo una prassi anarco-sindacalista che consideriamo un momento irrinunciabile e fondamentale nella costruzione di una strategia rivoluzionaria ed anarchica. Si è costituito perciò un gruppo di operai anarchici allo scopo di intervenire nelle fabbriche con più continuità e serietà sui problemi quotidiani che assillano i lavoratori stessi. Il fare un discorso esclusivamente teorico non basta, anzi può essere nocivo, perché dà l'impressione di voler sfuggire problemi reali che i lavoratori negativamente subiscono. Da qualche mese lavoriamo in questo senso e pur non aspettandoci risultati immediati, siamo riusciti innanzitutto a trovare tra di noi una omogeneità che ci consente di portare avanti il lavoro senza deleterie polemiche e diverse etichette.
La nostra attività è svolta principalmente all'Italcantieri di Sestri e stiamo prendendo contatti in altre fabbriche, nel tentativo di trovare sempre nuovi compagni. I nostri interventi oltre che con la parola nelle assemblee interne, e soprattutto con il comportamento e l'esempio libertario di qualche compagno, sono costituiti dall'appoggio con volantinaggi periodici nei quali sosteniamo gli obiettivi qualificanti che gli operai stessi hanno riconosciuto tali: abolizione del cottimo, abolizione delle categorie, ruolo e funzione dei delegati di reparto, consigli di fabbrica, abolizione dello straordinario, lavori nocivi, lotta alla disciplina interna, ecc. Un nostro intervento di alcuni mesi fa, sul metodo elettivo dei delegati riservato agli iscritti ai tre sindacati legalitari, ha portato alla modifica di tale metodo ed alla elezione in reparto di un nostro compagno. Il ruolo di tale compagno eletto delegato può anche essere discutibile, ma in questo momento la sua opera all'interno della fabbrica ed il suo discorso sulla rotazione e sulle deleghe, se coadiuvato dall'esterno, è irrinunciabile e ci auguriamo possa trovare consenzienti molti lavoratori.
Questo nostro lavoro anarco-sindacalista non ci esime da una ricerca teorica corretta, anzi ci siamo resi conto che una prospettiva anarco-sindacalista può essere seguita correttamente solo in funzione di un discorso sull'autogestione che non può limitarsi alla semplice enunciazione vaga del termine, ma deve concretizzarsi in una creatività politica continua, nell'analisi e nello studio delle pratiche possibilità di attuazione in realtà produttive anche complesse, tenendo presenti i dislivelli tra nord e sud, città e campagna, centro e periferia; affrontando e vagliando i problemi della gestione, della produzione e della distribuzione, del collegamento e della programmazione dal basso, della integrazione dei tecnici e della rotazione degli incarichi.
In questo senso ci aiuta molto la collaborazione del gruppo studenti anarchici di Genova Pegli e del gruppo propaganda di Genova Centro con i quali ci incontriamo settimanalmente, ma soprattutto contiamo sull'appoggio e sulla comunicazione delle esperienze degli altri gruppi libertari che in Italia svolgono un lavoro simile al nostro e che invitiamo a contattarci.

Gruppo operai anarchici di Genova-Sestri

Per l'abolizione delle categorie

Compagni,
Le categorie in cui siamo divisi rappresentano un modo con cui i padroni e i dirigenti cercano di metterci gli uni contro gli altri, di rompere la nostra unità di classe, di comprarci con la promessa del passaggio alla categoria superiore e quindi di farci lavorare e sfruttarci di più.
Alle divisioni in categorie sono sempre state legate differenze di salario e di privilegi: un operaio di prima categoria ha salario superiore ai compagni di altre categorie, gli impiegati hanno sempre avuto più ferie, miglior trattamento in caso di malattia e stipendio più alto degli operai; in realtà i padroni sfruttano e si arricchiscono in egual misura con il lavoro di tutti; ai fini della produzione e della produttività il lavoro del manovale è necessario quanto quello dell'operaio specializzato, dell'impiegato e del tecnico in camice bianco; l'unica ragione di queste differenze è quella che abbiamo detto prima; essi (i padroni) cercano di nascondere quello che unisce, cioè il fatto che siamo tutti sfruttati, facendo leva su queste divisioni artificiose introdotte appunto per farci arruffianare alla ricerca del passaggio alla categoria più alta, per impedirci di raggiungere una reale unità di classe, per farci credere di poter sfuggire alla nostra condizione di sfruttati con qualche lira in più.
In realtà l'unico modo per potere abbattere lo sfruttamento non è quello di lottare per l'abolizione della quarta e della quinta categoria ma bensì di lottare per abolirle tutte. Dobbiamo costruire una reale unità di classe per far sì che la nostra lotta contro i padroni e lo sfruttamento sia sempre più incisiva ed aspra. Noi dai padroni non vogliamo essere comprati perché i loro interessi non possono essere i nostri.

LOTTIAMO PER L'ABOLIZIONE DELLE CATEGORIE, PER UN SALARIO UGUALE PER TUTTI, CONTRO OGNI COSÌ DETTO "PRIVILEGIO" CONCESSOCI DAI PADRONI CHE IN REALTÀ SERVE SOLTANTO A DIVIDERCI.

(Volantino del "Gruppo operai anarchici" di Genova Sestri).