Rivista Anarchica Online
Il bergamino riscopre la democrazia diretta
di Marco Trevi
L'esperienza delle assemblee popolari nella bassa cremonese
- Siete voi quelli che cercavano dei "socialisti"? - Si, vorremmo fare
un articolo su Piadena, sul suo consiglio comunale. - Bene, allora vi posso dire tutto quello che
volete, ma, scusate, per quale giornale sarebbe? - Una nuova rivista, sa, appena uscita, un mensile,
si chiama A, è una rivista anarchica. - Ma allora voi siete anarchici? - Sì... -
BRAVI!!! Questa è l'accoglienza che Piadena (1) ci ha riservato al "cafetino" lì dove
si trovano i comunisti e i
socialisti del paese. È domenica, ci sono tutti a parlare e discutere, naturalmente con un
bicchierino
davanti. E sono tanti, e di tutte le età perché come tradizioni sociali Piadena non scherza:
si può dire,
senza timore di essere smentiti, che i contadini di qui sono stati tra i maggiori artefici, con gli altri abitanti
del basso cremonese e basso mantovano, delle lotte contadine degli ultimi 100 anni nella Pianura
Padana. Ed è qui, al "cafetino", parlando con i militanti della Lega di Cultura e del PCI che
si chiarisce l'ultima
esperienza di cui sono stati protagonisti i Piadenesi: la gestione del comune da parte dell'assemblea degli
abitanti. - "Quello che hanno detto quei giornali che ne hanno parlato sono tutte balle altro che
l'autorizzazione
del cittadino cosciente,... ma tant se sa che giurnai che iè, iè giurnai dei padroni."
(2) L'esperienza di autogestione è cominciata il 7 giugno quando la lista di sinistra (PCI,
PSIUP, PSI, MAS)
(3) propose, come unico programma elettorale, l'attuazione di una assemblea che gestisse la
comunità e
venne eletta. - "Noi sappiamo che se discutiamo solo di problemi tecnici o amministrativi facciamo
il gioco dei padroni,
dello stato, della socialdemocrazia? A Pirelli, a Saragat può, al limite, fare anche piacere che in
un
comune non sia un consiglio a decidere come mettere un semaforo, ma siano 200/250 persone.
Cioè, per
dirlo in modo più chiaro, se decidiamo di riunirci in assemblea e di adottare una formula di
democrazia
diretta per crescere politicamente insieme e poi ci mettiamo a discutere solo di cifre e di dati tecnici
finiamo con lo svuotare uno strumento di lotta di tutte le possibilità chi ha di risultare efficace,
rivoluzionario. Ciò che lo stato, che la classe dominante non potrà accettare a lungo,
ciò che ai padroni
dà fastidio, ciò che ai borghesi ed ai bottegai del nostro paese non piace è che
qui discutiamo problemi
esclusivamente politici, che ci toccano, direttamente o indirettamente, e che ci forniamo insieme una
coscienza di classe." - "Le assemblee tenute fino ad ora sono state 4, circa una al mese, cui ha
partecipato più o meno il 10%
della popolazione, un po' anche perché l'aula comunale è piccola. È chiaro che
soprattutto all'inizio gli
interventi venivano fatti quasi tutti dagli impiegati che sono un po' gli intellettuali del paese, ma a poco
a poco anche i più timidi si sono fatti avanti, i contadini e gli operai. E sono questi ultimi, adesso,
i più
accesi sostenitori dell'utilità di discutere problemi il più possibile politici. I temi che
abbiamo trattato sono
i più disparati: abbiamo parlato del piano Mansholt e dello sviluppo dell'agricoltura negli anni
'80,
abbiamo parlato di Angela Davis, e seguito e discusso il processo di Burgos. Come sezioni del PCI, PSI,
PSIUP, FGGI, Lega di Cultura e MAS abbiamo preso posizione sulla rivolta dei portuali
polacchi. Sul piano amministrativo abbiamo deciso di non applicare l'imposta di famiglia a quelli che
guadagnano
meno di un milione e duecentomila lire all'anno. Il bilancio di Piadena è chiaro: l'imposta di
famiglia fa incamerare 12 milioni all'anno, le imposte dirette
e indirette 150.000.000. Anche se il prefetto accettasse, non avremmo variato di molto la realtà
di classe
in cui viviamo. Con decisione assembleare il consiglio comunale ha deliberato di costituire una cassa
di resistenza per
i lavoratori in lotta, stanziando 500.000 lire. Gli interventi, le emozioni, i documenti come del resto
le prospettive di sbocco che scaturiscono dalle
assemblee, vengono tutti registrati e pubblicizzati. Pur nei suoi limiti palesi, che le derivano dal fatto di
dover operare nel contesto economico e politico capitalistico, l'assemblea comunale di Piadena ci pare
un'esperienza interessante, e soprattutto sintomatica dei fermenti libertari che scuotono tutte le strutture
sociali alla base. Può certo anche essere da parte di qualcuno un tentativo di recupero "a
sinistra" della base, sfiduciata nei
confronti dei partiti e del modo tradizionale di fare, o meglio, non fare politica. Però, a furia di
recuperi
a sinistra, i padroni illuminati ed i burocrati possono anche perdere l'equilibrio ed il controllo.
Specialmente quando le "concessioni", come nel caso dell'assemblea, possono servire ad una maturazione
politica degli sfruttati, alla scoperta o riscoperta della democrazia diretta, della azione diretta,
dell'anarchia. C'è il pericolo che la pratica assembleare, applicata in modo parziale e limitato,
si esaurisca in esibizioni
demagogiche di pochi tribuni di fronte ad un pubblico passivo e sempre più esiguo ed annoiato.
A
Piadena, però, a quanto abbiamo sentito, parrebbe avvenire il contrario e cioè che la
partecipazione attiva
alle assemblee vada progressivamente allargandosi e riducendosi parallelamente lo spazio lasciato ai
"soliti" parlatori.
Marco Trevi
(1) Piàdena: 4.000/4.500 abitanti comprese le frazioni di Vho, San
Lorenzo, San Paolo Guazzone;
comune del basso cremonese sulla statale che congiunge Cremona, da cui dista 30 Km, a
Mantova. Il nucleo centrale è abitato soprattutto da: esercenti, piccoli commercianti,
professionisti. Nelle frazioni
l'attività economica principale è data dall'agricoltura; le proprietà agricole si
possono inquadrare in medie
e grandi, la maggior parte della popolazione che lavora nelle campagne è costituita da salariati,
mungitori,
lavoratori dei campi. (2) "Ma tanto si sa che giornali sono, sono giornali dei padroni!" (3) Il
MAS, Movimento Autonomo Socialista, è formato praticamente da Mario Lodi, il maestro
scrittore
che a Piàdena vive ed insegna, autore dei "Il paese sbagliato" (Ed. Einaudi, 1970) in cui scrive
delle sue
esperienze di didattica sperimentale antiautoritaria.
Venti anni di politica
1945-1965 - amministrazione comunale con 16 consiglieri di sinistra su 20
eletti. 1948 - occupazione della filanda Grasselli. 1962 - formazione
del "gruppo padano" che decide di lanciare "una riproposta del patrimonio
culturale e politico popolare". - la Biblioteca Popolare pubblica i primi "quaderni di
Piadena" (ed. Avanti), che vengono però
sequestrati perché "pornografici". 1965 - amministrazione comunale con 16
consiglieri di centro-destra su 20 eletti. 1966 - la Lega di Cultura stampa un secondo
gruppo di quaderni. 1968 - la Lega di Cultura organizza una serie di incontri e di
dibattiti, con relativa stesura di
"Quaderni" su temi allora più attuali: il maggio francese, la rivolta degli studenti, la ripresa di lotta
di base nelle fabbriche, i C.U.B., ecc. 1969 - l'autunno caldo piadenese è
caratterizzato dal licenziamento di alcuni operai da una fabbrica. 1970 - alla vigilia
delle elezioni i componenti la lista di sinistra (PCI, PSIUP, Lega di Cultura,
Movimento Autonomo Socialista) propongono come unico programma elettorale l'attuazione di
una
assemblea decisionale aperta a tutti i cittadini e mediante la quale ognuno diventi direttamente il
protagonista delle proprie scelte, impari così a farsi una coscienza di classe decidendo
direttamente. - il 7 giugno le elezioni vengono vinte dalla lista di sinistra e si costituisce
l'assemblea. |
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