Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 6
estate 1971


Rivista Anarchica Online

Sempre quelli
senza autore

Nelle istruttorie contro gli anarchici, in tutte le iniziative repressive degli ultimi tre anni, c'è sempre la mano degli stessi figuri - membri delle tre specializzazioni repressive: polizia, magistratura e stampa. Questi figuri rispondono ai nomi di:

LUIGI CALABRESI - Commissario di P.S.; Ha condotto praticamente in prima persona tutte le indagini ordinate dal Giudice Amati. È lui che malmena Faccioli durante gli interrogatori, è sempre lui che provoca Braschi a "buttarsi dalla finestra". È lui che in piena notte accompagna Faccioli per le campagne del circondario milanese, lo costringe a correre davanti all'automobile - che lui guida a fari spenti - e gli grida "Confessa! Non vedi che potremmo farti fuori e far credere che è stato un incidente?".
È nel suo studio che viene ucciso il compagno Pinelli perché - secondo la più attendibile ricostruzione dei fatti - aveva capito qualcosa che poteva smascherare il complotto ordito contro Valpreda. È sempre Calabresi che preleva con l'inganno e la prepotenza Braschi dal carcere di S. Vittore e lo accompagna in una cava del bergamasco pretendendo che ammettesse di avervi effettuato un furto di esplosivi.
Calabresi è un poliziotto molto protetto dall'alto, probabilmente dal S.I.D.
Condivide le responsabilità delle sue azioni con Panessa (picchiatore di Braschi e Faccioli), promosso Maresciallo dopo l'uccisione di Pinelli.

BENIAMINO ZAGARI - Vice Capo dell'Ufficio Politico. Nell'aprile del 1969, durante le perquisizioni delle abitazioni di Braschi e Faccioli, vengono sequestrati dei vetrini gialli, ciò non vien fatto comparire nei verbali di sequestro. Nel marzo 1970, dopo oltre tre mesi dalla strage di piazza Fontana, è proprio Zagari che consegna al P.M. Occorsio il famoso vetrino giallo che asserisce di aver trovato nella borsa che conteneva la bomba inesplosa alla Banca Commerciale!!! Pensate: questo vetrino giallo fa la sua comparsa in una borsa dopo tre mesi, dopo che questa era stata ispezionata, scrutata, rovistata, chissà da quanti poliziotti, senza averlo trovato, ecco che il solerte Zagari vi reperisce il vetrino che costituisce la "prova", la "firma", per così dire, di Valpreda all'attentato.
Com'è noto - e com'era noto soprattutto alla polizia - Valpreda avevo un negozio per la vendita delle lampade Tiffany e faceva uso di quei vetri per la loro fabbricazione. Ecco perché Zagari ha la brillante idea di "scoprire" il vetrino nella borsa.

TEONESTO CERRI - perito balistico e amico stretto della Polizia e della Procura milanese. È lui che fece esplodere precipitosamente la bomba inesplosa della Banca Commerciale, facendo sparire così un importantissimo elemento da cui si poteva stabilire con certezza la qualità dell'esplosivo, le capacità tecniche di chi l'aveva confezionato, ecc. È lui che effettuò le perizie balistiche per gli attentati attribuiti ai compagni processati a Milano; "perizie" che non furono effettuate sui frammenti e sui reperti degli ordigni esplosi ma sui... rapporti di polizia. È chiaro che su questa base classificò micidiali tutti gli ordigni, tranne che quelli della Fiera e della Stazione Centrale. È sempre Cerri che - esorbitando dai compiti e dalle funzioni proprie del perito balistico e trasformandosi in poliziotto, a forza di supposizioni, congetture e fantasie personali, stabilisce che il furto dell'esplosivo "potrebbe essere avvenuto nel bergamasco". Oggi Cudillo dice che Valpreda avrebbe usato il resto degli esplosivi provenienti da questo inesistente furto.

GIORGIO ZICARI - Ex parà, giornalista del Corriere della Sera, è uno dei migliori collaboratori della Polizia. Nelle lettere della Zublena viene definito "Giorgetto squillo" e "Giorgetto della Procura". Ha reso i migliori servigi alla Polizia facendo dei brillanti "colpi" giornalistici: fa finta di scoprire - in realtà era noto a tutti - Ivo della Savia in Belgio; poco dopo intervista il fascista Serafino Di Luia a Barcellona - ma pare che in realtà fosse in Italia -, e Nino Sottosanti in Sicilia. La sua specialità è quella del terrorismo giornalistico, dello scandalismo politico, della volgare manipolazione e distorsione delle notizie e dei fatti. È un vero tecnico della campagna diffamatoria, e sembra che - giornalisticamente - non si occupi d'altro. In tutti i suoi articoli difende strenuamente le tesi di Amati, Occorsio e Cudillo.

ANTONIO AMATI - Capo dei Giudici Istruttori. Pare che in gioventù abbia combattuto con le truppe fasciste contro la Repubblica Spagnola. Nel dopoguerra lo ritroviamo Ufficiale dei Carabinieri, ed è in questo periodo che allaccia le sue migliori amicizie e guadagna le coperture politiche più valide. Poi viene incaricato di entrare nella Magistratura. Diventa Giudice Istruttore. È il responsabile della montatura organizzata ai danni di Braschi, Pulsinelli, Faccioli, della Savia. È lui che interviene ogni volta che le indagini si orientano verso i fascisti per bloccarle. È lui che convoca Valpreda a Milano - per interrogarlo su un procedimento per oltraggio proprio, guarda caso, il 12 dicembre. Valpreda va a Palazzo di Giustizia nello studio di Amati, ma questi non si fa trovare. È sempre Amati che mezz'ora dopo l'esplosione di Piazza Fontana - quando ancora non si sapeva con certezza se la deflagrazione era stata causata dallo scoppio di una caldaia o da altro - telefona alla Polizia per esortarla a dare la caccia agli anarchici. È lui che urla a Valpreda - come poterono ascoltare i giornalisti all'esterno dello studio - che gli anarchici "... sono dei pazzi e si inebriano alla vista del sangue...". È lui che si rifiuta di allegare agli atti istruttori il "rapporto P." trafugato dalla resistenza greca e che attribuisce agli agenti dei colonnelli greci la responsabilità degli attentati alla Fiera e alla Stazione. È lui che archivia l'inchiesta su Pinelli decretando che è stato un "suicidio". È lui che archivia la denuncia per diffamazione presentata dai congiunti di Pinelli contro il Questore fascista Guida che aveva dichiarato alla stampa "... Pinelli si è ucciso perché ormai era alle corde... avevamo le prove della sua partecipazione alla strage...", calunnia delle più bieche poiché l'alibi fornito da Pinelli ha retto e regge tutt'oggi!
C'è da dire che Amati procede a tutte queste archiviazioni in pochi mesi... mentre è lento come una lumaca nell'istruttoria sugli attentati del 25 aprile e costringe i compagni innocenti a 2 anni di carcere preventivo!
Pare che Amati si sia occupato dell'inchiesta giudiziaria che nel 1965 prese avvio dopo il crack finanziario di 1500 milioni della SFI.
In questo affare erano implicati Junio Valerio Borghese, J.M. Gil Robbes, A. Spataro (figlio del vicepresidente del Senato ed ex Ministro degli Interni) e Rafael Truijllo junior, figlio dell'ex dittatore dominicano. Per quanto ci è dato sapere questo processo è stato insabbiato e ancora oggi non è stato "celebrato".
È sempre Amati che conduce l'istruttoria per il cosiddetto sequestro di Trimarchi.
È ancora Amati che si occupa dell'istruttoria per le rapine e la sparatoria di Milano del 1967. In questo caso Amati rende uno dei più grossi servizi alla Polizia che - per recuperare e riconoscere alla Banca una decina di milioni - non esitò ad aprire il fuoco e a sparare all'impazzata in piena città. Amati si è sempre opposto e sempre si opporrà a che si effettuino le perizie balistiche per accertare da quali armi - quelle della Polizia o quelle di Cavallero e soci - partirono i colpi mortali. Perché?
È Amati che qualche mese fa incarcera tre antimilitaristi e pur di negar loro la libertà provvisoria arriva a definirli "elementi socialmente pericolosi".
Sull'onda del risultato del processo per gli attentati del 25 aprile, ove è crollata la montatura perpetrata da Amati e dopo gli sbalorditivi sviluppi del processo Calabresi - Baldelli ove è chiaramente crollata la tesi del "suicidio" sostenuta da Amati, dopo tutto questo Amati - a rigor di logica - dovrebbe essere perlomeno sospeso dal servizio. Invece siamo convinti che rimarrà al suo posto, un posto di estrema delicatezza ed importanza, posto che ha saputo tenere "brillantemente" salvaguardando sfacciatamente gli interessi dell'establishment. Amati è il deux ex machina e il più ligio esecutore della volontà dell'apparato statale, di cui tutela integrità e interessi, è l'uomo protetto che protegge ogni infamità o crimine della Polizia: per l'uccisione di Pinelli e per le bombe della Fiera ha protetto onorevolmente Calabresi e il "giro" dell'Ufficio Politico di Milano.
Amati come Calabresi agisce con ogni probabilità protetto dal S.I.D.

... ma c'è chi li difende
L'Avvocato Massimo De Carolis (capogruppo DC a Palazzo Marino, nonché sostenitore delle manifestazioni fasciste della "maggioranza silenziosa", nonché giovane civilista arricchitosi al servizio della Curia) e il suo degno collega Avv. Lodovico Isolabella hanno inviato a "tutti i magistrati e a tutti gli avvocati di Milano" (esclusi quelli di sinistra) un documento di cui riportiamo qualche frase al solo fine di mostrare la levatura intellettuale e politica degli ultimi difensori di Amati e Calabresi. I suddetti si scagliano contro la "reiterata" pubblicazione sull'Espresso del 13, 20, e 27 giugno, della lettera aperta sottoscritta nei giorni scorsi da un gruppo di uomini politici e di cultura, sdegnati per quanto sta accadendo al processo Calabresi-Baldelli. I "Nostri" scrivono testualmente che Amati e camerati hanno agito "seguendo l'imperativo della verità alla luce della loro coscienza". (Quanto alla "luce della loro coscienza" non avevamo dubbi!) Caizzi invece, iniziati gli accertamenti preliminari "li ha conclusi con fulminea rapidità, accurati, meticolosi, complessi". Il decreto di Amati, ci dicono, consta di 55 cartelle "per consentire a qualunque interessato ogni più completa conoscenza ed ogni eventuale e conseguente determinazione o rimedio: istanze, reclami, critiche e censure". Amati, Caizzi e Calabresi sarebbero, secondo la lettera, "persone libere e oneste che giorno per giorno spendono la loro esistenza nella tutela di un sistema... che si regge su ossatura pregna di autentici valori e che rivendica sicure grandezze". (!)