Un profilo a più voci
Lo studio è un’arma micidiale per difendersi dall’arroganza
del potere (di ogni potere). Nel pensiero di Pier Carlo Masini,
e nel suo stesso percorso di vita e intellettuale, ci sono tutti
gli elementi per l’affermazione irrinunciabile di questo principio
etico. Nel suo essere storico prolifico, curioso e irrequieto,
attento agli eretici del pensiero politico moderno e alle militanze
irregolari laiche e socialiste, egli ha lasciato un’eredità
impegnativa alle nuove generazioni di studiosi.
A dispetto di ogni analisi di superficie su di un itinerario
politico che potrebbe apparire ai più incomprensibile
- dal liberalsocialismo al PCI e alle dissidenze comuniste,
dall’anarchismo alla socialdemocrazia - Masini rimarrà
"fedele a se stesso". L’ansia di ricerca controcorrente
e la coerenza libertaria che lo hanno sinceramente animato gli
sono stati riconosciuti negli ambienti più disparati,
da una rete di amici e di estimatori certo inimmaginabile per
vastità e diversificazione. E della sua vasta cultura,
della personalità poliedrica di bibliofilo raffinato
e scopritore / valorizzatore di archivi dispersi e fondi librari,
sono emersi i tratti salienti nell’iniziativa che gli è
stata di recente dedicata.
Il Comune di Bergamo e le istituzioni più importanti
di questa città (Archivio Bergamasco e Gruppo degli Amici
di Arcangelo Ghisleri, Centro Culturale Progetto e Istituto
per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea,
Biblioteca Civica A. Mai e Associazione Amici della Biblioteca
Civica, Museo Storico della Città), insieme con la Biblioteca
Franco Serantini di Pisa, il Centro Studi Storici della Val
di Pesa e la Rivista Storica dell’Anarchismo hanno organizzato
una giornata di riflessione sull’opera dello studioso toscano,
a meno di tre mesi dalla morte. Stupiscono la tempestività
dell’iniziativa e la grande disponibilità e sensibilità
dell’amministrazione comunale e degli altri enti pubblici della
città lombarda. E stupisce anche l’amore con cui è
stato curato il convegno dagli organizzatori, e la straordinaria
"attenta" partecipazione di pubblico.
Anche chi si fosse trovato, nell’occasione, per la prima
volta a camminare sulle strade di Bergamo Alta forse avrebbe
potuto cogliere nella bellezza e nell’austerità dei monumenti,
nello stesso spirito dei luoghi, una possibile risposta alle
motivazioni che portarono Masini a scegliere (dal 1957) di andare
a vivere e di rimanere per oltre quarant’anni in questa città,
ad operarvi in maniera feconda. Qui la tradizione clericale
forte si è incontrata / scontrata da sempre con quella
risorgimentale laica, traendone talvolta occasioni vantaggiose
per confronti ad alto profilo, creando magari spazi di libero
dibattito culturale altrove impraticabili. Su questo argomento
tralasciamo di proposito il paragone, che sarebbe impietoso,
con la Toscana periferica "rossa" del contado e delle
pro-loco (dove i migliori assessori alla cultura si sono diplomati
alla Scuola Radio Elettra).
Nella stessa giornata bergamasca sono anche emersi, dal
contenuto delle relazioni, elementi di conoscenza circa il disagio
patito dal giovane intellettuale Masini nel convivere, nell’immediato
dopoguerra, nei ranghi dirigenti (sia pure locali) di un partito
come il PCI togliattiano e in un ambiente di paese chiuso e
soffocato dall’invadenza del prete. Da allora la battaglia contro
i totalitarismi clericale e comunista è stata motivo
di impegno culturale e politico incessante. Per questo dovrà
sopportare il peso di vendette trasversali.
In proposito, su questa situazione di sofferenza vissuta
sulla propria pelle, con conseguenze pesanti sul piano personale,
di recente aveva potuto esaminare - per la prima volta - carte
riservate sul suo conto e informative di polizia reperite, con
autorizzazione ministeriale, presso l’Archivio Centrale dello
Stato. I documenti sono stati poi in parte utilizzati per una
ricerca pubblicata sulla Rivista Storica dell’Anarchismo.
Egli, pur immaginando senza conoscerne direttamente la portata,
ebbe a dichiarare di sentirsi "molto amareggiato"
per il loro contenuto, effettivamente calunnioso e offensivo.
Nel convegno - intitolato "Un profilo a più
voci" - è forse mancata la voce di qualcuno che
testimoniasse sul ruolo svolto dall’anarchico toscano nei partiti
nenniano e saragattiano, nei decenni più importanti e
politicamente decisivi della nostra repubblica. Chi scrive queste
note ne ha avuto solo sentore in conversazioni occasionali con
un ex presidente della Corte Costituzionale e con qualche oscuro
dirigente socialdemocratico di provincia.
Di Masini studioso, e ricercatore di cultura vastissima,
la giornata di studi ha fornito invece un profilo efficace e
a tutto tondo. A noi è personalmente caro e chiaro un
messaggio: la ricerca scientifica sul movimento operaio, gli
studi sui socialismi possono essere intrapresi anche contro
la volontà e senza il placet preventivo della chiesa
accademica cattocomunista (erede poco colta di quella togliattiana).
Giorgio Sacchetti
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