rivista anarchica
anno 29 n.256
estate 1999


ARCIPELAGO

BOLLETTINO DI COLLEGAMENTO DELLE AGENZIE/LABORATORIO PER L’AUTOGESTIONE

DOSSIER ESTATE 1999

 

AGRICOLTURA, MEMORIA CONTADINA, CRITICA AL CONSUMO
AUTOGESTIONE IN SVIZZERA
FMB DI SAN LORENZO IN VALLO
FMB DI SPEZZANO ALBANESE
LETTERA DA URUPIA
LA FIERA DELL’AUTOGESTIONE DEL NORD-OVEST
LA FIERA DELL’AUTOGESTIONE APPRODA A SPEZZANO

Questo dossier è stato realizzato dalla redazione di ARCIPELAGO.

 

Agricoltura, memoria contadina, critica al consumo.
di Enrico Ranieri

La Monsanto è, tra le imprese multinazionali del settore chimico/sementiero, una delle più avanzate nella ricerca e nelle applicazioni di biotecnologie.
Di recente ha fatto pubblicare alcune inserzioni sui giornali USA di agricoltura, in cui minaccia ritorsioni legali, con relative multe, nei confronti degli agricoltori che, avendo acquistato semi modificate geneticamente da lei prodotte, conservino parte del raccolto per riseminarlo l’anno successivo, o che cedano parte delle stesse ad altri agricoltori.
Introducendo criteri di "sterilità contrattuale" e di "sterilità giuridica" nelle sementi, conseguenza del fatto che le sementi biotecnologiche sono protette da brevetti (Le Monde Diplomatique n° Dic. pag. 21).
Questo fatto, apparentemente settoriale e tecnico/giuridico, è rappresentativo del salto di qualità che si è realizzato nel controllo capitalista, e statuale, sulla materia vivente, sulla natura tutta.
È il corollario alle motivazioni profonde della ricerca biotecnologica: trasformare in merce il vivente, modificandolo con caratteristiche interessanti solo per le imprese produttrici, imponendo l’arbitrio della proprietà intellettuale.
Tutta la ricerca degli ultimi cent’anni nel settore delle produzioni agricole, fatta dalle imprese chimico/sementiere, ha come scopo di occupare la nicchia della riproduzione e questo si ottiene sterilizzando i semi delle rese agricole e, aspetto attuale, modificandole geneticamente per renderle compatibili ai pesticidi prodotti dalle singole imprese.
Infatti sul terreno pratico il terrorismo legale della Monsanto ha poco senso: le semi biotecnologiche sono produttive solo per la prima semina e raramente, se riseminate quelle presenti nelle rese, producono qualcosa negli anni successivi. Ma tant’è, hanno voluto evidenziare la loro vittoria nei confronti degli agricoltori e consumatori (non si conoscono gli effetti delle sementi modificate sulla salute umana e sull’ambiente).
Sterilità e copyright delle sementi modificano ulteriormente il rapporto atavico, contadino, della produzione agricola, il conservarsi la seme per ripiantarla, rapporto già duramente scosso su grande scala dalla comparsa delle semi ibride (sterili di fatto anch’esse), nel periodo della "Rivoluzione Verde", iniziata negli anni ’50.
Contribuendo alla perdita di autonomia ed identità dei contadini e dei loro saperi. Alla scomparsa di specie e varietà vegetali ed animali non interessanti industrialmente.
Non solo. Come è stato fatto osservare da tempo e da più parti, la ricchezza di varietà e specie di cui dispone il pianeta è da una parte il prodotto dell’evoluzione della natura selvaggia, e dall’altra il risultato del lavoro di selezione/adattamento prodotto in migliaia di anni dai contadini di tutto il mondo ed in particolare di quelli del sud, che operano in zone in cui la variabilità biologica è maggiore.
Si ha, quindi, che il "materiale biologico" originario è alla mercé di saccheggiatori industriali ed i risultati di laboratorio sono di loro proprietà! Per i secoli a venire!
Quanto avviene nella ricerca biogenetica rende visibile, al peggio, quanto succede in generale.
Tutte le innovazioni scientifiche attuali sono il risultato del lavoro di ricerca accumulato nello spazio e nel tempo. Lavoro scientifico e pratico di generazioni che, soprattutto nell’epoca dell’interdipendenza planetaria e della comunicazione generalizzata, è merito dell’intero genere umano e patrimonio della collettività.
Il capitale, attraverso il monopolio delle tecnologie, saccheggia questo patrimonio, addirittura non pagando una lira. Incrementando il suo sovrapporsi alla natura, fatto di dominio e sfruttamento, allargando le subalternità di individui, di genere, di classi e popoli.
Il capitale e lo stato, visto che la maggior parte della ricerca nei diversi campi (almeno quella di base), viene fatta con soldi pubblici.
Il copyright è uno dei paradigmi della civiltà capitalistica/industriale che vanno demoliti!
Altri paradigmi sono la crescita illimitata, impossibile anche in teoria, con risultati disastrosi nella pratica (inquinamento, distruzione di risorse, dominio e così via), ed il passaggio dal produrre e consumare per vivere al produrre per produrre e consumare per consumare, creando sempre di più tossicodipendenza da merci. Produrre e consumare che non sono solo interdipendenti ma scambiabili. Anche in negativo: chi produce merce consuma comunque se stesso, chi consuma merce produce comunque alienazione, per sé e per gli altri.
Siamo tutti consumatori non esistendo "isole" in cui non arrivano merci.
Certo è diverso il grado di consumo, e si sta allargando la critica al consumismo. Vanno organizzate giornate contro il consumo, di denuncia delle imprese più infami nello sfruttamento e dominio.
È desiderabile, e possibile, orientare criteri ed iniziative anche nel resto dell’anno.
Il mondo contadino, fatto di autosufficienza e saperi, ma anche di dominio selvaggio, nei secoli, da parte degli sfruttatori (nobiltà, clero, latifondisti, stato, banche, commercianti, aziende chimiche e consorterie varie), come "mondo" non esiste più.
Esistono pezzi di saperi, brandelli di culture e colture che vanno ripresi, analizzati criticamente e valorizzati lungo il percorso di liberazione.
Liberazione che per essere tale non può prescindere dalle relazioni, consapevoli, con le altre specie viventi e con il pianeta nel suo insieme. Liberazione come rifiuto dell’alienazione tecnocratica, rimettendo al centro l’individuo, e l’etica nelle relazioni collettive, sapendo che a fianco delle possibili ecologie urbane, di agrosistemi, della natura selvatica dobbiamo valorizzare un ’ecologia della mente.
Nelle metropoli e nelle realtà rurali.
Questo è possibile incrementando la quantità, e la qualità, di autogestione, sia nel conflitto sociale che nei progetti di autoproduzione.
Noi, nelle realtà rurali, abbiamo individuato nel collegamento tra le realtà esistenti, e resistenti, la possibilità di segnare questa nostra epoca. Collegamento a partire da elementi materiali: formazione ed informazione, scambio dei prodotti in eccedenza, mutuo appoggio nelle attività definendo calendari ed appuntamenti, reperimento e distribuzione di sementi biologiche sia rustiche che selvatiche, ricerca ed utilizzo di tecnologie appropriate. In altri termini: collegando situazioni spesso diverse (c’è chi occupa terre di proprietà pubblica o privata, chi è proprietario di piccoli appezzamenti, chi è coltivatore diretto con P. IVA, chi è anche nel biologico ufficiale, chi autocertifica i propri prodotti, chi è uno o più nuclei familiari, chi vive in una comune o in una collettività e così via nelle differenti tipologie ) attraverso attività di agenzia, in grado di affrontare le difficoltà dove le singole situazioni non sarebbero in grado.
Introducendo costantemente criteri che ci facciano crescere insieme come: estensione del valore d’uso, integrazione tra lavoro manuale ed intellettuale, rottura del monopolio del sapere e degli specialismi, rottura della gestione autoritaria della differenza sessuale, negazione radicale delle gerarchie… dall’ottimizzare il rapporto con i rifiuti alla formazione di una sfera pubblica non statale.
Dette così sono solo "parole chiave" che, comunque, cerchiamo di far vivere quotidianamente.
Abbiamo individuato nello scambio di prodotti con le realtà metropolitane un ulteriore elemento di collegamento, anche sociale e di conoscenza, fondamentale. Valorizzando l’accoglienza e la convivialità come elementi forti.
Operando per crescere di scala, collegandoci dal locale al bioregionale, all’internazionale.
Collegandoci sia negli aspetti progettuali, sia nelle lotte possibili ed auspicabili, contro le imprese come la Monsanto ad esempio. Contro il copyright.
Da tempo la rete dell’autogestione, sia rurale che urbana, si sta collegando attraverso fiere locali e nazionali e materiali scritti, attraverso incontri e scadenze sia a tema che generali.
Siamo solo all’inizio di un’attività che vuole confrontarsi con le scelte individuali nel rurale, con la composizione sociale extrametropolitana, con le realtà antagoniste e progettuali presenti nelle metropoli, individuando insieme i passaggi teorico/pratici nei percorsi libertari di emancipazione.
Sapendo di essere un tassello, tra gli altri possibili in questi percorsi fatti di federalismo, azione diretta ed autogestione.

Enrico Ranieri, Bakunino,
di ALIAS

Autogestione in Svizzera
di Peter Schrembs

Lo ammetto: negli ultimi mesi ho cercato di chiudere gli occhi di fronte a una realtà che non si può più ignorare. In Svizzera, dopo un periodo caratterizzato da un fiorire di iniziative e proposte, il movimento autogestionario sta conoscendo una battuta d’arresto. Non che le realtà autogestite stiano scomparendo, anzi: i centri sociali come Espace autogéré, i Mulini o Espace Noir sono vivi e vegeti, le imprese autogestite funzionano, le aziende di servizio come la cassa pensione Abendroth e la Banca Alternativa (che però non è autogestita) prosperano. È vero che la Banca del tempo di Lugano ha chiuso (provvisoriamente) i battenti, ma iniziative analoghe come "Lo scambio di favori" funzionano invece benissimo. Non è quindi una crisi dell’esistente, bensì una crisi del divenire. Manca la proliferazione di nuove iniziative, il dibattito stagna, non si intravedono prospettive di più ampia portata. Che cos’è successo? Prima di tutto, c’è stata in Svizzera una sostanziale ristrutturazione della gestione della disoccupazione. Si tratta di un fatto importante, perché anche se sarebbe del tutto fuorviante vedere nell’autogestione prevalentemente una misura di ripiego contro la disoccupazione, è pur vero che una parte delle iniziative autogestionarie (segnatamente di ispirazione istituzionale o sindacale) sono andate sviluppandosi in relazione alla crisi del pieno impiego. Le successive revisioni della legge sull’assicurazione contro la disoccupazione (attestatasi a un livello inferiore del 3%), hanno determinato il privilegio di programmi di riqualificazione miranti a ristabilire l’idoneità al collocamento nel quadro del mercato del lavoro tradizionale. Le istituzioni che si fanno carico della gestione di tali programmi hanno decisamente abbandonato le timide aperture dell’inizio degli anni ‘90 verso le esperienze autogestionarie per spartirsi il nuovo mercato dei programmi occupazionali finanziati dall’ente pubblico. Nessuna meraviglia, è chiaro, ma una conferma in più della scarsa sedimentazione politica del discorso autogestionario tra le istituzioni di matrice socialista anche laddove queste se ne fanno promotrici. È interessante constatare come spesso si verifica un parallelismo abbastanza evidente tra la struttura interna e l’orientamento della politica sociale di queste istituzioni: infatti, la scomparsa dell’impegno autogestionario è generalmente affiancato da fenomeni di riorientamento aziendale con l’introduzione di criteri meritocratici, il consolidamento delle gerarchie, il predominio dei valori di marketing sociale, la subordinazione alle esigenze del mercato. Ma anche nel mondo del lavoro negli ultimi due o tre anni si sono verificati importanti mutamenti. Da un lato, l’aumento del costo della vita soprattutto in seguito alla costante erosione delle prestazioni sociali indirette sta minando alla base il lavoro precario antagonista creando una necessità di reddito non più compatibile con prestazioni autodeterminate. In altre parole, non si riesce più, o sempre più a fatica, ad avviare o gestire un’attività economica sottratta agli imperativi del mercato poiché ci si trova confrontati a dover assumere una tale somma di costi fissi da vanificare qualsiasi tentativo in quel senso. È vero che probabilmente non sono ancora state esplorate fino in fondo dal movimento autogestionario tutte le opportunità di finanziamento previste dalle leggi di rilancio economico e di promozione dell’occupazione (sgravi fiscali e degli oneri sociali ecc.): tuttavia l’impostazione di tali misure è decisamente orientata alla promozione dell’imprenditorialità in condizioni di mercato, dove i margini di autonomia per un progetto autogestionario sono davvero troppo esili. Non a caso, tutto il dibattito sugli sgravi fiscali per il lavoro autonomo passa sotto il cappello della "politica a favore dei ceti medi". Sul piano teorico, l’attenzione per il discorso autogestionario risulta compromessa dal prepotente emergere di istanze di mera conservazione sociale (uso volontariamente un termine provocatorio perché spero che su queste cose s’inneschi un dibattito) quali il reddito minimo garantito, il salario di cittadinanza, la riduzione della durata del lavoro, l’adozione di strategie per una nuova ripartizione del lavoro, la tassa sui redditi da capitale, la tassa sui movimenti di capitale speculativi ecc. La mia tesi è: la sottrazione di plusvalore tende a spostarsi sempre di più dalla produzione ai consumi nella misura in cui il consumo stesso diventa produzione. La fabbrica del domani (e in parte già dell’oggi) è il parco divertimenti, e il tempo libero è il nuovo tempo di lavoro. La produttività si misura in termini di adempimento delle aspettative di consumo. In quest’ottica, il salario di cittadinanza per esempio, uno dei pezzi forti della nuova strategia di conservazione "socialista" del sistema esistente, costituisce un tassello decisivo per l’affermazione di quella che in fondo e con grande lungimiranza già da decenni qualcuno chiamava la "civiltà dei consumi". Il problema del salario di cittadinanza, visto in una prospettiva autogestionaria, è di duplice natura. Da un lato, per poter essere ridistribuito, questo reddito va creato e ovviamente prelevato con strumenti fiscali. Il funzionamento del sistema ha quindi come presupposto che la macchina capitalistica giri liscia come l’olio, ossia che nulla freni l’accumulo di capitale necessario alla sua "ridistribuzione". Il significato di questo meccanismo in termini di creazione di bisogni, stimolazione di consumi, consumo di risorse, sprechi e predominio assoluto della logica di massimizzazione dei profitti è ancora da indagare, ma i contorni si delineano comunque terrificanti. Dall’altro lato, il sistema di ridistribuzione del reddito si basa sul più totale asservimento allo stato, che si fa così garante del diritto sociale al consumo alle condizioni di mercificazione imposte dal capitale. Anche se i modelli si differenziano ancora per qualche particolare (verrà richiesta l’erogazione di lavoro "volontario" in cambio dell’assegno sociale?), è tuttavia evidente fin d’ora che con questo strumento in mano dovremo fare i conti con uno stato davvero onnipotente. Su questi temi credo che il dibattito all’interno del movimento autogestionario presenti ancora ampi spazi scoperti. È vero che tutto ciò può sembrare molto astratto, ma io credo che i riflessi dell’affermazione del programma "conservatore" socialista stiano già lasciando qualche segno negativo sul concreto sviluppo delle esperienze autogestionarie in Svizzera.

Peter Schrembs

FMB Federazione Municipale di Base di San Lorenzo del Vallo

San Lorenzo del Vallo (CS) é un paese di circa 3.600 abitanti con un’economia prevalentemente agricola. Chi possiede degli appezzamenti di terreno riesce anche a vivere del proprio lavoro coltivandoli ad agrumeti, pescheti, uliveti, vigneti, mentre chi possiede solo le proprie braccia vive soprattutto di lavoro in nero nei campi dei grandi proprietari terrieri, nelle piccole strutture ortofrutticole, di trasformazione e commerciali dei prodotti, dei paesi limitrofi, nonché del lavoro sempre in nero che si svolge nel settore dell’edilizia. Gli altri settori, discretamente sviluppati, risultano quello del commercio e quello dell’artigianato. Resta da sottolineare la nascita negli ultimi anni di alcune attività professionali. La disoccupazione supera il 30%.
La FMB si è costituita in San Lorenzo del Vallo nel giugno l998, per opera di alcuni cittadini, già impegnati politicamente e socialmente, quale proposta comunalista autogestionaria protesa a dare vita ad una struttura di reale contropotere col fine di stimolare la comunità, attraverso una metodologia di base, verso la prospettiva dell’autogoverno municipale, aggregando studenti, disoccupati, lavoratori, impiegati. La FMB si caratterizza in momenti di lotta rivendicativa ed in momenti di sperimentalismo autogestionario per un’alternativa sociale e per l’autogoverno municipale.
Dalla sua costituzione ad oggi la FMB di San Lorenzo del Vallo si è interessata di svariate problematiche comunitarie stimolando nel paese dibattito e prese di posizione pubblica con convegni, mostre e comizi su tematiche, quali: difesa ambientale, recupero del centro storico, associazionismo, comprensorio, lavoro.
Le radici storiche, remote e non, di San Lorenzo del Vallo affondano senza dubbio nel Castello: un antico monumento che si presume medioevale, e dunque preesistente di qualche secolo all’arrivo dei profughi albanesi giunti nella seconda metà del XV secolo nella vicina Spezzano ed in altre zone dell’Italia meridionale.
Le iniziative della FMB che hanno di più stimolato dibattito nell’opinione pubblica sanlorenzana sono proprio quelle legate alla "Questione Castello". Una questione annosa che risale agli anni ’60, quando la baronessa (moglie del barone Longo da tempo deceduto), cede per finalità culturali il Castello all’UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo). Nel 1995 per mezzo di un decreto di espropriazione dell’amministrazione comunale, dietro pagamento di £ 250.000.000 a favore della ditta proprietaria UNLA e di £ 30.000.000 a favore del colono, il castello passa di proprietà al Comune.
Però, sia quando il Castello era nelle mani dell’UNLA e sia oggi che è proprietà pubblica, nonostante sulla carta risultasse allora come uno strumento di cui servirsene per promuovere cultura ed oggi un bene collettivo, in effetti l’uso dello stesso, chiuso al pubblico oggi come allora, è alla mercé di un privato (parente fra l’altro di un amministratore comunale) che autoproclamatosi custode del Castello, senza mostrare nessun documento che ne attesti il titolo, detiene la chiave rivendicando presunti diritti di indennità dall’UNLA.
La Federazione Municipale di Base, non appena costituitasi denunciò pubblicamente la "Questione Castello" con una campagna di sensibilizzazione protesa al recupero dello stesso, quale bene culturale pubblico, e proponendosi altresì che lo stesso venisse restaurato per tali finalità (dato che si parla di uno stanziamento di fondi in merito) e dato in uso ad una cooperativa autogestita di giovani con il duplice scopo di alleviare il tasso di disoccupazione che impera in loco e di offrire alle associazioni del luogo spazi liberi dove poter svolgere le manifestazioni culturali. Alla controinformazione della FMB ben presto si associano l’Associazione Culturale "‘A fajidda" e altre associazioni con interessanti iniziative davanti al piazzale del Castello (mostre di artisti locali, canti popolari, dibattiti pubblici), promuovendo la costituzione di un Comitato Civico pro-castello.
Gli amministratori, appellandosi ad una dicitura contenuta nel decreto comunale di espropriazione, laddove si legge che il Castello "deve essere lasciato libero da persone e da cose", affidano la risoluzione del caso ad una logica meramente giuridica scaricando le colpe del non uso pubblico del Castello su inadempienze contrattuali dell’UNLA. Comunque, grazie alla controinformazione del Comitato Civico pro-castello, a ritenere fondata la controversia giuridica sono veramente in pochini mentre in molti in realtà si chiedono: quando il comune spese alcuni anni fa un miliardo e più di stanziamento per il primo restauro del Castello, come fece ad avere la chiave per poter espletare i lavori? Gli fu data in piena serenità dal parente-"custode" dell’assessore comunale? Se così fu, perché oggi la stessa chiave gli amministratori non gliela chiedono per mettere il Castello a disposizione della comunità come le associazioni culturali rivendicano? Si intende forse coprire gli interessi del parente-"custode" a danno della collettività in attesa della spesa dell’attuale nuovo stanziamento di fondi? Non è che l’ormai famosa formula del Castello che "deve essere lasciato libero da persone e da cose", contenuta nel decreto comunale di espropriazione e riferita dal sindaco alle associazioni, è stata coniata ad hoc per sancire un’alquanto strana intesa tra amministrazione comunale e il "di Lei" parente/custode?
Intanto la comunità attende di appropriarsi del suo bene pubblico: ma fino a quando? I cittadini e il Comitato Civico pro-castello con ulteriori iniziative in programma promettono: "Non molto. Vogliamo i fatti e per fatti intendiamo che da qui a non molto troveremo il modo di appropriarci di ciò che è di tutti, ovvero del Castello".

Federazione Municipale di Base
di San Lorenzo del Vallo

Fiera dell’Autogestione del Nord Ovest
Carrù (CN) 23 24 25 luglio

Venerdì 23
Presentazione dell’iniziativa
La "grammatica" dell’autogestione
Intervento di Maria Matteo
Sabato 24 mattina e pomeriggio
La pratica dell’autogestione: esperienze e percorsi a confronto
Interverranno:
La Comune Urupia: "Un’esperienza di autogestione nel Salento"
Peter Schrembs: "L’autogestione in Svizzera"
L’école Bonaventure: "La pedagogia libertaria in una scuola gratuita e autogestita in Francia"
Alias: "Cooperazione e mutuo appoggio tra realtà rurali ed urbane nel Lazio sud orientale"
Domenico Liguori: "La Federazione Municipale di Base di Spezzano Albanese", una realtà municipalista in Calabria
Rete per l’autogestione: percorsi e prospettive
Domenica 25 mattina
L’autogestione in rete
Gruppi di lavoro su:
Cooperazione sociale e mutualismo
Ipotesi di creazione di un collegamento tra realtà liguri e piemontesi
Scambio di idee, conoscenze, prodotti
Domenica 25 pomeriggio
Assemblea generale

Sono previsti spazi per i bambini e animazione a cura di gruppi locali, cucina ligure e piemontese, teatro di strada, buon vino, spettacoli musicali e spazi per l’esposizione dei prodotti e delle idee del popolo dell’autogestione.

Organizzano: Collettivo "B.Vanzetti" - Saluzzo; FAI di Cuneo; Circolo Arci "Beniamino" - Carrù; Federazione Anarchica Torinese - FAI; Gruppo "P.Gori" - FAI di Savona; Gruppo Sciarpanera Alessandria; FAI di Chiavari; Gruppo "Grassini" - FAI di Genova; FAI di Alessandria

Per info: 0175 79293 (Lele); 0338 6594361 (Maria)

Collettivo "B.Vanzetti" - Saluzzo -
c/o Lele Odiardo e Pia Chiapella
tel. 0175/79293
e- mail: yarince@sa.newsoft.it

Federazione Anarchica Cuneese
c/o Antonio Lombardo
tel. 0173/52541

Circolo Arci "Beniamino" - Carrù -
Via Cavour, 5 tel. 0173/750941

Federazione Anarchica Torinese
C.so Palermo 46 10152 Torino
tel/fax 011 857850; cellulare 0338 6594361
E mail fat@inrete.it

FAI Savona "P.Gori"
C.P. 22 17100 SV

Gruppo Sciarpanera Alessandria
C/o Cà Spallona 11
15049 Vignale Monferrato (AL)
Tel. 0142 926319

FAI di Chiavari
Gruppo "Grassini" - FAI di Genova
piazza Embriaci 5, Genova
Tel. 010 2463295; 0339 4588184 (Guido)

 

La Fiera dell’Autogestione del Nord-Ovest Carrù

Si svolgerà a Carrù il 23, 24 e 25 luglio prossimi la prima Fiera dell’autogestione del Nord-Ovest organizzata da realtà libertarie di Piemonte e Liguria.
Dal 1994 ha luogo una analoga iniziativa annuale su base nazionale che raduna un vasto arcipelago di gruppi, associazioni, centri sociali, individualità che hanno come scopo principale la pratica autogestionaria ed egualitaria nei settori dell’agricoltura biologica, artigianato, produzione artistica o più in generale dell’agire sociale. Queste realtà si riconoscono in alcuni principi che vogliono essere, da un lato, il tentativo di definire chiaramente cosa si intende per autogestione, dall’altro, modalità concrete di sperimentazione di percorsi alternativi all’idea dominante di "produzione-mercato-consumo". Sono stati individuati tre punti essenziali:
Le realtà autogestite, siano esse agricole, artigianali, culturali, di servizi, sociali, politiche o quant’altro, fondano le proprie decisioni ed azioni su base assembleare ed egualitaria, rifiutando conseguentemente ogni tipo di rapporto gerarchico e di sfruttamento.
Le realtà autogestite effettuano la distribuzione delle risorse disponibili in maniera egualitaria e solidale. Ogni attività autogestita tende all’integrazione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, in sintonia con la necessità della rotazione degli incarichi e con il rifiuto della delega.
In caso di produzioni alimentari e non, queste devono essere ottenute con tecniche che riducano al minimo l’impatto con l’ecosistema naturale e non comportino conseguenze negative per il benessere psicofisico tanto dei fruitori quanto di coloro che sono coinvolti nella produzione, ponendosi, comunque, al di fuori di una logica classista di esclusione.
Riteniamo che anche nelle province del nord-ovest esistano delle forme di autogestione le quali, pur partendo da motivazioni politiche e ideali diverse tra loro, agiscono secondo principi mutualistici e di solidarietà. Una tendenza contro le logiche di sfruttamento capitalistico e di aggressione ambientale, nella tensione alla trasformazione sociale dell’esistente contro i vincoli istituzionali e di potere.
L’intento dei promotori della Fiera del Nord-Ovest è quello di creare un momento di incontro, riflessione e scambio di esperienze e prodotti a livello locale: le tre giornate si articoleranno attraverso dibattiti, lavori di gruppo, mostre, musica, animazione di strada e altro ancora. L’iniziativa potrebbe gettare le basi per un ulteriore passo in avanti nel tentativo di creare un coordinamento tra le varie situazioni autogestite e di iniziare anche nelle nostre provincie una discussione costruttiva su tematiche condivise.
Invitiamo pertanto tutti coloro che sono a vario titolo, nei più diversi settori, impegnati sul terreno dell’autogestione a prendere contatto per segnalare la loro attività ed eventualmente la disponibilità a collaborare alla realizzazione della Fiera.

 

Federazione Municipale di Base di Spezzano Albanese

IMPEGNO E PROPOSTE
• Attività svolta
La FMB insieme a larghi settori della comunità attraverso conferenze, convegni, assemblee pubbliche, comizi, mostre, manifesti e il foglio Comunic/Azione municipalista si è resa promotrice delle seguenti iniziative di lotta:
Ci siamo opposti alla privatizzazione della Nettezza Urbana ed al licenziamento dei prestatori d’opera con proposte alternative che guardavano ad una gestione cooperativistica del servizio da parte degli stessi prestatori d’opera

Abbiamo avanzato sulla gestione dei servizi proposte consorziali cooperativistiche alle quattro comunità del comprensorio.
Abbiamo avanzato proposte in merito alla variante PRG (l’urbanizzazione a compasso) che andavano verso il recupero del centro storico, verso l’edilizia popolare, verso un’urbanizzazione a misura d’uomo fuori da logiche speculative, verso la difesa dell’ambiente.
Siamo stati i promotori della controinformazione sul tunnel decoinbentazione amianto ed abbiamo attivamente partecipato alle lotte del Comitato Cittadino che hanno impedito la costruzione del tunnel della morte.
Abbiamo controinformato i cittadini sul dissesto delle casse comunali.
Abbiamo redatto un dossier sulla questione Terme ed avanzato proposte di risoluzione del problema. Abbiamo rivolto una lettera aperta agli amministratori su tutte le problematiche territoriali (lavoro, servizi, associazionismo, Terme, Centro Storico, ecc.).

• Proposte in atto
La FMB da convinta assertrice che i problemi di natura sociale possano trovare risoluzione nell’azione diretta comunalista e libertaria e nello spirito autogestionario e di autogoverno di coloro che li vivono, si propone la costituzione dal basso dei Comitati di Quartiere e di un Osservatorio dei Disoccupati con l’obbiettivo:
• di vincolare l’operato dell’amministrazione comunale alle decisioni pubbliche che saranno prese dalla collettività in materia di equilibrio tra assetto urbanistico ed assetto ambientale, servizi sociali e ambiente (sanità, scuola, nettezza urbana, discarica pubblica), tasse comunali, bilancio comunale, ecc.;
• di promuovere azioni ed iniziative nel mondo del lavoro stimolando lo spirito cooperativo autogestionario e opponendosi al lavoro nero e alle assunzioni clientelari nel settore pubblico e privato attraverso un’opera di controllo delle assunzioni.

URBANISTICA
• Recupero del centro storico, diventato un ghetto, contro la speculazione edilizia protesa ad un’urbanizzazione a dismisura rispetto alle reali esigenze comunitarie;
• messa in atto per le attività professionali, artigiane, i servizi nel Centro Storico di una serie di iniziative incentivanti (tagli alle tasse comunali: Acqua, RSU, ecc.), protese a ridare vitalità all’antico centro abitato.

SERVIZI
• Per una ridefinizione dei servizi da discutere e decidere in pubbliche assemblee popolari e per una gestione collettiva dei stessi attraverso l’associazionismo cooperativo presente in loco con lo scopo di offrire sbocchi occupazionali autogestionari ai disoccupati;
• per una ridefinizione in sede assembleare pubblica della Pianta Organica del Comune sulla base delle esigenze comunitarie;
• adoperarsi per la progettazione di lavori socialmente utili (assistenza domiciliare agli anziani, assistenza ai portatori di handicap, ecc.).
• discutere collettivamente la questione della RSA e del potenziamento delle strutture sanitarie già esistenti in loco;
• affrontare pubblicamente la questione relativa all’istruzione con l’obiettivo di salvaguardare e potenziare le strutture scolastiche di istruzione secondaria già esistenti (ad esempio: costruzione dell’edificio del Liceo Scientifico nei terreni dell’istituto professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente).

AMBIENTE
• Confrontarsi in apposite assemblee per trovare risoluzioni in merito ai problemi delle discariche abusive e della discarica pubblica;
• salvaguardare il verde, l’assetto paesaggistico e l’ambiente in genere da ogni forma di speculazione ed abusivismo edilizio;
• ridefinire la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani;
• avviare un intervento specifico di promozione dell’agricoltura biologica.

CULTURA
Biblioteca comunale
:
• elaborare un documento pubblico che regolamenti la gestione tecnica e culturale della stessa;
• affidare ad operatori (lavori socialmente utili, cooperative di servizi) la gestione tecnica della biblioteca;
• affidare la gestione culturale della biblioteca alle iniziative delle associazioni culturali presenti nel luogo.

Associazionismo culturale, ricreativo e sportivo:
• contribuire all’attività delle associazioni con fondi comunali che garantiscano il 50% di un tetto massimo e minimo di spesa prestabilito;
• esonerare le associazioni dalle tasse comunali (acqua, NU);
• garantire alle associazioni i locali dell’ex centro dimessi psichiatrici (ex scuole medie) o altre strutture municipali.

COMUNITÀ SCALO
• Attivazione della nuova stazione attraverso l’apertura degli uffici per il servizio passeggeri e dello scalo merci;
• aprire un discorso sull’uso degli immobili della vecchia stazione con la comunità scalo per giungere a delle soluzioni che soddisfino le esigenze sociali dei residenti;
• rilancio delle attività produttive cooperativistiche nel campo dell’agricoltura;
• urbanizzazione dello scalo fuori da logiche speculative ed in armonia con attività produttive cooperativistiche e l’ambiente.

TERME
• Affrontare la questione Terme in maniera seria e radicale chiamando a confronto l’intera comunità se non addirittura le comunità del Comprensorio;
• porre al vaglio del confronto collettivo sulla questione Terme proposte, quali ad esempio la gestione collettiva e cooperativistica delle stesse da parte della Comunità di Spezzano o delle Comunità del Comprensorio.

La FMB rivolge ai cittadini ed alle forze sociali un pressante invito ad un libero confronto, su tutte le proposte esposte, al di fuori delle idee politiche di appartenenza, per insieme discutere le problematiche sociali, con lo scopo di contribuire nel contempo all’affermarsi di un forte e genuino movimento civico di azione diretta per contribuire tutti in prima persona e in maniera autogestionaria alla risoluzione dei problemi che gravano sulla comunità.

Federazione Municipale di Base
di Spezzano Albanese

Impegnarsi a livello locale
della Comune Urupia

Quest’anno l’appuntamento con la Fiera dell’Autogestione si è finalmente spostato a Sud, novità fondamentale per Urupia: l’importanza di uscire da un circuito quasi esclusivamente legato a realtà nordiche e, in qualche modo, metropolitane era ormai diventato per noi una necessità non più rinviabile visto il contesto in cui viviamo e tentiamo di muoverci. La Fiera ha rappresentato fin dall’inizio un punto di riferimento e una scadenza fissa cui abbiamo sempre deciso di partecipare attivamente ma con un disagio crescente dovuto alla distanza che abbiamo sentito aumentare tra noi e le realtà con le quali ci siamo trovati a confronto: il nostro quotidiano è ben diverso da quello di tanti compagni perché profondamente diverso è il contesto sociale che viviamo: la nostra è una realtà agricola circondata da una società per lo più contadina e "arcaica" con problemi, limiti, prospettive ben lontani da quelli che si possono trovare a Milano o Torino o anche nelle realtà agricole del nord Italia. Per questo la scelta di Spezzano Albanese ci sembra aprire nuove possibilità di un soddisfacente percorso comune in quanto situazione vicina alla nostra, non solo geograficamente, ma vicine soprattutto per quel che riguarda il sostrato politico-sociale-culturale in cui agire, nella piena consapevolezza, però, di una profonda differenza.
L’appuntamento calabrese si inserisce perfettamente in quello che è stato lo sforzo - ma anche nella sfida - maggiore di Urupia nell’ultimo anno, muoversi a livello locale mantenendo costanti contatti con realtà sociali, gruppi di donne, individualità varie, anche molto diverse da noi, e cercando anche nuovi contatti, con la profonda insoddisfazione che ci accompagna nel constatare come ci sia paradossalmente più familiare la realtà del nord Italia e della Germania piuttosto di quella locale; questo non significa certo dare priorità al contesto regionale piuttosto che a quello a noi più noto - e a cui siamo sentilmentalmente e politicamente più legati, in quanto parte fondamentale della storia personale di praticamente tutte le comunarde - ma vuole completare un "lavoro" che è presupposto base del progetto Urupia, essere dimostrazione pratica della possibilità di autogestire la propria vita riprendendo pieno possesso della propria esistenza.
E in questa direzione stiamo facendo altri passi; nel mese di maggio abbiamo potuto realizzare alcuni fondamentali progetti che risalgono alle origini della Comune: prima di tutto abbiamo dato inizio all’autoproduzione di acqua calda grazie all’impianto solare, la cui costruzione non sarebbe stata possibile senza il sostegno dei numerossissimi compagni, giunti dai luoghi più diversi tra loro, che nel mese di aprile hanno animato il "cantiere Urupia" con un entusiasmo e un’energia tali da dare leggerezza a ritmi di lavoro molto pesanti.
Contemporaneamente, infatti, iniziavano anche i lavori di costruzione di due bagni e di un forno nuovo, essendo ormai situazioni limite da superare: i nostri tre bagni sono sempre stati insufficienti e il forno nuovo, da concludersi a fine estate, porterà un miglioramento della qualità del lavoro in questo settore "simbolo" di Urupia riducendo notevolmente le ore di lavoro a parità di produzione e creando uno spazio più adatto, utile anche per la trasformazione di altri prodotti.
Ci piace anche sottolineare come da qualche mese ci siamo liberati dalle passata dipendenza totale da piccoli produttori locali o - peggio - dalle varie centrali per quel che riguarda la produzione del latte e di qualche modesta quantità di formaggio grazie all’arrivo di una mucca che ci ha fatti progredire sulla strada dell’autonomia alimentare: la nostra crescita economica non ci ha ancora portati all’autosufficienza ma dagli ultimi mesi riusciamo a coprire circa le metà del nostro fabbisogno con una certa soddisfazione: crediamo che non sia facile per una realtà agricola come la nostra raggiungere in pochi anni livelli di produzione tali da garantire l’autonomia e questo per una serie di motivazioni oggettive, come lo stato di abbandono dei terreni e la nostra scarsa competenza al nostro arrivo, e soggettive, come le scelte da noi fatte rispetto lavorazioni e modalità di produzione.
Questo ha per noi delle conseguenze importanti costringendoci a rinviare continuamente investimenti e progetti che, nel tempo, ci porterebbero un notevole risparmio economico e migliori prospettive sociali, tenendoci invece legati al bisogno concreto di un ampio circuito di sostenitori che continuano ad essere fondamentali per la nostra sopravvivenza.

Comune Urupia

La Fiera dell’Autogestione approda a Spezzano Albanese

Di ospitare la fiera dell’autogestione al sud è da anni che se ne parla, e precisamente sin dopo la sua prima edizione tenutasi ad Alessandria sei anni fa. Motivazioni di natura varia, ma soprattutto legati all’oggettività geografica, essendo per lo più dislocate nel centronord le realtà partecipanti all’iniziativa autogestionaria, ci hanno fatto cambiare idea di anno in anno. Ma questa volta abbiamo deciso di raccogliere la sfida, ed infatti al suo sesto anno di vita la fiera dell’autogestione approderà al sud, e precisamente a Spezzano Albanese, dove da circa un trentennio una consistente presenza anarchica e libertaria si è radicata nel sociale, coadiuvata nell’ultimo decennio da una peculiare esperienza comunalista autogestionaria, quale appunto è quella della FMB - Federazione Municipale di Base.
Un’esperienza, quest’ultima, che dimostra quotidianamente con la propria prassi come lavorare nel sociale per una società altra non sia utopico, e come dunque non sia impossibile progettare e mettere in atto, passo dopo passo, nelle comunità dove si vive e si lavora una sfera politica e pubblica non statale, extraistituzionale, federalista autogestionaria, che impedisca alle istituzioni gerarchiche preposte al governo sulle comunità di fare, come si suol dire, il buono e il cattivo tempo, e offra nel contempo agli individui mezzi e strumenti per poter insieme autodeterminare, attraverso l’azione diretta e dunque attraverso l’impegno in prima persona, le proprie scelte rispetto alla soluzione da trovare alle problematiche territoriali ed al metodo di cui servirsi per la costruzione di una socialità nuova permeata sui valori della libertà e della solidarietà.
E come tutto ciò non sia impossibile, anche se non bisogna ignorare le difficoltà a cui si va incontro, soprattutto laddove non esiste il retroterra di una presenza libertaria nel sociale, lo dimostra ancora la nascita nel comprensorio e fuori di altre FMB, come quella di San Lorenzo del Vallo che da un anno circa dalla sua nascita, si è fatta promotrice di varie battaglie sociali che hanno stimolato dibattito nell’intera comunità, e come quella di San Giovanni in Fiore, che pur essendo nata in un territorio che non presentava particolari tradizioni libertarie, sta comunque lo stesso costruendosi, attraverso i suoi primi passi, i propri spazi di agibilità politica e sociale.
Comunque, ospitare la fiera dell’autogestione a Spezzano non rappresenta solo un’occasione che si da alla presenza libertaria e comunalista in loco per venire a diretto contatto, attraverso scambi di idee e progetti con altre esperienze autogestionarie disseminate in Italia e altrove, ma soprattutto l’opportunità che si da a tutte le altre esperienze autogestionarie presenti nel sud di sentirsi più vicine e coordinate nella progettualità ideale che le unisce pur nelle diversità peculiari che caratterizzano l’intervento nel sociale del vasto arcipelago autogestionario.
Arrivederci a Spezzano Albanese.

Federazione Municipale di Base di Spezzano Albanese

Sesta Fiera dell’Autogestione
19-20-21-22 agosto Spezzano Albanese
4 giorni sull’autogestione 4 giorni di autogestione

UN’OCCASIONE per parlarsi, stringere rapporti, scambiarsi idee e prodotti
UN APPUNTAMENTO per chi è convinto che l’autogestione sia l’ambito in cui la pratica nel qui ed ora della libertà si congiunge ad una forte tensione alla trasformazione sociale
UN’OPPORTUNITÀ per rendere più fitta e resistente la rete di collegamenti tra chi opera nei più diversi settori: dall’agire comunalista alle scuole autogestite, dall’autoproduzione agricola a quella musicale e culturale, dalla costituzione di comunità all’autogestione del territorio
UN LUOGO per intessere le relazioni dirette da cui trae la propria linfa vitale un movimento per l’autogestione

tutti i giorni
L’AUTOGESTIONE IN FIERA
esposizione, scambio, baratto di oggetti prodotti e fatti circolare fuori e contro la logica del mercato
tutte le sere
MUSICA E TEATRO DI GRUPPI AUTOGESTITI
ogni giorno
interventi autogestiti di artisti: pittori, scultori, poeti...

Nell’arco delle quattro giornate ci saranno dibattiti, tavole rotonde e gruppi discussione su temi specifici:

Giovedì 19 ore 17
Smaltimento dei rifiuti e tutela dell’ambiente: l’esperienza dei vari comitati locali che in tutta la penisola si battono contro inceneritori e discariche e contro le varie forme di inquinamento

Venerdì 20 ore 10
organizzazione dei gruppi di lavoro (progetto di un server di movimento; tutela dell’ambiente; proposta di un’università libertaria; catalogo per l’autogestione; economia autogestita...). I gruppi di lavoro si riuniranno per tutta la durata della fiera in tempi e modi decisi dai partecipanti a ciascun gruppo e avranno a disposizione spazi specifici per riunirsi.

Venerdì 20 ore 17
La cooperazione e l’associazionismo: per un’economia autogestita

Sabato 21 ore 10
Né di chiesa né di stato: per una scuola pubblica non statale

Sabato 21 ore 17
Municipalismo: l’autogestione come prassi comunalista fuori e contro la logica statuale

E, per concludere... e ricominciare a lavorare
Domenica 22 ore 10
L’ARCIPELAGO DELL’AUTOGESTIONE IN ASSEMBLEA

La Fiera si svolgerà a Spezzano Albanese (CS)
Possibilità di alloggio gratuito per saccopelisti, pensioni e campeggi a basso costo.
Dalla settimana precedente ci sarà un campo di lavoro per preparare la fiera: elettricisti, cuochi, muratori, giocolieri... sono i benvenuti

Per info: 0981 953680 (Domenico esclusivamente dalle 13,30 alle 14,30) oppure 0339 5788876 oppure 0338 6594361
E-mail lido@newtech.it