Un’isola
fatta di utopie quotidiane
Il centro culturale Ufa-Fabrik esiste dal 1979, l’anno in
cui l’area dismessa di 18.000 mq dell’UFA FILM (produttori di
film quali “Metropolis” di Fritz Lang, ma poi anche del notiziario
settimanale nazista) fu occupata in modo pacifico da una quarantina
di persone, legate in parte al movimento ecologico-politico
dell’epoca ma soprattutto attive con gruppi di percussioni e
circo di strada. Grazie alle loro capacità di trattativa, e
un po’ per la situazione atipica di Berlino dell’epoca dove
pur di evitare l’isolamento culturale della città le agevolazioni
non erano difficilissime da ottenere, la comune degli occupanti
ha raggiunto velocemente con il Senato della città un accordo
per l’utilizzo dell’area.
Confrontando la situazione odierna del centro con quella di
altri spazi culturali alternativi, salta all’occhio quanto la
loro autogestione sia legata al proprio progetto di vita individuale
e di gruppo. In questi anni hanno realizzato un luogo per vivere,
per lavorare, per i bambini e il proprio tempo libero, coniugando
tutti gli aspetti della vita in un unico luogo, con un atteggiamento
molto ludico, una programmazione di spettacoli spesso poco impegnativa
e relativamente dipendente da finanziamenti pubblici.
C’è una combinazione unica tra grande famiglia patriarcale e
comune sessantottina, tra progetto culturale e parco divertimenti
con fattoria, cabaret e varietà, convegni sugli ufo o sulla
canapa (pensare che nonostante la storia del luogo e il cinema
esistente, non c’è nessuna particolare ricerca di programmazione
cinematografica). La sperimentazione si concentra così soprattutto
in ambito sociale ed ecologico, dove l’aggregazione rappresentata
dal piacere di condividere espressioni artistiche, di suonare
insieme, di ospitare artisti e progetti culturali diventa stimolo
per la vita interna ed esterna dell’Ufa.
Il grande impegno assorbito dalla comunicazione interna alla
comune, luogo della capacità di vivere insieme pur essendo molto
eterogenei e con una reale integrazione degli stranieri presenti,
l’attenzione riservata alle modalità decisionali, alla ricerca
di alternative alla gerarchia, al diritto di scegliersi la propria
forma di vita privata e professionale è affiancato da una disponibilità
di apertura e condivisione quasi rigorosa verso i visitatori,
gli spazi sono disponibili, costituiscono ritrovo per una parte
del quartiere.
Anche una scuola libera
Numerose sono le presenze a convegni e seminari all’estero
(non solo in Italia ma anche a Bangkok, in Brasile e altrove)
e regolarmente vengono offerte visite guidate ad associazioni
o gruppi più disparati (dall’università straniera al gruppo
parrocchiale di paese in gita a Berlino). Ma soprattutto c’è
il coinvolgimento di giovani e non, che diventa un fattore rilevante
per l’atmosfera, non solo di consumo ma anche di produzione,
rivolta a gente normale, offrendo a molti la possibilità di
contribuire con le proprie capacità e a qualcuno di realizzarvi
una parte dei propri sogni restando a viverci.
C’è un centro di corsi per il vicinato, che vanno dalla preparazione
al parto all’assistenza notturna per neonati irrequieti, dallo
yoga a seminari riguardanti l’alimentazione e la danza del ventre.
Tra bar, spettacoli e attività sociali, il numero di lavoratori
anche esterni alla comune è notevole, complessivamente attorno
alle 150 persone.
Inoltre Yuppie, il “grande padre” dell’Ufa -Fabrik è stato promotore
della prima sfilata multirazziale “carnevale delle culture”
a Berlino, divenuta ormai una tradizione, mentre da pochi anni
ha iniziato a proporre spettacoli per la squadra di serie B
Tennis Borussia Berlin (squadra di calcio, nonostante il nome).
Queste esibizioni prima delle partite e a metà tempo di giovani
giocolieri, clown, musicisti di strada sono ben retribuite e
incidono positivamente sul clima all’interno dello stadio. A
quanto sembra è una tattica che inizia a far scuola: i tifosi
si picchiano meno (e fanno meno danni) se distratti da musicisti
sul campo, e per gli artisti quest’attività rappresenta un modo
per poter vivere del proprio lavoro.
L’area dell’Ufa ospita anche una scuola libera (indipendente
dalla comune), con 40-50 allievi dai 6 ai 12 anni, senza orari,
classi, strutture didattiche o verifiche, dove l’apprendimento
è lasciato alla curiosità e alle richieste dei bambini. Questo
sistema implica per gli studenti una profonda esperienza di
responsabilità, di definizione e comunicazione dei propri interessi,
di capacità di relazionarsi agli altri. Da quando la prima generazione
è passata successivamente senza problemi alle superiori convenzionali
e alla maturità, la scuola è ufficialmente riconosciuta.
Fuori dagli schemi
L’impegno verso l’ecologia è legato alla quotidianità, alla
tutela delle risorse comuni, il tutto nell’ambito del fattibile
e del risparmio. Iniziata con la ristrutturazione degli edifici
che erano in grave stato di abbandono, ha man mano comportato
un riappropriarsi del proprio ambiente, senza che quest’impostazione
ecologica sia diventata fanatica (basta guardare i cestini dei
rifiuti, non sempre rigorosamente differenziati). Sono stati
realizzati progetti sperimentali e innovativi, dal circuito
dell’acqua secondaria al compostaggio accelerato, dalla parete
insonorizzante piantumata allo sfruttamento dell’energia eolica
in ambiente urbano, con un impatto diretto sulla qualità della
vita quotidiana.
In effetti la portata alternativa dell’Ufa-Fabrik è talmente
integrata in una vita normale fatta di pranzi in compagnia,
discussioni sulle piante in giardino, da apparire accettabile
anche a chi non è dell’ambiente, a chi tendenzialmente appoggia
un’impostazione più tradizionale. Riesce così l’integrazione
con il quartiere e la città e diventano accettabili valori diversi
come quello di scegliersi la propria famiglia, di determinare
la propria vita fuori dagli schemi consueti, affermando la normalità
dell’alternativa.
Non grandi idee politiche, ma progetti concreti per coniugare
la ricerca del proprio benessere individuale con l’impegno di
renderlo perseguibile anche da altri - potrebbe essere questa
una definizione dell’atteggiamento assunto dagli ex-occupanti,
oggi gestori legali del centro.
Maria Mesch
Entrando si passa sotto la tettoia fatta da artisti coreani,
dopo il panificio - negozio
di alimentazione naturale c’è l’ufficio informazioni per i visitatori,
la segreteria e uffici,
seguiti dal Cafè Olè sullo sfondo.
I "comunardi" dell'Ufa-Fabrik (1999)
Alcuni pannelli solari. Nonostante il clima relativamente nordico
quest’installazione, uno degli impianti solari più grandi
e moderni
di Berlino, permette un risparmio annuo di circa 37.000 chilowattore
di corrente, che se prodotte convenzionalmente equivarrebbero
a 33
tonnellate di anidride carbonica emesse in atmosfera. Un altro
aspetto
originale dell’Ufa-Fabrik è la presenza di tetti piantumati.
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