rivista anarchica
anno 30 n.264
giugno 2000


Vivere nell'Ufa Fabrik
di Maria Mesch

Da oltre vent’anni nel cuore di Berlino pulsa un’esperienza comunitaria (ed ecologica) di vita e lavoro.

Un’isola fatta di utopie quotidiane

Il centro culturale Ufa-Fabrik esiste dal 1979, l’anno in cui l’area dismessa di 18.000 mq dell’UFA FILM (produttori di film quali “Metropolis” di Fritz Lang, ma poi anche del notiziario settimanale nazista) fu occupata in modo pacifico da una quarantina di persone, legate in parte al movimento ecologico-politico dell’epoca ma soprattutto attive con gruppi di percussioni e circo di strada. Grazie alle loro capacità di trattativa, e un po’ per la situazione atipica di Berlino dell’epoca dove pur di evitare l’isolamento culturale della città le agevolazioni non erano difficilissime da ottenere, la comune degli occupanti ha raggiunto velocemente con il Senato della città un accordo per l’utilizzo dell’area.
Confrontando la situazione odierna del centro con quella di altri spazi culturali alternativi, salta all’occhio quanto la loro autogestione sia legata al proprio progetto di vita individuale e di gruppo. In questi anni hanno realizzato un luogo per vivere, per lavorare, per i bambini e il proprio tempo libero, coniugando tutti gli aspetti della vita in un unico luogo, con un atteggiamento molto ludico, una programmazione di spettacoli spesso poco impegnativa e relativamente dipendente da finanziamenti pubblici.
C’è una combinazione unica tra grande famiglia patriarcale e comune sessantottina, tra progetto culturale e parco divertimenti con fattoria, cabaret e varietà, convegni sugli ufo o sulla canapa (pensare che nonostante la storia del luogo e il cinema esistente, non c’è nessuna particolare ricerca di programmazione cinematografica). La sperimentazione si concentra così soprattutto in ambito sociale ed ecologico, dove l’aggregazione rappresentata dal piacere di condividere espressioni artistiche, di suonare insieme, di ospitare artisti e progetti culturali diventa stimolo per la vita interna ed esterna dell’Ufa.
Il grande impegno assorbito dalla comunicazione interna alla comune, luogo della capacità di vivere insieme pur essendo molto eterogenei e con una reale integrazione degli stranieri presenti, l’attenzione riservata alle modalità decisionali, alla ricerca di alternative alla gerarchia, al diritto di scegliersi la propria forma di vita privata e professionale è affiancato da una disponibilità di apertura e condivisione quasi rigorosa verso i visitatori, gli spazi sono disponibili, costituiscono ritrovo per una parte del quartiere.

 

Anche una scuola libera

Numerose sono le presenze a convegni e seminari all’estero (non solo in Italia ma anche a Bangkok, in Brasile e altrove) e regolarmente vengono offerte visite guidate ad associazioni o gruppi più disparati (dall’università straniera al gruppo parrocchiale di paese in gita a Berlino). Ma soprattutto c’è il coinvolgimento di giovani e non, che diventa un fattore rilevante per l’atmosfera, non solo di consumo ma anche di produzione, rivolta a gente normale, offrendo a molti la possibilità di contribuire con le proprie capacità e a qualcuno di realizzarvi una parte dei propri sogni restando a viverci.
C’è un centro di corsi per il vicinato, che vanno dalla preparazione al parto all’assistenza notturna per neonati irrequieti, dallo yoga a seminari riguardanti l’alimentazione e la danza del ventre. Tra bar, spettacoli e attività sociali, il numero di lavoratori anche esterni alla comune è notevole, complessivamente attorno alle 150 persone.
Inoltre Yuppie, il “grande padre” dell’Ufa -Fabrik è stato promotore della prima sfilata multirazziale “carnevale delle culture” a Berlino, divenuta ormai una tradizione, mentre da pochi anni ha iniziato a proporre spettacoli per la squadra di serie B Tennis Borussia Berlin (squadra di calcio, nonostante il nome). Queste esibizioni prima delle partite e a metà tempo di giovani giocolieri, clown, musicisti di strada sono ben retribuite e incidono positivamente sul clima all’interno dello stadio. A quanto sembra è una tattica che inizia a far scuola: i tifosi si picchiano meno (e fanno meno danni) se distratti da musicisti sul campo, e per gli artisti quest’attività rappresenta un modo per poter vivere del proprio lavoro.
L’area dell’Ufa ospita anche una scuola libera (indipendente dalla comune), con 40-50 allievi dai 6 ai 12 anni, senza orari, classi, strutture didattiche o verifiche, dove l’apprendimento è lasciato alla curiosità e alle richieste dei bambini. Questo sistema implica per gli studenti una profonda esperienza di responsabilità, di definizione e comunicazione dei propri interessi, di capacità di relazionarsi agli altri. Da quando la prima generazione è passata successivamente senza problemi alle superiori convenzionali e alla maturità, la scuola è ufficialmente riconosciuta.

 

Fuori dagli schemi

L’impegno verso l’ecologia è legato alla quotidianità, alla tutela delle risorse comuni, il tutto nell’ambito del fattibile e del risparmio. Iniziata con la ristrutturazione degli edifici che erano in grave stato di abbandono, ha man mano comportato un riappropriarsi del proprio ambiente, senza che quest’impostazione ecologica sia diventata fanatica (basta guardare i cestini dei rifiuti, non sempre rigorosamente differenziati). Sono stati realizzati progetti sperimentali e innovativi, dal circuito dell’acqua secondaria al compostaggio accelerato, dalla parete insonorizzante piantumata allo sfruttamento dell’energia eolica in ambiente urbano, con un impatto diretto sulla qualità della vita quotidiana.
In effetti la portata alternativa dell’Ufa-Fabrik è talmente integrata in una vita normale fatta di pranzi in compagnia, discussioni sulle piante in giardino, da apparire accettabile anche a chi non è dell’ambiente, a chi tendenzialmente appoggia un’impostazione più tradizionale. Riesce così l’integrazione con il quartiere e la città e diventano accettabili valori diversi come quello di scegliersi la propria famiglia, di determinare la propria vita fuori dagli schemi consueti, affermando la normalità dell’alternativa.
Non grandi idee politiche, ma progetti concreti per coniugare la ricerca del proprio benessere individuale con l’impegno di renderlo perseguibile anche da altri - potrebbe essere questa una definizione dell’atteggiamento assunto dagli ex-occupanti, oggi gestori legali del centro.

Maria Mesch

 

 


Entrando si passa sotto la tettoia fatta da artisti coreani, dopo il panificio - negozio
di alimentazione naturale c’è l’ufficio informazioni per i visitatori, la segreteria e uffici,
seguiti dal Cafè Olè sullo sfondo.

 


I "comunardi" dell'Ufa-Fabrik (1999)

 


Alcuni pannelli solari. Nonostante il clima relativamente nordico
quest’installazione, uno degli impianti solari più grandi
e moderni
di Berlino, permette un risparmio annuo di circa 37.000 chilowattore
di corrente, che se prodotte convenzionalmente equivarrebbero a 33
tonnellate di anidride carbonica emesse in atmosfera. Un altro aspetto
originale dell’Ufa-Fabrik è la presenza di tetti piantumati.

 

 

UFA-FABRIK
VIKTORIASTR. 10-18
D-12105 BERLIN-SUD
info@ufafabrik.de
www.ufafabrik.de
tel. + 45.30. 755030