rivista anarchica
anno 30 n.265
estate 2000


racconto

La Bandiera del P.C.I
se la prende l’anarchia
di Tina Goldman

Quando la realtà supera la fantasia

Lei racconta che quella mattina si sentiva stranamente euforica... Anche a mettercisi d’impegno, non aveva davvero l’ombra di un’ombra di motivo per esserlo. Tra l’altro, come sempre, appena alzata cominciò a giocare d’azzardo con il tempo degli orologi... doveva essere a lavorare presto e, prima, aveva un sacco di cose da sbrigare.
Passando veloce in bicicletta... la vide... bella... nel suo rosso vecchio e un po’ disfatto. Mentre pedalava in fretta seguendo il ritmo clandestino della musica nell’orecchio, pensò che forse ricorreva qualche anniversario importante che le era sfuggito... le date, le ore, i minuti... le sfuggivano da una vita. Forse al circolo, rimasuglio della casa del popolo, stavano organizzando qualcosa.
Lei racconta che si perse come sempre nei suoi pensieri, arrivò grondante di sudore al lavoro e scoprì che l’appuntamento era per il pomeriggio... Che fare? Raccogliendo le sue ultime risorse di energia si risistemò il look interiore, riprese la bicicletta e giocò a far finta di essere (... sana) uscita per una rigenerante passeggiata mattutina. Fischiettando, percorse con una pacatezza nevrotica le alcune centinaia di metri trafelati di poco prima e, come un richiamo ammiccante, stanca ironia di una smemoratezza così ovvia da essere incomprensibile, la rivide.
Lei racconta che, stralunata ed incredula, si accorse che la rossa, non era altro che l’assurda scenografia di un mucchio di spazzatura. Allora strinse nelle sue mani i freni, scese dal suo cavallo paziente e complice e cercò un essere umano che la potesse illuminare su quel teatro così spudoratamente simbolico e così disarmante nella sua ingenuità da chiedere vendetta al primo ignorante che sarebbe passato. Lo trovò, l’umano s’intende... e al suo sguardo stralunato, lui rispose che sì certo, quella era proprio spazzatura, che sì, stavano buttando via tutto...presto anche la casa sarebbe stata buttata via, che sì, ma sì, anche quella era parte del mucchio di spazzatura, e... accipicchia... averlo saputo (ma chi va a pensare che ci sia gente interessata a certa roba vecchia...), ne avevano già buttate via di più piccole, uguali sa? solo più piccole... Ma... scusi... c’è scritto comitato di fabbrica delle reggiane...?! Sì! Proprio così, stiamo smobilitando...di buono c’erano solo un po’ di bicchieri... quelli a calice sa? mica quelli belli eh! quelli un po’ vecchi. Sa ci trasferiamo nella sede nuova, tre circoli, in un’altra zona... tutta roba vecchia... di roba vecchia ce n’è sempre troppa!
Lei racconta che lui gliela consegnò... ancora non ci credeva. Tornò a casa, la lavò subito, quasi a segnare un territorio prima che qualcuno arrivasse a dire che No... non crederà che il nostro antico partito disperda i suoi ricordi consegnandoli alla prima sconosciuta che passa, non diamo mica le perle ai porci, noi! ci teniamo alla nostra storia, eh sì (dunque aspetti che apro il cassetto delle parole adatte... ah sì), la nostra memoria è le radici che ci permettono di volare alto nel cielo dell’utopia politica ( forse ho un tantino esagerato? boh, vediamo che effetto fa...), è da lì che veniamo, cosa crede? E poi lei la conosciamo (e anche se non la conoscessimo potremmo presupporlo)... le sue simpatie libertarie... che razza di faccia tosta la sua, sempre pronti gli anarchici ad indebolire la verità, la politica seria, la sana alternativa, il partito del futuro (nel senso che sarà l’unico perchè ci saranno finiti dentro tutti... Tutti??! Tutti!), cioè insomma, Noi. Macchè gliel’hanno data! non dica assurde bugie, come? la spazzatura... ma per piacere, cos’è fantapolitica? troppa fantasia! secondo lei buttiamo la nostra storia nella spazzatura? Sempre disfattisti bugiardi e polemici gli anarchici, sempre a fare il gioco del nemico (scusi quale nemico? forse voleva dire possibile alleato...) la nostra memoria in balìa della raccolta urbana dei rifiuti... mi faccia il piacere! Si è accorta che abbiamo anche governato nel frattempo (ops! mi è sfuggito... come ho potuto non accorgermi della differenza? ah... sì! la differenza, adesso ricordo... una guerra che così non l’avrebbe fatta nessuno!), ma sa che razza di impegno mantenersi saldi al governo? Può essere che con tutto quello che c’è da fare... il nuovo che avanza... le responsabilità del potere.. .qualche distrazione ci possa essere stata... ma lei! approfittarne così! Poteva anche far finta di niente, passarci sopra... di stoffa rossa ne vendono ancora, poca è vero, ma qualcosina si trova, si poteva rifare, più bella, più brillante, più dignitosa... e magari appenderla alla camera del lavoro... chi vuole che si accorgesse che non era l’originale! Già questi sentimentalismi... bisogna essere realisti, cara mia, anzi sa cosa le dico? se la tenga ‘sta bandiera, sa quante altre dovremo farne, nuove, ogni volta un nome diverso...e poi anche il colore, oh vedrà...anche il colore... cambiare... cambiare... chi si ricorderà più?!
Lei racconta che, sentendo quasi di compir sacrilegio di una storia non sua, ma certa di una sua certezza antica di viscere e memoria che quel caso non fosse altro che una sensata coincidenza, decise di darle asilo politico e tra le pieghe e i buchi di quella stoffa scucita che riemergeva confortata dalle carezze dell’ammorbidente, si prese quella storia e si giurò che le avrebbe fatto compagnia.
(Pare che da quel momento lei abbia deciso di passar spesso in bicicletta anche davanti a vecchi circoli anarchici...non si sa mai... con i tempi che corrono, potrebbero esserci altre clandestine cui offrire asilo politico...).

Questa storia mi è stata narrata dalla stessa protagonista che esige l’anonimato perchè si dichiara allergica a qualsiasi tipo di domanda, in particolare se posta da funzionari di partito ed affini. È tutta proprio proprio vera e questo dimostra che l’immaginazione è una bazzecola rispetto alla realtà e che la fantapolitica non è che un’anticipazione parziale e un po’ soft di ciò che sicuramente prima o poi potrebbe avvenire.

Tina Goldman