rivista anarchica
anno 30 n.268
dicembre 2000 - gennaio 2001



diario a cura di Felice Accame

 

La polmonite luterana e l'arsenico cattolico

 

Lo scisma confessionale tra protestanti e cattolici ebbe gravissimi riflessi politici e militari. Dal 31 ottobre del 1517, cioè da quando Lutero affisse le sue 95 Tesi sulla porta del Duomo di Wittenberg, le guerre europee prendono spesso l'avvio come guerre di religione e soltanto dopo un po' mostrano la loro natura di lotta per l'egemonia politica e militare. Anche il babbo di Cristina di Svezia, Gustavo Adolfo, guidò un esercito di protestanti contro la Lega Cattolica e, in coerenza con quanto stabilito a Upsala nel 1597 – che vi sarebbe stata condanna penale per chi deviava dal luteranesimo – non ci pensava su due volte a giustiziare cattolici svedesi. Al tempo vigeva il principio secondo il quale al popolo era automaticamente attribuita la fede confessionale scelta dal re e se, dunque, sua figlia Cristina, che a diciotto anni è già sul trono, è in odor di conversione, sembra che stia per saltare il fosso da un momento all'altro, beh, si tratta di un caso politicamente rilevante. La Guerra dei Trent'anni è appena finita. Ci mancano solo i dubbi di Cristina per farla ricominciare. Rischiano di lasciarci la pelle in parecchi.
La pelle ce la lascia, invece, Cartesio. Il noto filosofo, infatti, senza troppo entusiasmo ha finito con l'accettare l'invito della regina Cristina di Svezia che lo voleva alla sua corte, pronto a insegnarle la sua filosofia e i segreti della natura in orari impossibili. Rettitudine morale luterana, educazione militaresca, consapevolezza di quanto il sacrificio tempri l'animo garantendone le conoscenze volevano ch'ella si svegliasse sistematicamente alle quattro e che convocasse il filosofo, per le prime lezioni, alle cinque, giusto dopo qualche esercizio fisico e spirituale nelle fresche mattinate della Stoccolma invernale. Cartesio, che amava dormire e poltrire fra le coltri fino a tardi, ci andò poche volte, ma a sufficienza, come dicono le cronache più accreditate, per buscarsi un'influenza, presto degenerata in polmonite e causa inequivocabile, l'11 febbraio del 1650, della sua morte. Era partito da Amsterdam il 5 settembre dell'anno precedente. In cinque mesi c'era rimasto secco.
Anche perché allo scopo avevano provveduto due robuste dosi di arsenico. Questa seconda storia della morte di Cartesio è narrata in un bel libretto del medico e storico tedesco Eike Pies, che s'intitola Il delitto Cartesio (Sellerio, Palermo 1999). In esso, l'autore rende nota una documentazione inedita sufficiente ad accreditare l'ipotesi che il filosofo francese sia stato ammazzato. Pies stava facendo ricerche su un proprio antenato che visse all'epoca dei fatti, quando gli è saltata fuori, casualmente, la lettera di un amico medico alla corte di Cristina di Svezia. In questa lettera, che era stata passata al vaglio della censura reale, si ribadiva la tesi ufficiale della morte per polmonite, ma, al contempo, si registrava tutto il calvario del filosofo, giorno per giorno, sintomo per sintomo. E i sintomi, per chi sapeva qualcosa di medicina, erano quelli, tipici, dell'avvelenamento da arsenico.
Al contempo, Pies individua sia il movente che il potenziale assassino. Nella stessa ambasciata francese dove abitava Cartesio, infatti, era venuto ad abitare il monaco agostiniano François Viogué, che si fregiava del titolo di "missionario apostolico nelle terre del nord" e incaricato segretamente dal Vaticano di trattare la conversione al cattolicesimo della regina. Che Cartesio desse più di un fastidio ai cattolici è testimoniato sia dal fatto che, anni prima, era riuscito a scampare ad un processo soltanto grazie ad amici potenti e sia dal fatto che, anni dopo, tutte le sue opere furono messe all'Indice dei libri proibiti. Erano anni in cui, peraltro, bastava formulare un abbozzo di fisica antiaristotelica per essere condannati a morte. L'ipotesi che Cartesio sia stato fatto eliminare dalla Chiesa cattolica per non intralciare la conversione della regina è ben fondata. Che il delitto abbia poi pagato è dimostrato dal fatto che Cristina, quattro anni dopo, si converte davvero: ma – per la buona pace degli svedesi – abdica, va a Roma, diventa l'amante del cardinale Dezio Azzolino, si iscrive all'accademia dei Lincei, ispira l'Arcadia e ne fa abbastanza da meritarsi la reincarnazione in un fumettone cinematografico, nel 1933, sotto le spoglie di Greta Garbo.
"Ecumenico" sta per generale, universale, deriva dal greco dove era usato per designare tutta la terra abitata ed abitabile. La Chiesa cattolica ha sempre definito ecumenici quei concilii cui partecipavano tutti i vescovi cattolici del mondo. Sulla legittimità di definirsi ecumenici i patriarchi di Costantinopoli hanno litigato per secoli con i Papi di Roma e, nel tentativo di non calare le braghe, questi ultimi, a est, hanno dovuto fronteggiare più di uno scisma. Il significato attribuito oggi alla parola è pertanto metaforico. L'ecumenismo è roba tutta loro e non concerne in alcun modo le altre Chiese.
Si comprende così perché, perfino in questi nostri giorni tanto apparentemente esenti da lotte relative al potere temporale delle chiese, il cardinale Ratzinger ricordi l'assoluta centralità della Chiesa Cattolica come sola dispensatrice in Terra della "piena salvezza". All'oibò incredulo ed offeso dei protestanti, Ratzinger risponde che ritiene la "pretesa" dei suoi "amici luterani" assurda, perché, a suo parere, le chiese protestanti – al plurale svilente –, sarebbero soltanto "strutture sorte da casualità storiche".
E qui, a mio avviso, rischia. Quantomeno un'accusa di eresia. Se i protestanti sono il frutto del caso, è implicito che i cattolici, invece, siano frutto di una necessità. Necessità che, in casa cattolica, non s'identifica né con l'abolizione delle classi e il comunismo universale né con il determinismo materialista che avrebbe agognato Laplace, ma con la Provvidenza. Provvidenza, tuttavia, a responsabilità limitata, perché alla sua lungimirante capacità regolativa, ogni tanto scappa qualcosa. Come la riforma luterana, o come la lettera di quel medico che, in pratica, rivela che Cartesio è stato assassinato.

Felice Accame