rivista anarchica
anno 31 n. 277
dicembre 2001 - gennaio 2002


Il futuro di Edipo

 

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a cura di Carlo E. Menga

La compagnia di telefonia mobile BLU (“Il futuro che non c’era”: approfittando del fatto che le nuove generazioni si guardano bene dal leggere Leopardi, tutti non fanno altro che tessere sperticate lodi del futuro per vendere il proprio “nuovo” prodotto. Presto sarà ben evidente, senza necessità di pellegrinaggio a Recanati, come le sorti dell’umanità siano tutt’altro che “progressive”. Sarà un disastro, ma ogni tanto qualche potente dose di disillusione fa bene alla salute.), non contenta di averci ammorbato per mesi col neonato giuggioloso e gongolante, ci ammannisce una nuova campagna pubblicitaria, fondata sulle varazioni sul tema della cosiddetta Legge di Murphy. Campagna un po’ più varia e piacevole di quella precedente, ma che a occhio esperto non manca di rivelare un paio di punti critici.
Certo, è simpatico e divertente (e talora anche vero) far notare come (cito a senso, non a memoria) “un’informazione non si trova mai dove la si cerca”, “non fare mai capire a un congegno meccanico che hai fretta”, “la fila a fianco è sempre la più veloce”. Non c’è bisogno di essere uno sfigato alla Dario Vergassola, per avere esperienza di queste leggi inconfutabili. Chiunque si è trovato infinite volte nella vita a dover subire tali forme di ineluttabilità. Forse è proprio per questo che gli spot in questione risultano gradevoli, per il fatto che il pubblico si riconosce, anziché come anomalia, come fenomeno del tutto naturale. Di nuovo, comunque non c’è proprio nient’altro.
Già la saggezza antica vuole sconfitta la pioggia dall’essere usciti con l’ombrello, e viceversa vuole propizie le precipitazioni dall’esserne sprovvisti per strada. E non occorre un Mark Twain per raccontare innumerevoli aneddoti in merito alla contrarietà della realtà all’idea. Io stesso potrei raccontare modalità diverse e nevroticamente sfrenate da me adottate per abbindolare il destino ineluttabile. Ho acceso sigarette alla fermata dell’autobus, ed armeggiato col sedile della mia automobile al semaforo rosso, ed evitato stoicamente di cambiare fila, ed uscito di notte senza preservativo. Ma invano. Novello Edipo, nonostante tutti gli sforzi e gli astuti accorgimenti, non sono riuscito a evitare di uccidere Laio e sposare Giocasta, e ho consumato stecche di sigarette aspettando il 14. Ingenuo come Fichte, ho creduto di poter ancora dissimulare l’intenzione, nella speranza di far credere alla realtà che non mi opponevo, nell’intento che essa, opponendosi, mi favorisse: dunque uscendo senza ombrello affinché, spingendo la realtà a pensare che io desiderassi la pioggia, non piovesse. E via attorcigliandomi. Ma invano. La legge di Murphy, come tutte le leggi, è pressocché ineluttabile. E, soprattutto, farla franca non dipende da abilità umana, ma da cieca sorte.
Ma vi siete chiesti perché, come io me lo sono chiesto, tra gli spot messi in scena non figuri mai la legge originale, ma soltanto delle leggi derivate che sono banali corollari di essa? Tanto banali da risultare irrilevanti e innocue. Perché gl’ideatori degli spot di BLU non ci pensano neanche a mettere in scena l’originale, anzi, arzigogolano tanto le derivate che sorge il dubbio che ci tengano a tener quella celata, a non lasciarsi sfuggire l’implicito che, viscido, si divincola tra le loro mani?
Vi ricordate cosa dice la legge di Murphy? Essa recita: “Se qualcosa può andar male, lo farà”. Essa va al nocciolo della questione, non cincischia sulle file di automobili nel traffico o sui distributori automatici di preservativi. Afferma che le sorti dell’umanità non sono affatto “magnifiche”, che gli Almanacchi sono tutti uguali, che il mio cellulare, o la mia lavastoviglie, o la mia linea telefonica, o il mio microchip prima o poi si guasteranno. Sono progettati per guastarsi. Probabilmente non sono progettabili altrimenti. E anche BLU, come WIND, come TIM, come OMNITEL, ecc., può andar male. E, prima o poi, lo farà.

Carlo E. Menga