rivista anarchica
anno 32 n. 278
febbraio 2002


Fenomeni e parere
ovvero
della memoria storica

 

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a cura di Carlo E. Menga

Dittature, ideologie, integralismi, religioni rivelate, teorie filosofiche e altre amenissime invenzioni umane, hanno in comune ciò che Karl Popper rimproverava alla psicanalisi. E cioè di essere esattamente il contrario della scienza, in quanto le dottrine su cui si fondano hanno come caratteristica quella di non essere in nessun modo falsificabili, ossia di non consentire, al contrario della scienza, alcun tipo di esperimento che possa confutarne i fondamenti o le previsioni. Ovvero: se un fenomeno non si accorda con i presupposti della dottrina, il risultato non è una ristrutturazione della dottrina stessa, ma, nel migliore dei casi, una reinterpretazione del fenomeno anomalo, quando non addirittura uno smaccato misconoscimento del fenomeno stesso. Come ben sanno tutti quelli che, avendo avuto a che fare con uno psicanalista, scoprono presto che nonostante ogni loro professione di sincerità confessionale, il proprio punto di vista è comunque messo in scacco dall’arma delle intenzioni nascoste e “reali” del proprio inconscio, l’accesso al quale, essendo a loro assolutamente negato, non oppone invece alcun ostacolo all’acume del terapeuta e alla potenza della sua analisi. A mio avviso la terapia risulterebbe meno stressante e più economica se ottenuta confessandosi a un prete: costui almeno crede alle tue parole. E tra un pater e quattro avemarie e la regressione alla scena primaria attraverso il transfert, non ci vedo una grande differenza né teorica né taumaturgica. Inoltre almeno la religione possiede una casistica, sia pure non troppo rigorosamente attestata, di guarigioni di malattie, contrariamente a quanto possa vantare la psicanalisi.
Il compagno Zdanov è un classico esempio di riscrittura del fenomeno, ed è noto che i libri di storia da lui approvati descrivevano esattamente il progresso lineare e inarrestabile del popolo della Grande Unione Sovietica, guidata dal Grande Partito Comunista. Con lo stesso scientifico risultato del compagno Lysenko, il quale, riconoscendo alla luce del Grande Marxismo Leninismo (nonché delle dottrine del compagno Engels) che le teorie ereditario-evoluzionistiche occidentali altro non erano che fole capitalistiche e imperialistiche, ha tenuto a battesimo piani quinquennali che hanno arretrato le potenzialità di produzione agricola delle campagne russe di almeno cinquant’anni.
Nel piccolo della nostra italietta televisiva, a noi non poteva mancare la compagna Zanicchi Iva da Ligonchio, la quale, in una recente trasmissione Mediaset, spalleggiata da una matura signora Longari, e da uno stravecchio come la grappa e stragonfio di oliocuore Mike Bongiorno (comunque inossidabilmente fedele alla propria fenomenologia, come precisamente descritta da U. Eco), ha compiuto una brillante operazione ideologica di stampo zdanoviano. Teste la summenzionata Longari (“io lavoro all’archivio RAI, e non ho mai riscontrato quell’episodio”), e complice il Grande Mike (“io non ricordo che sia mai successo, e se anche la signora Longari lo conferma…”), la Zanicchi da Ligonchio ha tentato di cancellare un episodio storico della nostra televisione, che neanche la censura e la buoncostume erano riuscite a cassare: la famosa esclamazione del Bongiorno “Ahi ahi ahi, signora Longari, lei mi cade proprio sull’uccello…!”. L’episodio è arcinoto a tutti quelli che, come me, videro quella puntata di Rischiatutto e si sbellicarono dalle risate. L’unico dubbio che si poteva avere, e sul quale si sarebbe potuto discutere con un certo interesse o intelligenza, era quello se Mike in quella circostanza ci fosse o ci facesse. E tra l’altro si sarebbe potuta citare a proposito proprio la “fenomenologia” di Eco, la qual cosa avrebbe persino rischiato di fornire a Mike il lustro della profondità, sia pure col beneficio d’inventario dell’involontarietà.
Il popolo bue, invece di rivoltarsi scendendo in piazza e chiedendo a gran voce la pelle di Mike, la testa della Longari e le culottes della Zanicchi (peraltro trofei scarsamente appetibili), ha dovuto attendere l’intervento riparatore di Ghezzi, che, a quanto pare (io non l’ho visto), tempestivamente e a proposito ha denunciato il tentativo mediasettico riproponendo la pizza RAI accidentalmente sfuggita alla zelante campionatura della Longari, su Blob.
Meno male che conserviamo ancora un po’ di memoria storica. Ma aspettate: quando quelli della mia generazione saranno tutti morti o rimbambiti, e gli eredi di Berlusconi avranno venduto le pizze Rai agli abitanti di un’isolotto della Micronesia in cambio di sottoscrizioni di piani d’accumulo per pensioni integrative, vedrete che le pagine del nuovo libro di storia scorreranno via senza intoppi.
Certo, voi direte, le papere di Mike non sono questioni di vita e di morte. Ma se spacciano quelle per mai dette, se vogliono farci credere che l’oliocuore se la ride dei betabloccanti, se tentano di riscrivere le pizze RAI come dei libri di storia sovietici, che cosa faranno dei discorsi di Bin Laden, delle scatole nere al largo di Lampedusa e di tutte le prossime scatole nere? Che cosa hanno fatto o tentato di fare dell’incidente ferroviario di Gioia Tauro, delle bombe anarchiche a Piazza Fontana, dei documenti spariti da una piccola utilitaria incidentata sull’autostrada verso Roma investita da un rimorchio fermo a luci spente, di una finestra chiusa male nel palazzo della questura di Milano, solo per citarne alcune? I regimi sono abituati a far trascorrere più volte sempre gli stessi quattro carri armati per far credere che siano quattrocento. Pensate un po’…eh?!…cari amici! Se Mike… pardon…Adolf Hitler avesse avuto Mediaset o una qualsiasi altra televisione moderna, oggi l’Olocausto non sarebbe mai esistito…! Ehh?!… Ci pensate?… Allegriaaa!!!... Fiato alle trombe, Turchetti…!

Carlo E. Menga