rivista anarchica
anno 32 n. 285
novembre 2002


musica

Non (solo) per cantare
di Stefano Starace

Têtes de Bois
Ferré, l’amore e la rivolta

La mémoire et la mer
Il Manifesto, 2002.

I grandi uomini non muoiono mai e, a prescindere dal luogo di nascita, appartengono a tutti. È il caso di Leo Ferré, musicista e poeta anarchico francese richiamato alla memoria, in Italia, dal gruppo romano dei Têtes de Bois in un disco, sicuramente il più impegnativo dei tre realizzati, che probabilmente si colloca tra le più importanti pubblicazioni dell’intera annata discografica.
L’album contiene quattordici canzoni scelte nell’intera produzione Ferré in felice collaborazione della sua famiglia entusiasta del progetto e produttrice del disco attraverso la propria casa discografica, La mémoire et la mer. Il risultato è rappresentato da un’ora di un emozionante cantato, di parole che bucano la barriera del tempo e di suoni puliti su arrangiamenti anche brillanti riadattati secondo il gusto e lo stile jazzato dei Têtes de Bois. Alle musiche hanno partecipato Antonio Marangolo, Giovanni Lo Cascio, Giuseppe Mulé e Rodolfo Maltese mentre ad accompagnare Andrea Satta sono state le voci di Nada, Daniele Silvestri e del mitico Francesco Di Giacomo.

 

Davide Van De Sfroos
...e semm partii

Tarantanius, 2001

Gli ultimi mesi hanno visto Davide Bernasconi, in arte Van De Sfroos, protagonista di una fase appassionante di “cronaca politica” del nostro paese. Per quel che ci riguarda l’artista c’è e questo disco lo impone nella non folta schiera di musicisti che, oltre alla mezz’ora d’aria, possono contribuire alla crescita civile di un paese come il nostro sempre più vicino alla bancarotta culturale. Un, seppur timido, accostamento a Fabrizio De André ci può stare almeno per il modo di far rivivere in musica piccole e poco ingombranti storie recuperate per via orale e riconsegnate al presente, restituite della giusta dignità e rilevanza. Le armi usate sono principalmente due: il folk, la musica forse più vicina al “sentire” dei popoli, e il dialetto, la lingua che, come affermava il maestro Faber, “...aiuta a reinventare la lingua nazionale... ad essere creativa e viva...”. Del comasco si consigliano pure le due pubblicazioni precedenti: Brèva & Tivàn (’99) e Per una Poma (’99).

 

Andrea Mazzacavallo
Low-fi

Edel, 2002

Lo spunto per questo lavoro viene offerto dallo spettacolo teatrale Crepacuore in cui il linguaggio della letteratura, della poesia o degli idiomi locali, attraverso la recitazione (di Lello Lombardi), si mescola ben bene a quello della canzone, della musica. Una lirica ed uno stile musicale aperto, non incastonato in paletti compositivi, ed un tot di episodi presentati in acuta e pungente veste ironica cui non mancano toni di penetrante drammaticità. Una contaminazione intrinseca, quindi, per una produzione made in dobro con la seconda traccia, in ladino, che spicca su tutte per bellezza e fascino. Di rilievo i contributi di musicisti come Ares Tavolazzi, Pierluigi Ferrari, Andrea Rossi Andrea. Una sorpresa.

 

Elvira e Giovanni Lo Cascio
Hotel Dajti

CLK Orange Maccaja, 2002

Per raccontare una storia al di là del mare al regista Carmine Fonari serviva una musica che potesse interpretare culture e destini, ansie e speranze, di paesi e mondi diversi come possono essere l’Italia e l’Albania, tanto vicini da potersi guardare quanto distanti da non riuscire a sopportarsi. Ma il Mediterraneo può più di tutto e porta il suo carico di musica in lungo e in largo facendo convivere gli ottoni con il duduk, le corde dei pianoforti e degli archi con la lira macedone... Che lezione!

Stefano Starace