rivista anarchica
anno 38 n. 338
ottobre 2008


repressione

Ma Libera non muore
di Andrea Staid

 

Ad Andrea, nostro collaboratore, che per un anno ha vissuto a Libera, abbiamo chiesto di scrivere qualcosa “a caldo”. Ci ha fatto avere questa cronaca della fine di un’esperienza... che non è finita e non vuole finire.

Non avrei mai voluto scrivere questo articolo perché alla fine non ci credevo più alla possibilità dello sgombero di Libera e invece è avvenuto l’8 Agosto 2008 e lo hanno fatto “in grande stile”, lo stile dello stato, con la violenza dei suoi servi, con le ruspe per distruggere il più velocemente possibile otto anni di lavoro, autogestione, lotta collettiva e soprattutto di socialità e gioia anarchica.
Prima di passare ai fatti dello sgombero voglio parlare brevemente di quello che Libera e il collettivo “Gli Agitati” hanno fatto nella città di Modena e per il movimiento libertario-anarchico in questi otto anni di attività.
Libera è un progetto che nasce dall’idea e dall’esigenza del collettivo anarchico e libertario “Gli Agitati”.
Libera si è proposta come reale alternativa di esperienza sociale e politica estranea a vincoli istituzionali e a logiche partitiche.
Nella esperienza di spazio sociale, con la nascita di un’abitazione collettiva, i compagni/e hanno iniziato a sentire fortemente l’esigenza di fare rivivere tutte le aree verdi intorno creando un progetto ecologico. Un progetto che ha funzionato fino all’ultimo, fra le tante parti importanti di questo progetto, c’e` il rimboschimento del territorio di Libera, la creazione di un frutteto, di un orto, la costruzione di pannelli solari, la fitodepurazione, un pozzo per l’acqua e tantissime altre cose nel rispetto della natura e delle terre occupate.
Questo per quanto riguarda il progetto ecologico, perché sin dai primi mesi/giorni di occupazione Libera inizierà con la sua infinita attività di spazio sociale aperto a tutti con una quantità enorme di iniziative che vanno da concerti di tutti i generi musicali, sound system, spettacoli teatrali, danza, festival musicali e cinefestival indipendenti.
Potrei dilungarmi ancora molto sulle innumerevoli attività che i compagni/e hanno portato avanti in otto anni di lotta e resistenza allo sgombero, ma lo spazio non basterebbe quindi consiglio agli interessati di richiedere il libro gratuito che Libera ha prodotto sulla sua attività.

Un centinaio di solidali

Tornando alla cronaca dei fatti di questi ultimi giorni dopo anni di lotta contro la costruzione dell’autodromo di Marzaglia è arrivato lo sgombero e la demolizione della casa occupata di via Pomposiana 271.
I compagni dormivano sul tetto da una trentina di giorni aspettando l’arrivo della polizia e verso le 11.30 dell’8 di Agosto si sono avute le prime avvisaglie dello sgombero, quando diverse macchine della digos sono arrivate in Via Pomposiana e una pattuglia dei vigili ne ha chiuso l’accesso. Nonostante il blocco molti compagni riescono a passare, e nel pomeriggio quasi un centinaio di solidali si posiziona sotto Libera a fronteggiare la polizia.
Verso le 14 i poliziotti riescono ad entrare nell’edificio dall’ingresso posteriore, dopo avere spinto via i compagni che cercavano di impedire l’irruzione, scagliandosi poi anche contro chi sorvegliava l’entrata principale. Diversi compagni sono strattonati e i poliziotti tentano più volte di fermare i fotografi (inclusa la stampa). Una poliziotta lancia un tavolo nel mucchio di compagni e fotografi.
A breve la situazione si calma e desistono dall’aggressione contro le persone all’ingresso. Ma ormai sono entrati e i compagni sono tutti fuori. Alle 4 del pomeriggio la tensione cala rispetto a qualche ora prima, quando i servi dello stato hanno devastato l’interno di Libera. Viene fatto arrivare il camion dei pompieri con la scala e il cestello per salire sul tetto, dove 4 compagni resistono ad oltranza. Per raggiungere il retro di Libera e posizionarsi, la gru dei pompieri ha dovuto percorrere il lunghissimo viale di accesso alla casa.
Tutte le persone presenti sono corse per impedirne l’avanzata. Prima con barricate improvvisate (tirate via dalla polizia, addosso alla gente) poi fronteggiandola metro per metro sotto gli spintoni, i calci e le violenze di un’eterogenea sbirraglia a stento tenuta a freno dal capo della digos. Erano presenti un folto numero di vigili urbani, corpo non titolato ad occuparsi di ordine pubblico. Hanno contribuito a malmenare, sollevare di peso e gettare a terra chi tentava di fermare l’avanzata della gru. Alla fine la gru riesce a passare, circondata dalla polizia che la cordonano. Diversi i contusi tra i manifestanti. Inizia il balletto del cestello a fianco del tetto.

Una scena schifosa

La digos prova per 2 ore a convincere i compagni sul tetto a desistere finché abbandonati discorsi taglieranno le catene che assicuravano i compagni, sollevandoli di peso nel cestello e calandoli giù. In breve caleranno tutti dal tetto, assetati e arroventati dal sole. Le 2 ragazze incatenate non vogliono lasciar tagliare le catene ma uno dei poliziotti, aiutato da una vigilessa, le afferra brutalmente. È una scena schifosa. Una delle 2 ragazze, quasi in lacrime, urla perchè le stanno toccando i seni e le parti intime. Tutte/i le/i compagne/i sono alle finestre attorno che gridano la loro rabbia e il disprezzo contro quelle bestie... impotenti ad aiutare le compagne. Iniziano a lanciare acqua sulle carogne con il bell’effetto di intralciarli e disorientarli.
Lo sbirro che sta molestando la compagna, sbraita grida più volte alla sua truppa di sgomberare tutti dalle finestre. Così la situazione precipita. Parte il fronteggiamento che diventa una carica in cui i picchiatori non si tengono più e menano manganellate. Un ragazzo esce fuori con la testa spaccata, un fiotto di sangue sul viso e i vestiti. Altri se la cavano con contusioni al busto e alle braccia. Diversi fotografi e cameramen vengono malmenati. Di li a poco inizieranno a rimuovere col flessibile e lo scalpello il cemento che blocca un compagno sul tetto.
Alla fine lo sgombero viene effettuato. Libera viene rasa al suolo in serata.

Adesso è importante non dimenticare quello che è stata l’esperienza di Libera ma soprattutto partecipare alle iniziative di lotta e solidarietà che i compagni/e hanno rilanciato con la certezza nel cuore e nella testa che i veri sconfitti sono i politicanti del comune di Modena e i loro sgherri in divisa non chi per otto anni ha creato una reale alternativa di autogestione nel Modenese:

Sabato 20 settembre corteo nazionale.
19, 20 e 21 settembre tre giornate di azioni.

Andrea Staid

Le attività di Libera

Importante anche l’attività di propaganda e attività política anarchica in città e la scelta difficile, ma consapevole, di non isolarsi in campagna e di continuare una lunga e incessante lotta di contro-informazione in una città di provincia come Modena.
Per portare avanti tutto questo i compagni/e di Libera insieme ad altri individualità del Modenese, aprono prima una biblioteca anarchica nel centro città e dopo qualche anno rilanciato con l’apertura di un “dopolavoro” anarchico.
Altro aspetto molto importante è la presenza constante di Libera in tutte le lotte a carattere nazionale su tematiche importanti come antimilitarismo, antifasciamo, ecologismo, diritto alla casa, in poche parole lotta anarchica anti-istituzionale.
I terreni di Libera, come molti lettori di questa rivista sanno, negli anni sono stati utilizzati per moltissime iniziative a livello nazionale, assemblee anarchiche, campeggi contro le nocività, giornate contro la repressione e la psichiatria, giornate di studio e riflessione sull’anarchia, e soprattutto per l’organizzazione delle ultime fiere della autogestione e autoproduzione, come quella che doveva esserci anche quest’anno ma che non si è potuta fare causa sgombero prima dello spazio occupato Rivoluzio a S.Prospero e poi di Libera.