rivista anarchica
anno 39 n. 349
dicembre 2009-gennaio 2010


 

 

In piazza
Ad Amantea

Sono stati gli studenti i veri protagonisti della grande manifestazione nazionale “Basta veleni. Riprendiamoci la vita, vogliamo una Calabria pulita” che si è svolta sabato mattina ad Amantea, in provincia di Cosenza. A qualche centinaio di metri da loro molti genitori con le bandiere della CGIL, della Legambiente o con le rossonere dei gruppi anarchici calabresi. Maschere antigas, bidoni per rifiuti con il simbolo grafico del pericolo di radioattività, cani al guinzaglio con indosso magliette del WWF o foulard rossi hanno reso festoso il coloratissimo corteo. Tanti gli slogan urlati lungo il chilometro di tragitto del corteo, dal lungomare alla piazza centrale, dagli studenti giunti ad Amantea da tutta la Calabria, come “Giù le mani dalla Calabria” e “Non ci sono governi amici”. Generazioni diverse insieme per ribadire che la Calabria può rinascere solo se si diffonde tra i cittadini la consapevolezza che solo l’autogestione e la solidarietà reciproca possono garantire una vita degna di essere vissuta fuori dalle logiche mafiose di un potere che pur di accumulare capitale uccide ed avvelena l’ambiente e chi lo abita. Questa manifestazione, nata dal basso, ha rischiato nelle ultime ore di essere “neutralizzata” dall’apparato politico regionale, il quale, dimentico di aver vissuto in completa anestesia le vicende del ritrovamento di relitti e scorie (la nave di Cetraro è stata localizzata, con il suo carico di veleni già analizzati ben quattro anni fa) o in qualche caso, come a San Lorenzo del Vallo o sul Pollino, proposto l’impianto di nuovi inceneritori si è presentato alla scadenza con la certezza di godere ancora di una qualche legittimità.

Per chi avesse fatto finta di nulla, in tutti questi anni, basta ricordare che nella relazione finale della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta dall’On. Paolo Russo, nel febbraio del 2006, ad un certo punto si legge:”I dubbi permangono accresciuti dalla recentissima notizia dell’avvistamento a circa 400 mt di profondità al largo di Cetraro di un’altra nave con un vasto squarcio nel centro dello scafo; un’altra sagoma, lunga circa 126 mt è stata avvistata a 500 mt di profondità al largo di Belvedere: stesso specchio di mare che vide lo spiaggiamento della Rosso”. Il problema vero, ed è per questo che i gonfaloni dei Comuni e degli enti con tutto il corredo di rappresentanti istituzionali (con tanto di fascia tricolore addosso) siano stati “posizionati” dal comitato promotore alla fine del lungo corteo, è che dopo i ritrovamenti molte istituzioni locali, provinciali e regionali evitarono di intervenire in nome del mercato turistico, delle elezioni imminenti o per motivi che sono tutt’ora oggetto di indagini giornalistiche. Nella prima mattinata, la vedova del comandante Natale De Grazia, ucciso come Ilaria Alpi e Miran Hovratin per aver scoperto l’indicibile sul traffico internazionale di armi e scorie, ha partecipato alla cerimonia di intitolazione a suo marito del lungomare di Amantea. L’altro fantasma che continua a far parlare di sé si chiama Jolly Rosso. A 19 anni dal suo spiaggiamento sulle rive di Amantea, si è iniziato a scavare nelle cave e nell’alveo del fiume Oliva sito in Serra d’Ajello alla ricerca dei bidoni descritti da testimoni oculari che, in questi giorni, hanno sentito il bisogno di testimoniare; si iniziano a rilevare tracce di radioattività di molto superiori alla media. Da domani, saranno in molti a chiedersi cosa pensavano quei due (marinai?) i cui crani appiccicati agli oblò sono stati ripresi dai filmati depositati presso la Procura della Repubblica di Paola. Forse hanno avuto il tempo, prima di morire, per riflettere su quella “struttura che connette” lo sfruttamento dell’ambiente con le mafie, i poteri economici con i crimini di Stato, loro tutti con noi e noi con loro.

Angelo Pagliaro