rivista anarchica
anno 43 n. 381
giugno 2013


a cura della redazione


Un faccione stilizzato di Mikhail Bakunin, (1814-1876) campeggia nella copertina del n. 49 (agosto/settembre 1976) della rivista. Oltre la metà delle pagine sono dedicate a questo “padre fondatore” dell'anarchismo internazionale. Roberto Ambrosoli (R. Brosio) ne traccia la vita; Gampietro “Nico” Berti (M. Roberti) ne analizza l'attualità del pensiero; Paolo Finzi intervista lo storico Pier Carlo Masini; Maurizio Antonioli affronta la questione del suo rapporto con il sindacalismo; Tina Tomasi con la pedagogia libertaria; Heri Arvon con la sinistra hegeliana.
“Nessuna forma di 'culto della personalità' da parte nostra – si legge nella presentazione del dossier – anzi sappiamo bene quanto deteriore e paralizzante risulti qualsiasi tipo di venerazione per chicchessia e non saremo certo noi anarchici a elevare qualcuno al rango di Maestro, Caposcuola, colui-che-ha-capito-tutto. Neppure Bakunin che è stato il primo ad inquadrare dal punto di vista ideologico e organizzativo l'anarchismo, neppure Bakunin può sfuggire a questo nostro costante atteggiamento critico.”
Questo dossier usciva anche in vista del Convegno internazionale di studi bakuniniani, tenutosi poi a Venezia, Palazzo Sceriman, 24-26 settembre, promosso dai Gruppi anarchici federati (Gaf) con decine di relatori. Fu quello il primo degli incontri internazionali anarchici tenutisi in quegli anni nella città lagunare, che si concluderanno nell'orwelliano 1984 – otto anni dopo – con l'Incontro internazionale anarchico in Campo Santa Margherita e in altre parti di Venezia. Avremo modo di parlarne, perché di “A” ne fummo informalmente tra gli organizzatori.
Gran parte delle pagine restanti sono dedicate al 6° Festival del proletariato giovanile, tenutosi dal 26 al 29 giugno di quell'anno (1976) a Milano, al Parco Lambro. L'evento aveva avuto un grosso impatto sui mass media sia per la notevole affluenza di partecipanti sia per alcuni fatti di cronaca. La presenza organizzata degli anarchici, provenienti da tutta Italia (e la foto di un intervento al microfono del carrarese Goliardo Fiaschi, da poco uscito da una lunga detenzione in Spagna e in Italia, ne è testimonianza), era stata notevole non solo in termini numerici. A caldo, la redazione di “A” organizza una tavola rotonda alla quale partecipano Marina Candia e Alberto Castelnuovo (della commissione animazione), Luciano Lanza (della segreteria del festival), Massimo Varengo (della commissione cultura e dibattiti) e Gabriele Roveda (della redazione di “A”, come peraltro allora Lanza). In apertura si precisa che la tavola rotonda non pretende di essere esaustiva rispetto ai molti aspetti del festival, ma “è solo un modo per aprire un dibattito sereno e approfondito sulla condizione giovanile e sulle sue prospettive rivoluzionarie. Questa tavola-rotonda non mancherà di sollevare osservazioni e critiche, ne siamo certi. Il dibattito è aperto (...).”
Per quanto attiene la vita interna della rivista, si dà conto della tredicesima assemblea di “A”, tenutasi a Napoli l'11 luglio, con la partecipazione di una sessantina di compagni, provenienti in grande maggioranza dalla Campania, ma anche dalla Sicilia, dal Lazio e da altri centri. In quell'occasione numerosi partecipanti all'assemblea, compresi i nostri redattori presenti, andarono a trovare a casa sua Beppe Furia, un anarchico residente con i suoi cari in un tipico quartiere super popolare della città, gravemente handicappato, che non aveva potuto essere presente.
Naturalmente sulla rivista non c'è traccia di quell'incontro. Ma a chi vi partecipò, sono di sicuro rimasti impressi nella memoria e nel cuore il coraggio e la dimensione poetica e militante di Beppe, la calda ospitalità e umanià della madre, il casino caratteristico dei vicoli, quel muro della casa dirimpetto che sembrava di poter toccare con la mano tanto era stretta la vociante via sottostante. Uno spaccato di una Napoli che noi polentoni non conoscevamo, un ricordo di Beppe che non ci ha mai lasciati.