rivista anarchica
anno 43 n. 381
giugno 2013


Colombia 1

Toh chi c'è? L'Enel

testo e foto di Orsetta Bellani


Enel si pubblicizza come impresa sostenibile e promuove l'idea che le centrali idroelettriche siano una soluzione rispettosa dell'ambiente e del tessuto sociale in cui operano.
In realtà, quella che in Europa viene definita “energia verde” nel caso della centrale idroelettrica El Quimbo, nel sud della Colombia, provoca danni irreversibili alle comunità locali.

Cantieri per la costruzione della centrale
idroelettrica El Quimbo lungo il fiume Magdalena

El Quimbo è un progetto di Emgesa, impresa controllata dalla spagnola Endesa, di cui Enel possiede il 92 per cento delle azioni. La centrale dovrebbe sorgere sul fiume Magdalena, nel Dipartimento del Huila, con una capacità installata di 400mw. I lavori sono stati affidati a Impregilo e l'investimento previsto è di 837 milioni di dollari.
A causa della idroelettrica di Enel, nella zona centrale del Dipartimento del Huila verranno inondati più di 8.500 ettari di terra, di cui 842 di bosco secco tropicale in via di estinzione e 5.300 di terre fertili e produttive. Scompariranno interi paesi, dove oggi vivono migliaia di persone. Come il contadino Moisés Sánchez, che il 13 gennaio 2013 si trovava in casa con i figli quando arrivò l'Esmad (Escuadrón móvil antidisturbios, un corpo speciale della polizia colombiana) per trascinarlo fuori e costringerlo a vedere abbattere la casa davanti ai suoi occhi. “Mi hanno detto che lo hanno fatto per la mia sicurezza, perché la mia fattoria verrà inondata una volta che sarà terminata la costruzione della diga”, racconta Moisés Sánchez. “Per più di un anno Emgesa mi ha promesso che mi avrebbe dato un terreno come compensazione, ma non ho ricevuto nulla. La polizia ha ancora le mie cose e i miei animali, mi hanno detto che avevo tre giorni per reclamarli ma non l'ho fatto perché non so dove metterli. Sono uno sfollato in più di questo stato”. Di fatto, la centrale idroelettrica El Quimbo sta creando migliaia di sfollati in un paese che già conta con più di 5 milioni di profughi a causa del conflitto tra esercito, paramilitari e guerriglie.
Per difendere i diritti delle persone che perderanno casa o lavoro a causa della centrale idroelettrica, nel 2009 è nata Asoquimbo (Asociación de afectados por la hidroeléctrica El Quimbo). “Asoquimbo lotta per i diritti delle persone che vivono all'interno dell'area d'influenza diretta del progetto, come la Licenza ambientale definisce la zona che si vedrebbe direttamente danneggiata dal bacino della diga o dai lavori di costruzione dell'opera”, spiega Jennifer Chavarro, studentessa e integrante di Asoquimbo. “La nostra maggiore vittoria è stata coscientizzare le persone affinché decidano sulla propria vita, secondo i principi di autonomia e autorganizzazione. Non sono i politici né la democrazia rappresentativa a dover decidere come dobbiamo vivere. Lottiamo anche contro il modello di sviluppo del presidente colombiano Juan Manuel Santos che, come quello dell'ex presidente Álvaro Uribe, è basato nello sfruttamento delle risorse naturali. Santos ha approvato la costruzione di 32 dighe in tutto il paese e annunciato la possibilità di costruirne altre nove nell'alto Magdalena. Con El Quimbo e Betania – centrale idroelettrica di Endesa-Enel, costruita negli anni '80 a 12 km dal luogo in cui dovrebbe sorgere El Quimbo – sarebbero 11 dighe nel solo Dipartimento del Huila. Stiamo svendendo il paese alle imprese straniere”.
Il futuro del fiume Magdalena, di fatto, è in mani asiatiche. Il 10 maggio 2011 è stato firmato un accordo tra Cormagdalena (Corporación autónoma regional del Río grande de la Magdalena, entità statale incaricata delle politiche riguardanti il fiume Magdalena) e l'impresa cinese Hydrochina Corporation per la stesura del Plan maestro de aprovechamiento del Río Magdalena, documento che conterrà le linee guida per la protezione e lo sfruttamento del fiume. L'apporto economico di Cormagdalena al progetto è di 710.750 dollari, mentre Hydrochina e il governo cinese lo finanziano con un totale di 8.287.750 dollari.

Jennifer Chavarro, studentessa e integrante di Asoquimbo

“Fiducia per gli investitori e sicurezza democratica”

L'idea di costruire la centrale idroelettrica El Quimbo è nata nel 1997, ma inizialmente il progetto non venne approvato dal ministero dell'ambiente colombiano. “La decisione del ministero venne presa a seguito di un parere del ministero dell'agricoltura che diceva che El Quimbo non è sostenibile perché l'area che danneggiata comprende una riserva forestale protetta e, in più, non c'era nessuna garanzia di restituzione dell'attività produttiva della zona inondata”, spiega Miller Dussán Calderón, integrante di Asoquimbo e professore dell'Universidad surcolombiana di Neiva. “Tuttavia, nel 2007 Emgesa fece una nuova richiesta al ministero dell'ambiente e il ministero dell'agricoltura emise un parere favorevole in un solo mese, quando in altri paesi come gli Stati Uniti sono necessari otto anni di studi per prendere una decisione di questo tipo. Quali condizioni sono cambiate tra il 1997 e il 2007? Questo non è chiaro, visto che il parere del ministero dell'ambiente non contiene nessuno studio che dimostri la sostenibilità del progetto. È stata una decisione politica presa dal governo dell'ex presidente Álvaro Uribe”.
Lo stesso Uribe che promosse la politica chiamata “fiducia per gli investitori e sicurezza democratica”, che prevedeva vari di tipi di facilitazioni alle transnazionali perché investissero in Colombia, come la garanzia di avere guadagni in modo indipendente dal successo in borsa, attraverso un'assicurazione pagata con i soldi dei contribuenti. Uribe assicurò inoltre alle transnazionali forti esenzioni tributarie, permettendo loro di pagare il 17 per cento delle tasse invece del 33 per cento. Secondo la rivista locale Portafolio, la misura ha fatto perdere allo stato colombiano più di 4 miliardi di euro l'anno.
In più, quando nel 2008 il governo colombiano approvò la risoluzione 321 che dichiara di utilità pubblica gli 8.585 ettari che la controllata di Enel richiese per la costruzione del Quimbo, non erano ancora stati approvati né la Licenza ambientale né il Diagnostico ambientale di alternative, uno studio fondamentale per determinare la sostenibilità di un progetto. “La Licenza ambientale, che è un patto fra lo stato e l'impresa, viene modificata in continuazione”, denuncia il professor Miller Dussán Calderón. “Le transnazionali esigono condizioni sempre migliori per i loro investimenti e di fronte a questa richiesta il governo Uribe due giorni prima di lasciare l'incarico stabilì un regime di transizione, per poter modificare le licenze ambientali in modo da adeguarle alle 'nuove realtà ambientali' del paese”.
La locomotiva minerario-energetica, come il presidente Santos definisce il modello di sviluppo che sta promuovendo, non prende in dovuta considerazione la riparazione dei danni alle popolazioni locali. A differenza di altri paesi come il Brasile, in Colombia nessuna legge stabilisce un profilo del “danneggiato a causa di una grande opera”, e le imprese sono libere di decidere chi compensare e in che modo farlo.

Miller Dussán Calderón, professore dell'Universidad
Surcolombiana, durante un'assemblea di Asoquimbo

Nella Licenza ambientale del 2009, il ministero dell'ambiente definisce l'impatto causato dal Quimbo come “di alta importanza”, e chiede che l'impresa garantisca il recupero dell'attività agricola e dei livelli occupazionali precedenti alla costruzione della centrale.
“Emgesa dovrebbe compensare i piccoli proprietari restituendo loro le terre che stanno perdendo a causa della costruzione del Quimbo, ovviamente in un altro luogo”, spiega Jesús Elías Benavides, contadino della comunità La Honda. Tuttavia, finora non è stato comprato neanche un millimetro di terra e l'unica compensazione che hanno ricevuto alcune famiglie è stata in denaro, come racconta Leida Jimena Chavarro Alvarado, pescatrice e contadina della comunità La Jagua: “Emgesa ha promesso a più di settecento famiglie una compensazione tra i 25 e i 45 milioni di pesos (tra i 10mila e i 19mila euro). Alcune famiglie che non avevano mai visto tanti soldi si sono comprate molte cose, e il denaro è quasi finito. 25 milioni di pesos sembrano molti, ma finiscono presto se non si sanno investire”.

Asoquimbo consegna alle Controlaría de la República (Corte
dei Conti) le firme di 9111 persone che si dichiarano
danneggiate dalla centrale El Quimbo

La mobilitazione nelle strade

I danni causati dal Quimbo sono stati oggetto di un'investigazione della Corte dei conti colombiana, che ha rilevato perdita della produttività marginale della terra, costi per danneggiamento della mobilità, rovesciamento di materiali nel fiume Magdalena, ritardi nella restituzione degli impieghi nella zona produttiva e danneggiamento della fauna e della flora. Secondo la Corte dei conti, i danni causati da Emgesa ammontano a circa 150 milioni di euro. Inoltre, l'Istituto colombiano di antropologia e storia ha rilevato danni al patrimonio archeologico.
Un altro problema denunciato da Asoquimbo riguarda il censimento che Emgesa ha realizzato per decidere quali persone compensare. Ad esempio, tra i pescatori che vedranno danneggiare gravemente il loro lavoro – e che, secondo l'ente governativo Incoder (Instituto colombiano de desarrollo rural), tra il 2009 e il 2011 hanno già perso 7,95 tonnellate di pesce – solo al 25 per cento sono stati censiti.
“L'impresa ha fatto tre censimenti che danno risultati differenti, e che rilevano la presenza di circa 3000 persone danneggiate”, spiega il professor Miller Dussán Calderón. “Asoquimbo legalmente non dovrebbe occuparsi del censimento, ma l'abbiamo fatto e abbiamo rilevato 1400 persone che non erano state censite pur dichiarandosi danneggiate dal Quimbo. Abbiamo consegnato i nostri dati alla Corte dei conti, che ha rilevato che effettivamente la metodologia utilizzata da Emgesa conteneva gravi mancanze. Dopodiché si è dato un altro fenomeno, determinato dal danneggiamento della catena produttiva. 9111 persone che si dichiarano danneggiate dal Quimbo hanno firmato un documento, che il 28 gennaio 2013 abbiamo consegnato alla Corte dei conti. Siamo in attesa di una risposta”.
Moisés Sánchez, contadino del Huila costretto con la violenza
ad abbandonare la sua casa il 13 gennaio 2013

L'azione di Asoquimbo non si muove solo a livello giuridico, ma anche e soprattutto nelle strade. L'ultima manifestazione è stata organizzata il 14 marzo 2013, in occasione della giornata mondiale contro le dighe, quando l'associazione ha bloccato le strade del dipartimento del Huila.
Un'altra grande mobilitazione è stata realizzata il 14 e 15 febbraio 2012 per resistere allo sgombero degli accampamenti dei pescatori sorti sulle rive del Magdalena. Gli squadroni antisommossa dell'Esmad hanno represso violentemente la manifestazione pacifica, e un ragazzo ha perso un occhio. L'allora ministro dell'interno era Germán Vargas Lleras, fratello di José Vargas Lleras, presidente del consiglio direttivo di Emgesa.

Orsetta Bellani