rivista anarchica
anno 43 n. 381
giugno 2013


Il cielo in un armadio

di Paolo Pasi


«IO NON SONO PAZZO!!!» urlò appeso a una gruccia mentre, nel chiudersi dentro l'armadio, stabiliva una distanza ormai definitiva tra sé e il mondo là fuori, fatto di codardia e sottomissione.
«Se proprio devo essere prigioniero» si disse «allora mi consegnerò a me stesso, in questa cella volontaria che porta l'odore di tanti appuntamenti inutili»
Ed ecco la giacca del suo primo matrimonio, e subito accanto la camicia del suo secondo divorzio. Ogni capo appeso alle grucce era un pezzo zoppicante del suo passato, una memoria olfattiva che affiorava dolorosa, un ricordo con le stampelle. Alla sua destra riconobbe l'odore dell'ultimo completo della sua vita: nero, con i colletti larghi della giacca, i bordi delle maniche lisi, i pantaloni afflosciati. Un piccolo, inutile obolo alla disciplina aziendale e ai suoi corollari di ipocrisia. Una divisa indossata per partecipare al gioco truccato della competizione.
Ma allora a che cazzo serviva la luce là fuori? Solo a illuminare la triste processione impiegatizia di volti sbiaditi e rinunciatari?
Aria e libertà erano doni ignorati. La gente preferiva l'obbedienza, perché pagava nell'immediato. Pochi, maledetti e subito, prima che la rata scadesse...
Così, respirando a fatica in quel nero buio denso dell'odore dei suoi abiti, si lasciò andare, appeso alla sua gruccia, oscillante e precario, egli stesso ormai un ricordo con la stampella di ciò che era stato fino a pochi minuti prima. Finché la sbarra dell'armadio cedette alla pressione del suo peso e trascinò giù tutte le grucce, compresa la sua. Nonostante l'altezza modesta, fu come un salto nel vuoto, la rappresentazione dinamica di una nuova stagione, la purificazione dall'ultima scoria del passato vissuto alla luce del sole, ma senza lampi di autentica gioia.
D'ora in poi niente più pubblicità, né chips né snack. Niente più premi di consolazione, né incubi da raccontare all'analista. Solo un cielo da immaginare nella nudità del suo presente. Era un testimone spogliato davanti a se stesso nel buio profondo di un armadio. Qualcosa che lo riportava alle origini.
«Io non sono pazzo!!!» ribadì raggiante. «E adesso, autogestione!»

Paolo Pasi