rivista anarchica
anno 44 n. 389
maggio 2014





Le primarie di se stesso


Poiché si considerava uomo di dubbi, dubitò di una sua antica diffidenza e seguì per un paio d'ore lo speciale televisivo dedicato alle primarie di un noto partito. Ne uscì a pezzi. Forse avevano ragione loro. Forse, di tanto in tanto, era necessario andare alla conta chiamando a raccolta l'elettorato. Forse anche lui avrebbe dovuto fare ricorso alle primarie per dipanare i suoi grovigli esistenziali.
Perché no? Le primarie di se stesso. Un voto interiore per colmare i vuoti e misurare i rapporti di forza tra le diverse anime che avevano sempre vissuto in conflitto.
Chi era lui? Un uomo di famiglia braccato dal tempo? Un artista sfuggente che prendeva talvolta il sopravvento e navigava nella creazione? Un pavido? Un antieroe? Un semplice contribuente?
Aveva bisogno di capire la sua vera natura e di imporsi un chiaro orientamento attraverso la scelta dell'anima leader.
“Sì, primarie!“ decise ad alta voce, e subito fioccarono le candidature. Movimentisti, sedentaristi, spiritualisti e materialisti. E poi risparmiatori, scialacquatori, responsabili, dissennatisti, rockettari, sinfonici, freakettisti, cabarettisti, intellettuali, pessimisti cronici, euforici, volubilisti…
Decine di candidature e liste dai nomi talvolta improbabili, ma che ben inquadravano il suo caos interiore frutto probabilmente di una legge elettorale ispirata al proporzionale puro. Tradotto in comportamenti di vita, si era concesso tutto e il contrario di tutto. Adesso s'imponeva una svolta decisionista. Avrebbe valutato le alternative con razionalità e sentimento, poi avrebbe espresso nel segreto dell'urna il voto per l'anima prevalente cui affidare il ruolo guida nella sua esistenza…
Spese ore e giorni in una campagna elettorale sorda e velenosa, in cui i lati contrastanti del suo carattere si affrontarono senza esclusione di colpi, fino a quando arrivò il giorno del voto, preceduto dal doveroso silenzio di riflessione.
Si sedette nella cabina immaginaria del suo divano e valutò le opzioni. Tra tante candidature nessuna gli sembrava all'altezza. Doveva aspettarselo. Forse non aveva dubitato abbastanza.
Così decise di astenersi. Era una scelta politica forte, dopo tutto. A ciascuno uguali opportunità di perseguire la propria anormalità, pensò prima di archiviare nel sonno i dati degli exit poll su se stesso che si stavano già rivelando un flop.

Paolo Pasi