rivista anarchica
anno 44 n. 391
estate 2014




Ritorno al provincialismo

di Bruno Bigoni


Crisi o vitalità? Noi che ci occupiamo di cinema da anni, ormai, testimoni di tante sconfitte, troviamo ogni giorno la costanza per continuare a occuparcene, dando perfino l'impressione che la nostra sia una monomania, una forma di regressione. Noi sappiamo, invece, che occuparci di cinema vuol dire occuparci dei problemi della società. Il nostro sforzo è sempre stato, anche nei momenti di confusione e di panico ideologico, quello di ricondurre il discorso sui film ad un discorso sulla società. Se mi permettete un inciso, dirò che uno dei pochi risultati concreta dell' attività della sinistra in Italia risiede nell'aver imposto ai propri avversari alcuni elementi del proprio metodo di analisi. Questo si può facilmente verificare leggendo critica e saggistica sia riguardante il cinema ma estendibile anche al teatro e alla letteratura.

Crisi o vitalità? Noi vogliamo intendere crisi o vitalità della società Italiana, poiché sappiamo che i film – la crisi e la vitalità di chi li fa – sono, consci o inconsci, testimoni di larghi fenomeni che non coinvolgono soltanto il gusto, ma anche i mutamenti di ordine qualitativo nel sentire, nel pensare della gente. I testimoni sono anche reticenti: e nella attuale reticenza del cinema italiano, infatti, si può leggere tutta la storia della società italiana degli ultimi venti anni, fatta di frustrazioni e repressioni dei migliori istinti culturali, del trionfo del razionalismo piccolo-borghese e della grande operazione di rivalutazione di ogni luogo comune, banalità e superficialità, riducendo ogni novità di ricerca intellettuale al rango di faticosa imposizione culturale.
Il grande respiro morale del cinema italiano del dopoguerra, permise la sprovincializzazione del nostro cinema e dietro di essa, di una parte importante della nostra cultura. Dopo vent'anni assistiamo al fenomeno inverso: il ritorno al più gretto dei provincialismi, quello che parlando il dialetto o il linguaggio della televisione, tende all'incanaglimento privato nella più futile delle evasioni.

Bruno Bigoni