rivista anarchica
anno 44 n. 394
dicembre 2014 - gennaio 2015





I messaggeri dimenticati


C'era una volta un pacco che giaceva dimenticato nel magazzino di un centro postale. Intorno a lui, a condividerne la sorte, erano impilati mucchi di corrispondenza che si era fermata a metà strada. Decine e decine di lettere, buste di media grandezza, piccoli e grandi plichi disposti in scaffali che si perdevano a vista.
Il reparto Posta in attesa faceva pensare a un esercito intrappolato in una terra di nessuno. Un'umanità cartacea e dolente, intima e trascurata, che avrebbe dovuto portare novità nella vita di tante persone, giaceva inerte.
In fondo al corridoio non s'intravedeva nessuno.
Il pacco si sentiva triste per un'attesa che, giorno dopo giorno, lo avvicinava alla scadenza temuta, al buio del proprio fallimento. Ancora cinque giorni, e sarebbe stato rispedito al mittente. Una debacle, la negazione stessa della sua ragione d'essere.
Era stato creato per accogliere e donare. Ma lo scopo pareva tradito. Se nessuno fosse arrivato, sarebbe stato semplicemente un messaggero mancato. Strano destino per un pacco. Nutrire fin dalla nascita la speranza di essere scartato, e ritrovarsi invece abbandonato.
Per che cosa poi?
Era circondato da storie convergenti sullo stesso finale sospeso. Multe e atti giudiziari formavano un corpo a sé. Allineati come soldati di un reparto speciale che non avevano portato a termine la propria missione, si distinguevano unicamente per il numero di protocollo stampato sulla divisa. Sfiduciati ma ancora pronti a rispondere all'appello nel caso qualcuno venisse a salvarli dal limbo postale.
C'erano poi le lettere. Migliaia di parole arrivate a un punto morto. Comunicazioni formali, richieste di risarcimento, frasi scritte di getto, dolci, appassionate, dolorose, intrise di lacrime o alleviate dalla speranza. Caratteri di stampa e grafie di ogni età: dai tratti vacillanti di un anziano alle nitide linee d'inchiostro di una ragazza. Lettere contenenti soldi, fotografie, dubbi e domande, firme risolute, e poi le buste più grandi con i libri, gli omaggi interessati, i cataloghi in abbonamento per gente che si era trasferita.
C'erano infine i pacchi come lui. Alcuni erano giunti a destinazione troppo tardi, un attimo dopo che il destinatario era uscito di casa. Altri erano arrivati troppo presto, poco prima che qualcuno tornasse. Tutti erano lì per motivi che non avrebbero mai conosciuto. Forse c'entrava la pigrizia di chi aveva trovato in casella la ricevuta per il ritiro e ci aveva dormito sopra, salvo poi dimenticarsene. Forse era l'indifferenza, se non l'ostilità, di chi aveva scelto di non farsi trovare né prima né dopo. Forse stavano lì per un banale errore del postino che si era dimenticato di lasciare traccia del passaggio.
Chi poteva dirlo?
In quel deserto di attenzione, il pacco avvertiva una malinconia strana. Come poteva una scatola di carta provare sentimenti umani? Eppure il suo involucro si gonfiava di un respiro sofferto, affaticato, simile a quello dei tanti compagni confinati nell'esilio della burocrazia.
È il futuro che ci ha reso inutili... pensò.
Chissà che cosa avrebbero riservato i mesi a venire: dopo la posta elettronica, forse le mail telepatiche; dopo gli sms, forse i messaggini tattili e olfattivi...
D'un tratto, però, la porta in fondo al corridoio si aprì. Pacchi, lettere, buste tornarono alle normali sembianze di oggetti inanimati. In realtà stavano trattenendo il respiro. Entrò un impiegato con il cartellino d'ordinanza e il numero di matricola. Aveva in mano una ricevuta. Percorse la corsia centrale del reparto, superò gli scaffali delle multe, degli atti giudiziari, delle lettere, e imboccò la direzione che portava dritto ai pacchi. Il nostro ebbe un sussulto di cuore. Più l'uomo si avvicinava, più la selezione si restringeva. Era una lotteria, una mano ai dadi, una scommessa lanciata verso il traguardo.
Altri passi in avvicinamento. Lui e gli altri pacchi uniti dalla stessa intensità di emozione, ma divisi dalla sorte che sceglie sempre un solo fortunato tra la schiera degli esclusi. Quando l'impiegato arrivò allo scaffale, inforcò gli occhiali e iniziò a cercare il plico che combaciasse con la ricevuta. Uno sguardo al biglietto, un altro alla posta giacente. I pacchi esibirono la propria affrancatura come una medaglia. Poi aspettarono con il fiato sospeso. C'era tensione nell'aria. Presto qualcuno si sarebbe rimesso in viaggio.

Paolo Pasi