rivista anarchica
anno 45 n. 396
marzo 2015


gabinetti

Toilet revolution

testo e foto di Yuri Bussi


In Thailandia, Cina e Vietnam li fanno senza l'uso dell'acqua. E poi ci sono tante varianti, possibilità, personalizzazioni. In nome dell'ecologia.
Perché in un mondo di cacca...


”amo la vita
ma la butto nel cesso
 non sono nessuno
o meglio, un fesso”

Tempo fa ho letto da qualche parte che i Signori, oltre ad arrivare a spendere milioni di dollari per vestire i propri cani, per uscire a far shopping, per matrimoni e funerali, hanno anche la “sana'' abitudine di spendere migliaia di dollari per un singolo rotolo di carta igienica che, a differenza degli altri che usiamo noi comuni mortali, è solamente più colorato, griffato, profumato.
Mi è tornato alla mente l'altro giorno, qui in Togo, quando due commercianti mi prendevano in giro per aver scelto la carta igienica della più infima qualità, sottile e raspa. A me così hanno insegnato a scegliere. Sin dalla prima adolescenza infatti, mi sono specializzato in espropri carta igienico-proletari nei posti più disparati. Se dovessi dire cosa ho imparato nelle scuole superiori che continuavo irrequietamente a cambiare, direi: a fottere la carta igienica dai bagni.
E poi, quando sei on the road e non c'hai un pio (soldi), o sei in quelle fasi della vita in cui non vuoi saperne più niente dei soldi, la carta igienica al momento giusto è davvero oro! Come si dice delle opere maestre: d'un valore inestimabile! Forse non a caso gli anglosassoni quando vanno al cesso dicono: “I go to make my business''.
Fra tutti i continenti che giro, qualora mi fermi nello stesso posto per un po', inizio ad adottare un cesso. E di quel cesso faccio i miei uffizi, come una sorta di versione nomade di Fonzarelli.
Nel cesso che adotto ci metto i miei adesivi e lo riempo di dettagli (per esempio costruisco un attaccapanni se non c'è) al punto di consigliarlo a terzi o farne argomento da bar... forse non ci avete mai pensato, ma in un cesso si può fare di tutto. Di solito stanzio il mio uffizio nelle università, biblioteche o super centri commerciali dove magari ci sono pure musica, igiene e assenza di riconoscimento per entrare garantiti.
A volte mi confronto con il fatto che dal barbone al rettore di università, gli omini pisciano tutti fuori, ma niente come le impronte di scarpa sulle tavolette hanno mai destato tanto interesse in me. Di primo acchito, vedendo spesso le finestrelle in alto, pensai fosse una tecnica dei nicotinomani per farla franca ma poi, dopo vari indizi, ho capito che sono gli ossessivo compulsivi dell'igiene a fare delle tradizionali tavolette delle turche rialzate! Pensate che negli Stati Uniti qualche dottore ha pensato bene di disegnare una mosca al centro degli orinatoi per ipnotizzare l'attenzione e migliorare la prestazione maschile. Ne ho trovate anche all'aeroporto di Bologna... menomale che c'è chi le studia certe cose!

Uno dei Compost Toilet costruiti in Chiapas

Tornando alla cacca, ho scoperto tramite lei mille tradizioni e azioni quotidiane in tutto il mondo. Vista la nostra relazione e visto il fatto che, come per ogni cosa buona e ribelle, nessuno ne parla, ho voluto anche intellettualizzarla e antagonizzarla politicamente.
Van bene le solite citazione di Faber “dal letame nascono i fiori”, o che il capitalismo tramuta la merda in oro, ma la merda va bene anche per quella che è! Come diceva il comico Bill Hicks, invece di cercare miracoli nella chimica, bisognerebbe riconoscerli nel fatto di cagare (atto cui Mao Tse Tung ha provato invece a dare una lettura materialistica che ha fatto illuminare i relativi fan).
Ricordo il mio anno passato in Centro America, stavo vivendo in una comunità di guerriglieri in mezzo alla giungla che resisteva alle continue e succulenti offerte di imprese e governo e che non svendeva le proprie rovine (che gli “antropologi” sono comunque andati a depredare armati in elicottero), la propria cultura e così la propria acqua. Gli abitanti del paese ridevano assai di comunità vicine che erano state turisticizzate (se la Crusca non l'ha già fatto, il verbo turisticizzare andrebbe aggiunto subito). Ridevano perché quelle comunità hanno costruito bagni occidentali con l'acqua e quindi, una volta che i fruitori hanno fatto i propri bisogni e il loro “business” è quindi stato scaricato nel fiume, si vanno a fare un bagno nello stesso, ovviamente non senza aver prima strapagato una “guida” per farsi accompagnare. Immaginate che un giorno alla guida scappi la frase “sì signori, sono 600 pesos per fare un bel bagnetto nella vostra merda”.
State sorridendo vero? Ma voi, dei turisti del fiume, cosa pensate? Che non fareste mai come loro, immagino. A me però risulta che la stragrande maggioranza di noi non solo sprechi decine di migliaia di litri d'acqua per allontanare dal proprio asettico e candido bagno il proprio “business”, ma che paghi anche servizi capaci di chiudere l'acqua anche nelle case popolari dove ci sono bambini; e per cosa? Per far girare quell'acqua in fiume o in mare e poi spendere vagonate di miliardi per farla tornare potabile (nel frattempo andare al supermercato, comprare acqua in bottiglia e portarla su per 6 rampe di scale) e - attenzione - farla ripassare nel proprio cesso! Ma è geniale!
Soprattutto quando dal cielo arriva in abbondanza quello che io chiamo con i miei nipoti “succo di nuvole”.

Un momento della costruzione
Cacatori di tutto il mondo: uniam(iam)oci!

Arrivo al dunque, noi homini della catenella facciamo fuori più o meno 30000 litri d'acqua all'anno per allontanare appena 220 litri di merda... dai, onestamente, non è ragionevole. E il tema non è mai salito a galla (grande gioco di parole) neanche fra i movimenti di cui ci vantiamo di far parte. È roba seria questa. Così come lo sono le condizioni sanitarie nei paesi dove è stato fatto credere che il cesso deve necessariamente essere così anche se nessuno può permetterselo e le fogne non esistono.
Al giorno d'oggi si trovano Bagni a Secco, o Compost Toilet (ossia bagni dove la merda diventa compost naturalissimo e genuino) per i fighetti, costruiti industrialmente nel nord Europa, ma anche un'infinità di diverse scuole di auto-produzione per noi brava gente con le mani callose. Il concetto è semplicissimo e gli accorgimenti per garantirne il risultato non sono né inafferrabili né troppi. Il compost lavora la materia organica, ne uccide i batteri in tempi rapidi e ce la fa tornare pronta per essere presa in mano. E la piscia, dovutamente diluita, sarà un'ottima marcia in più per le nostre piante. Certo di fronte ad alcune malattie serviranno degli accorgimenti, ma niente di astronomico, credetemi. Così come per un forno, è facile anche prevederne le entrate e quindi le dimensioni.
Trovo rilevante che due nazioni come la Cina e il Vietnam, prendendo spunto dalle antiche tecniche presenti in ogni parte del mondo, abbiano progettato piani nazionali di sanitari sicuri che non prevedono l'uso dell'acqua.
In Messico, per un ristorante dal nome “Revolucion'', abbiamo costruito un bagno a secco per i clienti. Le tazze sono fatte in cemento (che ricordo ai facinorosi essere pur sempre naturale e che dove si rischiano inondazioni e termiti è bene fare le cose con efficienza, dato che la vita è dura) e hanno due distinti canali. Le ho fatte con l'amico che le ha ideate. Abbiamo chiesto soldi in giro, uno zio, un'organizzazione, offerte in spettacoli di cabaret, vendendo marzapane e panini per strada, e con pochi spiccioli per cesso “ci siamo fatti” nove bagni compost in giro per il Chiapas. Anche e sopratutto per i compagni in Lotta! Non sentire “plosh” dovrebbe essere una marcia in più per i guerriglieri di tutto il mondo.
Abbiamo usato un modello vietnamita testato dall'OMS stesso (vedi che allora anche i Signori della carta igienica d'oro le sanno queste cose) con degli accorgimenti europei e sudamericani. Certo, abbiamo imparato tante cose, per esempio a lasciare illustrazioni per il loro corretto utilizzo e dare delle raccomandazioni precise ai loro proprietari. Oppure a trattare il legno con olio da motore usato per le termiti (ci sono tanti modi, questo era economico ed efficiente).
Ho costruito anche bagni con stanze asettiche funzionanti con batteri naturali (e l'ausilio di elementi come, ad esempio, lievito e zucchero) sempre in Thailandia. Se qualche locale ci aiutava (e quindi ci insegnava a lavorare a modo) in tre giorni di lavoro era tutto finito.
Quando in Australia mi son stufato di fare lo chef, il bollaio o l'allevatore di vacche, ho scritto un annuncio in cui mi proponevo di costruire Bagni a Secco. Non ci crederete, ma mi hanno chiamato in vari stati da una parte all'altra. In alcuni contratti mi hanno pure incluso la macchina o la moto. Abbiamo persino costruito una versione sperimentale che dà direttamente su un bidone del rudo che dovrebbe fare da compostiera... oddio, lì ci siamo permessi questo rischio solo perché ce lo si poteva permettere, e perché appunto dove si può bisogna sperimentare e personalizzare. Per il bene di tutte/i.
Nella mia vita per due volte ho ricevuto proposte di “Business di Merda'': costruire Bagni Compost per festival europei e vendere tazze portatili sempre per festival o viaggiatori vari.
Mi son poi ritrovato in Thailandia, dove ho conosciuto autentici artisti locali delle cosiddette eco-costruzioni (ma quelle vere, non gli eco-mostri che sono “eco'' solo da noi) che curano i dettagli nei millesimi e sono in grado di costruire bagni di enormi dimensione e dalla funzionalità garantita.
In ogni posto c'è un mondo da scoprire, applicare attrezzi e materiali locali, conoscere persone e saper contrattare i giusti prezzi per ogni cosa. Una figata se si è animali sociali e si ha la passione per gli umani. Sull'argomento consiglio vivamente di leggere Oltre lo sciacquone. Manuale di autocostruzione di un compost toilet pubblicato nel 1996 dal Villaggio ecologico di Granara, non solo perché è fra le poche pubblicazioni complete in italiano che si trovano online, ma anche per la chiarezza e per la capacità di trattare l'argomento con uno sguardo ampio.
Vi consiglio di fare un bel Compost Toilet. Piacere, divertimento, avventura, sovversione e rivoluzione assicurati! Quei motti salottistici e dogmatici da Legambiente, tipo “se è gialla resta a galla, se è marrone tira lo sciacquone”, sono obsoleti. Basta. Facciamo una standing ovation per i Compost Toilet.
Nel corso da Operatore Socio Sanitario mi hanno insegnato che dalle tre volte al giorno ad una ogni tre giorni, andare di corpo è sano; anche pensare con la stessa cadenza di rivoluzionare i bagni lo è.

Yuri Bussi

Sulla questione dei bagni a secco abbiamo già pubblicato un articolo di Michele Salsi su “A” 379 aprile 2013 dal titolo Ma va' a... (responsabilmente).