rivista anarchica
anno 45 n. 399
giugno 2015


Kurdistan

Ostinata resistenza in festa

Reportage di Silvana Grippi


La tradizionale celebrazione del Newroz (festa del fuoco) che si è tenuta il 21 marzo scorso a Diyarbakir (Turchia) è stata occasione per ribadire l'impegno della popolazione curda nella lotta contro le forze dell'Isis.
Per una società più libera e giusta. Pubblichiamo il racconto di un viaggio tra i rifugiati curdi siriani in quella zona.

Diyarbakir (Turchia), 21 marzo 2015 - Durante la lettura del
messaggio di Abdullah Öcalan alla festa del Newroz


Le donne curde hanno acceso i riflettori sulla lotta per l'autonomia e l'indipendenza. L'attenzione del mondo intero è rivolta a queste piccole donne che hanno deciso da sole di combattere l'Isis. Il coraggio, la forza e la determinazione svolgono un ruolo importante in tutta l'area della Mesopotamia.
Ho deciso di essere affianco alla loro lotta, partecipando il 21 marzo alla festa del Newroz (festa del fuoco) a Diyarbakir in Turchia ed il giorno dopo mi sono recata al confine turco-siriano per incontrare la gente curda dei campi profughi di Suruç. Questo viaggio lo devo a Dino Frisullo che con la sua testimonianza del 2003 ha fatto nascere in me la curiosità di essere presente in questa grande “emozione collettiva”.

Suruç (Turchia) - Bambini nel campo profughi Shied Kodin

Ad un chilometro da Kobane. Molti abitanti
se ne sono andati, interi quartieri sono disabitati,
quasi tutti gli edifici sono stati distrutti

La lotta di una generazione

La festa del Newroz è condivisa con canti e slogan pieni di speranza e di ricordo per i martiri.
Sguardi, abbracci, canzoni comuni, partecipazione di fratellanza e sorellanza. Un'intera generazione di giovani che non sono solo spettatori o spettatrici, ma pronti a donare la loro vita per amore dell'umanità.
Durante la cerimonia viene letto il messaggio di Abdullah Öcalan: “[...] Chiedo oggi alle donne e ai giovani i cui cuori battono per la libertà, e che sono la stragrande maggioranza, che si impegnino a riuscire con successo in ambito economico, sociale, politico e nel campo della sicurezza. Saluto la resistenza e la vittoria di Kobane e che ha un grande significato per la nostra regione e anche per il mondo intero. [...] Ancora una volta, saluto questo storico Newroz (festa del fuoco) con l'augurio che porti beneficio a tutti i popoli del mondo.”
Questa lotta è il salto di qualità del popolo curdo, non solo lotta per la propria terra, ma “lotta comune” contro l'integralismo, l'imperialismo e il capitalismo.

Donna curda di Kobane

Nel campo profughi

Dove tutti sono solidali

Nei campi profughi, una distesa di tende fatte di plastica. E subito mi viene in mente la precarietà della situazione. Alcune famiglie smontano per tornare a Kobane che è stata riconquistata. L'enclave curda di Kobane è la punta avanzata della lotta in Rojava (nord Siria) dove le milizie femminili di difesa (YPG/KPJ) unitamente ai combattenti del PKK e DDK hanno resistito per mesi agli attacchi dell'Isis. A Suruç, in Turchia, sono stati organizzati cinque campi di solidarietà in cui si stima una presenza totale di 35.000 persone.

Donne curde con il vestito della festa

Anziana contadina curda

Le ragazze e i bambini si avvicinano, voglio sapere la provenienza. Con la maggioranza parliamo a gesti e ci comprendiamo, mentre i più giovani sanno parlare in inglese.

Un bambino curdo nel campo profughi

Il gioco con le armi di legno

Parlando con alcune donne, emergono la spontaneità e la semplicità di un nuovo modo di intendere la vita con principi e valori semplici, ma tenaci. Zena mi racconta che ogni notte sente molto freddo, non solo per la neve ed il fango che calpesta tutto il giorno, ma per la lontananza del suo compagno Zitan che sta combattendo oltre confine. Lei non ha potuto raggiungerlo perché ha sei fratelli e sorelle che hanno bisogno di essere accuditi. La madre e la nonna non ce la fanno da sole. La sorella minore Gonul ha gli occhi verdi e mi accompagna nel bagno saltellando in ciabatte tra il fango. Le espressioni delle donne non hanno tristezza, ma fierezza. Ed è lo stesso sguardo che si trova nella città che li ospita, dove tutti sono solidali come se appartenessero alla grande famiglia curda.
Un'esperienza emozionante con uomini, donne e bambini colorati di rosso, verde e giallo il cui solo bagaglio è la speranza.

Silvana Grippi