rivista anarchica
anno 46 n. 412
dicembre 2016/gennaio 2017


Firenze

Una storia di donne e anarchia

delle Mamme No Inceneritore


A Firenze e dintorni è in corso una lotta che dura da 40 anni, quella contro la realizzazione di un maxi-inceneritore. Negli ultimi anni sono aumentate le pressioni delle autorità cittadine per realizzarlo, ma tanta gente si è mobilitata e continua a farlo. Decisiva l'attività svolta dalle Mamme No Inceneritore, che in queste pagine raccontano come è andata finora e come secondo loro finirà, il tutto riassunto nel motto (in fiorentino) che caratterizza questa mobilitazione popolare: un vi si fa fare.
L'inceneritore, s'intende.

Firenze, 14 maggio 2016 - Coro gospel in prima fila al “corteo dei 20.000”

Polvere di stelle nelle periferie

Tutto comincia con il progetto di un ecomostro. L'ennesimo. Nella periferia estrema di Firenze, dove da sempre, per tutti, il quartiere popolare di Brozzi ha fatto rima con Bronx, alcune mamme scoprono l'appalto di un nuovo inceneritore, il secondo.
Ancora, passeggiando per strada, incombe, macabra, l'effige del primo, chiuso per emergenza sanitaria nel 1986, mai smantellato, che ancora punta le sue ciminiere contro il cielo come una pistola a doppia canna, a monito per le future generazioni.
Le riunioni informative cominciano in maniera frenetica e, in breve, l'onda informativa si allarga a macchia d'olio in tutta la città. Il metodo è autogestito in tutto e per tutto. Le mamme non vogliono nessuno dietro, nessuno davanti, solo gente accanto disposta a dividersi i compiti. L'autofinanziamento è la via maestra. E così le Cuoche No Inceneritore diventano il motore e la benzina che consentono, tramite pranzi, cene e iniziative di trasportare interi vagoni di idee e progetti che si sviluppano in maniera libera ed indipendente.

Firenze, 11 aprile 2015 -Primo corteo insieme agli altri Comitati

Nascono una miriade di sottogruppi. I social, materia largamente discussa, in questo caso vengono incontro e consentono a ciascuna di sviluppare ed indirizzare le proprie caratteristiche e propensioni, per poi dare coordinamento al tutto nell'assemblea generale. I sottogruppi vanno dalle cuoche ai gruppi volantinaggio, dal gruppo legal agli indiani metropolitani, dal social e stampa a parole incenerite (progetto libro), da mamme on the rock al progetto centraline, da luci sulla città (proiezioni sui monumenti di Firenze), al gruppo striscioni. E così via. Ciascuna secondo le proprie capacità. Le bandiere vengono cucite dalle Nonne No Inceneritore e tappezzano i quartieri.
Un lavoro immane e creativo invade i quartieri dormitorio, Schioda le famiglie dai divani, crea nuova socialità, e, in breve, rende questo piccolo grande movimento qualcosa di più che un comitato No Inceneritore.
Il lavoro vede momenti culminanti in due manifestazioni, organizzate insieme agli altri comitati. Nell'aprile 2015 circa 5.000 persone. Il 14 maggio 2016 si rasenta la cifra dei ventimila. Ma la cifra non si spiega senza considerare le decine di flash mob, le centinaia di iniziative, la presenza permanente in tutte le istanze locali e nazionali.
Il fenomeno Mamme No Inceneritore, infatti, fin dal principio si caratterizza per essere quanto mai distante dal concetto di Nimby (Not in my back yard, “non nel mio giardino”).
“Il giardino dietro casa nostra” è il mondo. Ed è questo che va salvaguardato. Per questo le mamme di Firenze partecipano, danno vita ed alimentano tutte le manifestazioni contro gli inceneritori in giro per l'Italia.
Ma soprattutto promuovono la cultura e la realizzazione di un'alternativa possibile e diffusa.

Firenze, piazza Repubblica, 14 maggio 2016 - Concerto di fine corteo

Alternative

Esistono delle alternative all'incenerimento. Le mamme da subito si sono affiancate alla strategia Rifiuti Zero. Una strategia legata al concetto di Economia Circolare praticata in Italia e nel mondo, da San Francisco a Capannori, da Treviso a Lubiana, in centinaia di città da almeno 10 anni con ottimi risultati. Una strategia che vede nel riciclo e nel riuso il suo epicentro organizzativo e impone alle imprese e alle istituzioni locali, dal basso, una produzione e una progettazione di imballaggio intelligente, con un sistema premiante e punitivo. Tutti noi sappiamo che una bottiglietta buttata nel cestino indifferenziato prima o poi passerà dalle nostre narici.
Dal 1789 l'umanità sa, grazie al principio di Lavoisier, che “Nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si trasforma”. Un processo di combustione può far scomparire allo sguardo la massa del materiale bruciato, ma la massa totale delle sostanze ottenute dalla reazione chimica sarà esattamente uguale, seppur trasformata.
Eppure nell'ultimo secolo stiamo continuando a trattare il nostro pianeta come un enorme posacenere, incenerendo la nostra sovrapproduzione. Quanta ricchezza abbiamo accumulato nelle nostre discariche negli ultimi decenni? Quanta parte poteva essere recuperata, riutilizzata, trasformata? L'85%, forse anche di più. Quanti metalli, plastica, sostanze organiche ci stiamo condannando a respirare? E perché?
È possibile una soluzione consapevole.
E chi, dal basso, nelle proprie case, ogni giorno prova a separare gli scarti, certamente lo sa molto meglio degli amministratori locali e nazionali. L'Economia Circolare è la più valida alternativa al sistema degli Assegni Circolari su cui si regge questa società. E, chissà, potrebbe essere l'incipit ad una più diffusa trasformazione sociale e rovesciamento dei rapporti di forza, tra il potere centralizzato e il potere diffuso.

Firenze, vecchio inceneritore - “Proiezione sui monumenti”.
Il Monumento alla Morte

Una storia di anarchia

Proviamo a svolgere a nostro modo l'acronimo di anarchia.
A come ambiente
N come no
A come amore
R come rivoluzione
C come cambiamento
H come habitat
I come indipendenza
A come arrendersi mai

A come ambiente
Molte madri nell'ultimo periodo storico si stanno alzando in piedi a difendere questo povero piccolo pianeta. Ci sarà un perché. Per noi le madri non sono coloro che necessariamente hanno avuto un figlio o più figli.
Madri, antropologicamente e storicamente, sono coloro che mantengono un cordone ombelicale con la vita. Sono coloro, donne, o persino uomini, che sviluppano una grande capacità di immedesimazione nell'altro, perché lo devono accudire e crescere, dargli un futuro, capirne le sofferenze, e alleviarle. Provare a sentire. Poi capire e poi agire. Madre è una categoria dell'anima, certo spesso molto diffusa tra chi a fare la mamma ci si è trovata. Ma all'interno del Comitato Mamme No Inceneritore è stata assunta da tutti. Al punto che è del tutto normale usare il femminile nei dialoghi collettivi e nel rappresentarsi come genere prevalente.
Al punto che gli uomini, non sempre Babbi o nonni, hanno imparato da subito a fare un passo indietro di fronte alla rappresentazione esterna e alle luci della ribalta, ai ruoli di coordinamento e di assunzione di responsabilità. Ma sono uomini eccezionali ed indispensabili. Che hanno imparato ad imparare dalle donne.
Il legame con l'ambiente per le mamme è un legame di vita, di istinto primordiale e magico, ma anche di studio. Quello che ha portato a scavare sotto la superficie e a scoprire che molte delle informazioni più inquietanti non possono essere nascoste neppure da chi questi impianti li vuole costruire.

N come no
Il no non va più di moda. Chissà perché. Il potere ha bisogno di una società consensuale. E ha creato un'ideologia per cui un messaggio, per passare, nella società dell'immagine, ha bisogno di essere positivo e quindi abolire ogni negatività. La negatività va solo respirata, subita, accettata nella repressione e nell'oppressione quotidiana.
Scegliere il no all'interno del nome è stato un gesto di coraggio. Una scelta importante. Un pugno alzato in una selva di teste chine, che però ha portato i suoi frutti ed ha fatto alzare altre teste e altri pugni.

A come amore
L'amore è una componente fondamentale in una lotta. Amore è guardarsi in uno specchio reciproco e aiutarsi a vedere la propria parte migliore.
La lotta contro l'inceneritore a Firenze ha sviluppato la parte migliore di una fetta di popolazione che viveva nell'ombra e sarebbe morta all'ombra di due ciminiere alte 70 metri. Si sarebbe opacizzata sotto le grigie polveri degli scarti cittadini e provenienti da altre regioni, grazie allo Sblocca Italia. E invece l'amore prodotto da questa lotta ha fatto emergere i mille colori, la voglia di vivere, la meglio società, la polvere di stelle.
La polvere di stelle è stata musica. Con un concerto partecipato da 10.000 persone e 12 gruppi musicali nel prato più inquinato di Firenze. La polvere di stelle è stata letteratura, con parole incenerite, una raccolta di racconti realizzata da 19 autori e dal centro sociale di periferia e Edizioni Piagge e la sua comunità di base. Fantastica esperienza che con amore ha affiancato il Comitato.

R come rivoluzione
La rivoluzione è fatta dalla gente. È fatica. Ma anche gioia. È uscire dalle case. È rinunciare a un comodo divano e sorbirsi un incontro informativo il lunedì piovoso e freddo con i bambini che dormono sulle sedie. È il non dover arrendersi alla logica di “ormai hanno deciso”. È quello che porterà davanti a un cantiere semmai lo apriranno. È lo scriversi un lieto fine e la consapevolezza di doverselo costruire da soli. Cioè insieme.

C come cambiamento
Il cambiamento parte dei singoli, ma necessariamente dai collettivi. È il concepire la società come un laboratorio, fatto di piccoli e grandi gesti. È coordinare gli sforzi. È il rispetto tra le realtà di lotta, tra tutte le componenti e nei confronti di tutte le caratteristiche umane. È riaccendere l'energia umana. La più pulita che c'è.

H come habitat
È quel luogo che permette ad una data specie di vivere, svilupparsi, riprodursi, garantendo qualità della vita.
Tutto ciò è negato anche dagli inceneritori. Lo è nella verde Danimarca, tra i paesi più inceneritoristi in Europa, che in Europa ha il più alto tasso di tumori. E nel centro di Vienna dove il “mitico” inceneritore ha la stessa età di quello che a Firenze ha chiuso nel 1986. L'habitat di questo pianeta è messo in pericolo da chi, in nome del profitto, tratta come cavie gli abitanti, sapendo già che un impianto farà male e poi sviluppa una ricerca su quanto l'impianto ha già fatto male, monitorando incidenza dei tumori, delle malformazioni infantili, degli aborti. E guarda caso, lo fa quasi sempre nei quartieri popolari.

I come indipendenza
L'indipendenza è il bene più prezioso del Comitato. Ed è anche quel bene che più spesso è stato messo a repentaglio ed ha creato forti lacerazioni interne. Sono i partiti politici, delle opposizioni e non solo, ma anche realtà già organizzate ad avere tentazioni egemoniche su un contesto così vivo. Tentazioni sempre respinte con orgoglio di appartenenza.
Sul Consiglio Comunale e sulle elezioni di Sesto Fiorentino, il territorio su cui l'ecomostro dovrebbe sorgere, sicuramente le mamme No Inceneritore hanno avuto una grossa influenza, determinando, con la propria campagna informativa, l'affermazione al Comune di una giunta “anti-inceneritorista”. Ma, tra le mille lacerazioni, sono uscite a testa alta, mantenendo un profilo autonomo ed indipendente, capace di guardare la controparte negli occhi e di sviluppare una trattativa alla pari.

A come arrendersi mai
Quello che le mamme hanno ottenuto in termini di libertà e d'indipendenza, di gioia e di protagonismo, di amore e di lotta, di socialità e di vita è talmente importante, che non le vedrà facilmente tornare indietro. Comunque finisca questa lotta, queste donne e questi uomini e i loro bambini hanno imparato a camminare a testa alta. E che questo è possibile soltanto facendolo insieme.
La lotta paga sempre. Anche quando l'epilogo è sconosciuto. Perché aver vinto significa aver fatto questo percorso insieme. E comunque un vi si fa fare!!!

Mamme No Inceneritore

Firenze, 2015 - Al concerto di Piero Pelù


Prima fu San Donnino, poi...

delle Mamme No Inceneritore

Un po' di storia prima dell'attuale inceneritore fiorentino (che tanto un vi si fa fare)

Dell'inceneritore della Piana si comincia a parlare nel 2000. In realtà si comincia prima, perché l'originario inceneritore della Piana fu quello di San Donnino, inaugurato nel 1973 ma deliberato dal Comune di Firenze fin dal lontano 1967 (a riprova del fatto che realizzare impianti di questo tipo non è semplice, e che se quando si vogliono attuare decisioni in assenza di consenso civico, poi gli iter diventano per forza lunghi e tortuosi… ma si sa che la storia non insegna nulla a chi si gira dall'altra parte). Le lotte dei cittadini contro il pericolosissimo impianto cominciarono più o meno subito, ma ci vollero ben 13 anni e l'intervento dell'Istituto Superiore della Sanità, che rilevò un grave inquinamento da diossina nei terreni circostanti. Questo dette il colpo finale a chi parlava, come l'Amministrazione di Firenze, di adeguamento dell'impianto; nel 1986 l'inceneritore veniva chiuso di corsa.
Dopo il disastro di San Donnino, talmente grave che i sottoprodotti dell'impianto toccò interrarli nelle ex cave di rena, tanto erano pericolosi, si comincia a parlare di emergenza rifiuti; ma di proporre un altro inceneritore non è neppure il caso, tanto è fresca la memoria del disastro sandonninese. Comincia l'affannosa ricerca di discariche per tutto il decennio successivo, quando, nel 1997, entra in vigore il decreto Ronchi, il quale recepisce le normative europee che prescrivono che ogni ambito territoriale sia autosufficiente per quanto riguarda lo smaltimento dei propri rifiuti.Si arriva al 2005, per il progettato impianto alle porte di Firenze viene elaborata la Valutazione di Impatto Sanitario e nel frattempo si alza la conflittualità tra amministrazioni (tutte gestite da precursori del Partito Democratico) e cittadinanza.

Firenze, agosto 2016. La Conferenza dei Sevizi approva il progetto

Solo la mobilitazione paga

La grande manifestazione di settembre 2005 vede circa ottomila partecipanti. I comitati premono per lo svolgimento di un referendum civico a Campi, forti anche di un pronunciamento di 173 medici della Piana che a novembre 2007 hanno scritto una lettera aperta contro l'impianto denunciandone i rischi per la salute. La scelta spacca un po' il fronte dei comitati della Piana (non tutti sono favorevoli) e anche l'Amministrazione è un po' ondivaga. Alla fine però il referendum si fa a fine 2007, vanno a votare più di 13.000 cittadini (oltre il 30% degli aventi diritto) e l'84% si dichiara contrario all'inceneritore. L'Amministrazione si era schierata a favore dell'impianto con il solito argomento dell'emergenza rifiuti. A questo punto, Provincia e Regione disconoscono il risultato del referendum vista la scarsa affluenza. L'iter dell'inceneritore va avanti: dopo aver commissionato un progetto all'università di Firenze per l'inserimento paesaggistico dell'impianto (al costo di 80.000 euro), Quadrifoglio ha già scelto il socio privato destinato a partecipare alla realizzazione e alla gestione dell'impianto (è il consorzio Hera); e nel frattempo è già stato approvato il nuovo Piano provinciale dei rifiuti. Il Piano verrà adottato e sarà legge.
Le vaghe verifiche promesse non sono mai state effettuate.
Nessuna delle buone pratiche promesse al Consiglio comunale è stata messa in atto con coerenza e convinzione.
Il protocollo per la riduzione alla fonte degli imballaggi da realizzare con le aziende distributrici è rimasto lettera morta; persino sulla raccolta differenziata è stato fatto poco o niente.
L'unica cosa che si muove, dunque, è l'inceneritore. Tutto il resto o non interessa, o interessa solo per fare credere ai cittadini che ci sta muovendo e che si ha a cuore l'ambiente e la salute.

Mamme No Inceneritore

Testo liberamente tratto da un lavoro del collettivo “Mente locale della Piana”