rivista anarchica
anno 47 n. 415
aprile 2017




Una copertina contro la partecipazione alle elezioni politiche dell'8 maggio 1980 caratterizza il n. 83 (maggio 1980) di “A”. In apertura, un editoriale prende posizione contro l'arresto di alcuni redattori/redattrici di Anarchismo, la rivista con cui pure “A” aveva (e avrebbe) polemizzato non poco, a partire dalla controversa questione della violenza. Ma di fronte agli arresti e al blocco, di fatto, di una rivista e di una casa editrice (le omonime Edizioni) il richiamo alla comune identità anarchica contro lo Stato scatta automatico. Un segno dei tempi.
E poi uno scritto di Gianfranco Marelli (Jules Elisard) su “quel dio fallito di J.P. Sartre” critico, ma non abbastanza per la nostra sensibilità di oggi, con la sua figura di intellettuale comunista, tutto dentro per anni alla concezione staliniana e quindi sostenitore di fatto della peggiore tradizione comunista. Un altro scritto è dedicato alla critica del regime castrista a Cuba. Temi ricorrenti, se si pensa a quanto recentemente uscito su “A” - 37 anni dopo, appunto.
Piero Flecchia si occupa del ritorno di dio. Massimo La Torre della “cultura della viltà”, Balbus (al secolo Balborini) racconta nel dettaglio l'emozionante esperienza del Teatro Dioniso (in Sardegna, poi sul continente). Gabriele Roveda (a quell'epoca tra i redattori di “A”) si occupa di sessualità e, a suo modo, anche l'attivista svizzero omosessuale Jean-Jacques Lebel, che aveva vissuto il '68 parigino ed era un noto esponente di quei movimenti di lotta.
La rubrica Rassegna libertaria era in quei tempi dedicata alla presentazione quasi esclusiva di riviste anarchiche e libertarie sparse per il mondo, nel tentativo di allargare quei rapporti internazionali che sono sempre stati un limite raramente superato, pur in un movimento come quello anarchico, che sul superamento delle frontiere e delle barriere aveva e ha costruito la propria immagine.
Nove pagine sono dedicate alla Sardegna e segnano l'inizio di una bella collaborazione con Ugo Dessy, giornalista e scrittore, in vario modo vicino ai nonviolenti, ai radicali, agli anarchici, figura di spicco della sinistra laica, libertaria, antimilitarista, autonomista. Aveva già collaborato con il settimanale anarchico Umanità Nova. E nella stagione della sua collaborazione con “A” abbiamo pubblicato pagine molto stimolanti.
Ugo Dessy, una delle non poche personalità di una sinistra inquieta, poco ortodossa, indisponibile ai giochi cultural/politici richiesti da grandi partiti, che ha avuto modo di rapportarsi con noi. Non poche persone, ciascuna un proprio caso individuale per identificare un legame con noi. A volte prevalentemente umano, spesso legato alla libertà di scrittura che assicuravamo (e cerchiamo di assicurare anche oggi). A volte i nostri rapporti erano legati a singole battaglie, quella contro il militarismo per esempio. Con altri per la comune sensibilità anticlericale, per la curiosità verso i mille modi in cui può presentarsi la voglia di libertà, per il piacere del dialogo e del dibattito.
È questa una caratteristica di “A” che ha attraversato e attraversa tutta la nostra storia. Nella convinzione, profonda, che l'anarchismo e le/gli anarchiche/ci siano fondamentali in qualsiasi trasformazione in meglio del mondo, ma non siano assolutamente sufficienti. Da qui la necessità e la positività del nostro continuo confronto e dibattito con tutti quei filoni di pensiero e quei movimenti che sappiano e vogliano porre al centro della loro riflessione e azione l'individuo opposto al potere, la libertà come metodo e come scelta responsabile.
Un anarchismo costruttivo, sociale, testimonianza della volontà di vivere concretamente quelle idee meravigliose che propagandiamo. E che, per quanto possibile, vorremmo già far vivere oggi nelle relazioni umane e nelle lotte. Cerchiamo di farlo, senza mai chiuderci nel “privato”, anzi impegnandoci sia in campo culturale sia nel partecipare a esperienze concrete di vita e di lotta, e di riferirne su “A”.