Una
copertina contro la partecipazione alle elezioni politiche dell'8
maggio 1980 caratterizza il n. 83 (maggio 1980) di “A”.
In apertura, un editoriale prende posizione contro l'arresto
di alcuni redattori/redattrici di Anarchismo, la rivista
con cui pure “A” aveva (e avrebbe) polemizzato non
poco, a partire dalla controversa questione della violenza.
Ma di fronte agli arresti e al blocco, di fatto, di una rivista
e di una casa editrice (le omonime Edizioni) il richiamo alla
comune identità anarchica contro lo Stato scatta automatico.
Un segno dei tempi.
E poi uno scritto di Gianfranco Marelli (Jules Elisard)
su “quel dio fallito di J.P. Sartre” critico, ma
non abbastanza per la nostra sensibilità di oggi, con
la sua figura di intellettuale comunista, tutto dentro per anni
alla concezione staliniana e quindi sostenitore di fatto della
peggiore tradizione comunista. Un altro scritto è dedicato
alla critica del regime castrista a Cuba. Temi ricorrenti, se
si pensa a quanto recentemente uscito su “A” - 37
anni dopo, appunto.
Piero Flecchia si occupa del ritorno di dio. Massimo La Torre
della “cultura della viltà”, Balbus (al secolo
Balborini) racconta nel dettaglio l'emozionante esperienza del
Teatro Dioniso (in Sardegna, poi sul continente). Gabriele Roveda
(a quell'epoca tra i redattori di “A”) si occupa
di sessualità e, a suo modo, anche l'attivista svizzero
omosessuale Jean-Jacques Lebel, che aveva vissuto il '68
parigino ed era un noto esponente di quei movimenti di lotta.
La rubrica Rassegna libertaria era in quei tempi dedicata
alla presentazione quasi esclusiva di riviste anarchiche e libertarie
sparse per il mondo, nel tentativo di allargare quei rapporti
internazionali che sono sempre stati un limite raramente superato,
pur in un movimento come quello anarchico, che sul superamento
delle frontiere e delle barriere aveva e ha costruito la propria
immagine.
Nove pagine sono dedicate alla Sardegna e segnano l'inizio di
una bella collaborazione con Ugo Dessy, giornalista e scrittore,
in vario modo vicino ai nonviolenti, ai radicali, agli anarchici,
figura di spicco della sinistra laica, libertaria, antimilitarista,
autonomista. Aveva già collaborato con il settimanale
anarchico Umanità Nova. E nella stagione della sua collaborazione
con “A” abbiamo pubblicato pagine molto stimolanti.
Ugo Dessy, una delle non poche personalità di una sinistra
inquieta, poco ortodossa, indisponibile ai giochi cultural/politici
richiesti da grandi partiti, che ha avuto modo di rapportarsi
con noi. Non poche persone, ciascuna un proprio caso individuale
per identificare un legame con noi. A volte prevalentemente
umano, spesso legato alla libertà di scrittura che assicuravamo
(e cerchiamo di assicurare anche oggi). A volte i nostri rapporti
erano legati a singole battaglie, quella contro il militarismo
per esempio. Con altri per la comune sensibilità anticlericale,
per la curiosità verso i mille modi in cui può
presentarsi la voglia di libertà, per il piacere del
dialogo e del dibattito.
È questa una caratteristica di “A” che ha
attraversato e attraversa tutta la nostra storia. Nella convinzione,
profonda, che l'anarchismo e le/gli anarchiche/ci siano fondamentali
in qualsiasi trasformazione in meglio del mondo, ma non siano
assolutamente sufficienti. Da qui la necessità e la positività
del nostro continuo confronto e dibattito con tutti quei filoni
di pensiero e quei movimenti che sappiano e vogliano porre al
centro della loro riflessione e azione l'individuo opposto al
potere, la libertà come metodo e come scelta responsabile.
Un anarchismo costruttivo, sociale, testimonianza della volontà
di vivere concretamente quelle idee meravigliose che propagandiamo.
E che, per quanto possibile, vorremmo già far vivere
oggi nelle relazioni umane e nelle lotte. Cerchiamo di farlo,
senza mai chiuderci nel “privato”, anzi impegnandoci
sia in campo culturale sia nel partecipare a esperienze concrete
di vita e di lotta, e di riferirne su “A”.
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