rivista anarchica
anno 47 n. 419
ottobre 2017




“La rabbia operaia” è il titolo che campeggia in copertina del n. 87 (ottobre 1980) di questa rivista. Il riferimento specifico è alla lotta nella principale azienda italiana, la Fiat.
“Il cerchio si è chiuso” è il titolo del dossier che apre il numero: un articolo-quadro del redattore Luciano Lanza e poi cinque pagine di interviste con operaie e operai direttamente davanti ai cancelli degli stabilimenti Fiat, a Torino, in due diverse giornate, rispettivamente da Roberto Ambrosoli un giorno a Mirafiori e da Gabriele Roveda e Nunzia Schilirò due giorni dopo al Lingotto.
“I razzismi e le intolleranze – compreso l'antisemitismo – si generano a vicenda e affondano le loro radici nei terreni più diversi. Estirparle da ogni terreno, comunque si presentino, è l'unica via per farla finita con le persecuzioni e i pogrom” è questa la conclusione di Paolo Finzi. È questa la conclusione dell'articolo “Antisemitismo, ancora” in cui si affrontano sia le cause storiche sia quelle di “attualità”, a partire dalla situazione medio-orientale.
Segue l'articolo “Germania: elezioni e repressione” di un anarchico tedesco, La lettura che viene data delle vicende elettorali e di uno dei numerosi processi per “terrorismo” frequenti in quell'epoca ci appare, alla nostra sensibilità odierna, a dir poco superficiale. La doverosa denuncia della repressione statale sembra bloccare la necessità e la capacità di prendere le distanze dalle strategie militari e lottarmatiste di gran parte delle organizzazioni che si basavano sulla glorificazione delle armi e degli “eserciti” (seppure antagonisti).
Franco Melandri analizza la situazione internazionale alla luce degli ultimi eventi in Iran. Viene poi pubblicato uno stralcio dalla premessa di Eduardo Colombo, psichiatra argentino, anarchico, residente già allora a Parigi, alla traduzione (da parte delle Edizioni Antistato) del libro di Renè Lourau “Lo stato incosciente”.
Alla questione nucleare è dedicato uno scritto di Pompeo Bruno.
Paolo Mancini e Claudia Vio, rispettivamente, si occupano dei manifesti, quelli affissi ai muri: il primo di quelli politici, la seconda di quelli “al femminile”, prodotti dai movimenti femministi.
La rubrica Rassegna libertaria segnala con entusiasmo l'uscita del primo volume (in italiano) della biografia di Emma Goldman, per i tipi della Salamandra, che ne pubblicheranno poi altri due tomi, mentre il quarto e conclusivo sarà pubblicato dalla casa editrice anarchica Zero in Condotta.
Completa la rubrica una lunga intervista con Giuseppe Galzerano, allora come ora editore cilentano, di Casalvelino Scalo (Sa), sempre interessato – come diceva allora “alla vicenda umana degli umiliati, dei vinti, dei sopraffatti, degli schiacciati, siano essi anarchici, contadini, briganti, emigranti...”. Dopo 37 anni, Giuseppe è ancora a Casalvelino, a pubblicare libri.
E ancora carcere e carcere. Gianfranco Bertoli denuncia pubblicamente – in uno stralcio di una sua lettera, che viene pubblicato – il trattamento di isolamento che i detenuti delle Brigate Rosse impongono a quanti, detenuti politici, non sono d'accordo con loro. Una denuncia simile era già apparsa su “A” per mano di un altro detenuto anarchico, Horst Fantazzini.
Di un processo svoltosi a Parma contro alcuni anarchici, in primis Valeria Vecchi, colpevoli di detenere dell'esplosivo destinato in carcere per un probabile tentativo di evasione, si riferisce sinteticamente.
Una lunga lettera di Gianfranco Bertoli e Angelo Cinquegrani prende in esame e critica “il dio mitra”, in relazione a un documento di Azione Rivoluzionaria in cui si annuncia l'autoscioglimento dell'organizzazione e la propria confluenza in Prima Linea.
E, quarto scritto in materia, la complessa vicenda di Gigi Colombo, un antimilitarista della zona di Calolziocorte (Bergamo) che sostanzialmente rifiuta il servizio militare e finisce in carcere. Ne riferisce Franco Pasello, mitico nostro diffusore, una delle anime del movimento antimilitarista anarchico e libertario.
Una sola lunga lettera (“Dal carcere di Livorno/Non basta la singola libertà”) occupa lo spazio della posta. È di Monica Giorgi, da poco arrestata per una vicenda di sequestro che porterà, dopo oltre due anni di carcere, alla sostanziale assoluzione.
Belle foto di uno sciopero all'isola d'Elba e a Piombino nel 1911 occupano i due interni di copertina. E con la quarta di copertina (una curiosa foto di operai Fiat nel 1904) confermano il segno marcatamente “operaio” di questo numero.