rivista anarchica
anno 48 n. 422
febbraio 2018






Carcere/
200 giorni di violenze psicologiche
(lettera aperta al Ministro della Giustizia Orlando)

Questo mese voglio lasciare spazio a Luigi Guida con una sua lettera indirizzata al Ministro della Giustizia.
Ho conosciuto Luigi nel carcere di Padova, nella redazione di Ristretti Orizzonti. Subito abbiamo fatto amicizia perché mi ricordava come ero io alla sua età: un ribelle sociale. Anche lui è un figlio del Sud. È nato e cresciuto nei vicoli di Napoli. Infanzia infelice, carceri minorili e carcere da maggiorenne. Luigi non è stato certo quello che avrebbe voluto essere, ma solo quello che ha potuto essere. Molti pensano che il carcere sia la medicina. Ciò non è vero, perché il carcere rappresenta piuttosto una malattia della società, la gabbia dell'odio e della rimozione sociale. In luoghi come questi non si migliora, ma si peggiora.
Continuando a sentirci ripetere che siamo irrecuperabili, che siamo dei mostri, che siamo cattivi, alla fine ce ne convinciamo e cerchiamo di esserlo davvero. Nella maggioranza dei casi l'istituzione penitenziaria opera ai margini del diritto, in assenza di ogni controllo democratico, nell'arbitrio amministrativo e nell'indifferenza generale. Ma, forse, la cosa peggiore del carcere è che la tua vita dipende da altri che, continuamente, ti dicono cosa devi fare e quando e come devi farlo. Spesso, questi “altri” sono peggiori di te, e tu devi per forza sottostare ai loro capricci.
Per questo motivo, dentro queste mura, è quasi impossibile conservare dignità ed orgoglio. E se ci riesci diventi un pericolo per il carcere, come Luigi Guida.

Carmelo Musumeci


Lettera di un detenuto nel braccio penale di Treviso,
dove ti uccidono un po' tutti i giorni

Ministro Orlando, spero che lei mi stia ascoltando, e mi auguro che possa intervenire e convincerla a liberare un uomo con un atto unilaterale dall'accanimento di una parte di Istituzione carceraria, e senza chiedere nulla in cambio ad un uomo che con una forma sottile di accanimento lo si sta portando alla distruzione psicologica e renderlo meno di un essere umano.
Oltre sei mesi fa, un ragazzo dopo aver fatto prevalere un sentimento ad una regola, dopo aver trascorso oltre 7 anni di carcere a Padova ed essere quasi riuscito a darsi una possibilità di cambiamento e realizzare il suo riscatto sociale e dopo aver raggiunto encomi per il percorso intrapreso è stato trasferito nella logica vendicativa dell'ordine e sicurezza in un carcere giudiziario per mettere in atto nei confronti dello stesso una sottile vendetta fatta di azioni terroristiche psicologiche che finiranno per ucciderlo un po' ogni giorno. Il mio nome sa di corse di macchine, Guida, ma non sono un pilota, sono un ragazzo che dopo aver vissuto i peggiori trattamenti nelle carceri italiane prima che arrivasse a Padova, si sentiva un ragazzo in rivolta, contro quel trattamento, lucido e determinato ad uscire da questo sistema che lo teneva ostaggio e che prima o poi l'avrebbero portato ad attaccarsi un lenzuolo al collo in una cella “liscia” in uno dei tanti isolamenti che lo applicavano per punirlo ma che forse non avrebbe fatto perché ci vuole più coraggio per togliersi la vita che continuare a vivere subendo.

Guida è stato un ragazzo sicuramente difficile e con uno stile di vita deviante, ma non ha mai partecipato a nessun fatto di sangue tanto meno legato a qualsiasi organizzazione criminale.
Luigi si è costruito una nuova vita qui in Veneto, ha una ragazza e delle figlie che lo stanno aspettando, ma il trasferimento inflittomi con la chiusura di permessi decise che fosse arrivato la fine per lo stesso di ricevere quel amore.
Era quel maledetto 1996, quando entro per la prima volta in carcere, signor ministro, quasi 22 interminabili anni fa e ne ho trascorsi quasi 18 tra il carcere minorile, Comunità, e Istituti di pena per adulti. La Corte non lo condannò per reati gravissimi, o di sangue, in compenso gli affibbiò oltre 18 anni di carcere, perfino sue notizie e reati più eclatanti della nostra cronaca giudiziaria italiana sappiamo tutto e si è fatto di tutto affinché il carcere gli offrisse quel minimo di dignità e strumenti per essere altro e riscattarsi, chi più chi meno usufruiscono di permessi e porzioni di libertà, o almeno gli viene garantito di scontare la pena in modo dignitoso, ma al sottoscritto no, perché Guida incarna il personaggio che più di ogni altro fa incazzare uno stato Burocratico e un istituzione Carceraria come la nostra: non è il tranquillante uomo del monte, quello che dice sempre “Sė”, quello che elargisce falsi affetti e finti affini se non sentiti veramente in modo simulatorio come fanno in tanti, è l'uomo che dice sempre No.
Di “No” signor ministro Orlando ne ho detti tanti. Ed è con questa raffica di No che iniziali 18 anni si sono prolungati di altri otto anni e continueranno a moltiplicarsi ancora se non si interviene. Ho ucciso in carcere?
No. Mi sono indignato e ribellato. Ho partecipato a qualche protesta pacifica e chiedendo con ordinamento alla mano e circolare i miei diritti, non ho abbassato il capo davanti agli agenti di guardia quando abusavano del loro potere, e per ognuna di queste esuberanze mi sono beccato ora uno, ora 3 anni... più altri uno... di carcere.
Sette anni fa dopo che per la prima volta mi fu data la possibilità di scontare la pena in carcere Padova“ che rispettasse e riconoscesse la dignità della persona e non solo il suo errore, dopo che qualche volontario fu informato del mio caso decisero di seguirmi e sciogliere la matassa di questa mia vita.
Gli stessi mi hanno seguito e conosciuto, cercando di capire se fossi un “violento o un sovversivo?”-No ero semplicemente un uomo stanco di subire un certo tipo di carcere tiene presente che all'epoca per ogni minima ragione, nelle carceri italiane per non lavorare sulla persona per capire quale fosse il disagio che lo portasse ad attuare taluni atteggiamenti ti sbattevano 6 mesi in una cella di isolamento senza la possibilità di vedere nessuno solo un tetto ed una turca per andare in bagno per i più fortunati, mentre per altri ti entravano di notte in cella per picchiarti-o magari di lasciavano i rubinetti rotti con le stanze allagate di acqua cosicché ti bagnassi i piedi con le ciabatte per poter andare in bagno o camminare nelle celle perché ti privavano anche delle scarpe. Gli altri abbassavano gli occhi a terra, mentre io li rivolgevo al cielo sperando che un “DIO” intervenisse, e iniziavo a protestare per i diritti umani, e mi beccavo altri due per oltraggio e perdita di giorni di liberazione anticipata perché veniva riportato il mio comportamento in modo forviante per i Giudici che lo leggessero e decidessero del mio destino.
Ecco ministro Orlando sono stanco e vecchio non mi chieda di arrendermi per una pena qualunque, perché forse non lo farò, ed intervenga lei signor Ministro per riscattare un uomo dall'accanimento di una parte delle “Istituzioni carcerarie”. Il conflitto è finito il rancore e la vendetta non portano a nulla, io ho perso altrimenti a quest'ora avrei finito di scontare il mio debito con la giustizia e la società se non avessi preso delle condanne suppletive in carcere. Perché continuare ad infliggere del male ad un uomo sconfitto è stanco? I Buoni devono dare il buono esempio e far nascere il senso di colpa, ma non umiliando la persona, ma dandogli del bene, solo così si può portare al riscatto una persona.
Mi metta in un carcere dignitoso, o mi rimandi a Padova, Onorevole Orlando con un atto di clemenza unilaterale per finire ciò che di buono avevo realizzato negli anni scorsi prima di essere trasferito. Io credo che uno stato democratico dimostrerà solo di essere forte e credere nel cambiamento delle persone, perché è anche nell'elasticità, non solo nella rigidità che si misura la civiltà e la dignità di un istituzione.
Spero solo e mi auguro che da domani qualora intervenisse e vorrà accettare questa mia lettera, parte delle istituzioni non adottino azioni democratiche di vendetta e mi lascino in pace per sempre a scontare la mia pena in modo dignitoso.

Luigi Guida
carcere di Treviso