rivista anarchica
anno 48 n. 425
maggio 2018


Venezuela

L'ombra di Chavez

intervista di Fabrizio Dentini a Rafael Uzcategui


Il 20 maggio si terranno in Venezuela le elezioni presidenziali.
Per comprendere la situazione in cui si trova da anni il paese, riportiamo le analisi di un noto esponente della sinistra libertaria venezuelana, autore di un libro contro Chavez. Che in questa lunga chiacchierata passa in rassegna molte questioni sociali e politiche, cercando di districarsi in una situazione assai complessa.


Avendo letto con interesse il suo libro del 2010 “La rivoluzione come spettacolo. Una critica anarchica al governo bolivariano” erano anni che volevo conoscere ed intervistare Rafael Uzcategui. Tra l'altro Nelson Mendez (A rivista n. 376 “Chi salverà il Venezuela dal petrolio?”) del collettivo anarchico El Libertario, me ne aveva parlato come uno degli esponenti più interessanti della galassia critica al processo bolivariano e così mi ero riproposto di andarlo a trovare. Tra il luglio ed il settembre del 2016, durante un mio soggiorno a Caracas, sono andato a trovarlo per togliermi tanti dubbi e per riversare su di lui un fiume di domande: il socialismo, la democrazia partecipativa, le missioni sociali, il passaggio da Chavez a Maduro, il ruolo delle forze armate, il petrolio come strumento di potere...
Ecco il testo della mia la lunga chiacchierata con Rafael Uzcategui, sociologo, editorialista e coordinatore di Provea, ong che si occupa di diritti umani in un paese dove il valore della vita è spesso un concetto romantico e dove meccanismi elementari per gli europei si convertono in un castello di perplessità paradossali se applicati alla realtà venezuelana.

F.D

Fabrizio Dentini - Come organizzazione non-governativa come vi ponete rispetto al processo bolivariano/chavista?
Rafael Uzcategui - Abbiamo spesso detto che il chavismo come movimento politico e come forza di governo presenta aspetti positivi e negativi. Abbiamo sempre rivendicato il risultato della Costituzione del 1999 che comprende parti positive da un punto di vista sociale e nella prospettiva dei diritti umani. Il discorso di Hugo Chavez di rivendicare i poveri e diminuire la povertà è stato l'asse della sua politica pubblica e anche questo è positivo. La terza cosa che rivendichiamo è che Chavez ha sempre promosso la necessità di una partecipazione della società e della popolazione. D'altra parte abbiamo denunciato tutte le violazioni di diritti umani avvenute sotto i governi Chavez e poi Maduro. Figurati che nel 1993, Nicolas Maduro si è seduto nella stessa sedia dove tu siedi oggi: venne varie volte come sindacalista minacciato di licenziamento per la sua attività sindacale nel metro di Caracas e per ricevere quindi consigli dall'avvocato di Provea. Avvocati di Provea visitarono Hugo Chavez nel 1994 per verificare le sue condizioni detentive e nel 2002 sempre Provea domandò misure di protezione cautelari a favore dello stesso Chavez, nel momento del colpo di stato.

Che attitudine ha il Governo nei confronti di Provea?
Molto negativa perché ha criminalizzato tutte le opinioni dissidenti. Siamo stati tutti messi nello stesso calderone: quello dei golpisti, degli alleati dell'imperialismo e di quelli che ricevono finanziamenti dagli Stati Uniti. Il Governo ci ha criminalizzato pubblicamente attraverso i media pubblici segnalandoci per nome e cognome. Oggi quattro persone di Provea, io incluso, abbiamo misure cautelari di protezione da parte della Commissione Interamericana dei diritti umani perché attraverso i programmi televisivi governativi si dice ad esempio che Rafael Uzcategui ha appena ricevuto 60 mila dollari [Nel 2016 lo stipendio medio mensile era di 30 dollari, nda]. Cose fittizie che però in un paese di alta insicurezza rappresentano un cenno ai delinquenti che ci vedono come persone sequestrabili perché con denaro.

Siccome siamo in un paese dove si suppone sia in corso un processo politico che dovrebbe condurre al socialismo del ventunesimo secolo, vorrei domandarti cos'è il socialismo?
Il socialismo è un'aspirazione di giustizia sociale nella libertà, visto che io provengo dalla scuola libertaria e anarchica, per noi pensare il socialismo significa pensare una società dove le persone possano avere uguali opportunità e la possibilità di poter costruire con libertà una società più ugualitaria. Il socialismo è un ideale che si costruisce nell'epoca moderna che nasce molto influenzato dal positivismo e oggi, dopo tutte le esperienze vissute sotto quest'etichetta, bisogna pensare molto criticamente a come possiamo continuare a promuovere un ideale di giustizia e solidarietà che abbia ancora senso.
Credo che l'esperienza venezuelana, autodenominatasi socialismo del ventunesimo secolo, ci ricorda che noi socialisti non abbiamo mai risposto con profondità ad una domanda e cioé cosa faremo con le persone che la pensano differentemente da noi. Mi riferisco alle persone che non si identificano con il socialismo e per le quali non rappresenta né il proprio riferimento politico né sociale: quindi come ci relazioniamo con queste persone? Cosa facciamo con esse visto che hanno il diritto di pensare diversamente da noi?
Credo che l'anarchismo abbia molte possibilità di rispondere a questa domanda ed in condizioni migliori che altri rami del socialismo, però credo anche che si tratti di una sfida, soprattutto qui in America Latina, pensando al fatto che siamo testimoni del fine di un'epoca in relazione a quello che si chiamò la Rivoluzione cubana, ma anche di questo decennio di governi progressisti. Stiamo assistendo alla fine del decennio progressista in America Latina e sicuramente tutto questo immaginario socialista ne uscirà con una grande perdita di prestigio perché malauguratamente le persone che hanno assunto il potere hanno prodotto situazioni peggiori di quelle che dissero che avrebbero superato.

Parliamo per un momento della figura protagonista del processo bolivariano. Chi è stato per te Hugo Chavez?
Hugo Chavez Frias è una persona che emerge sullo scenario venezuelano dopo molti anni di crisi politica ed economica e la prima cosa che bisogna ricordare per comprendere la sua figura è la svalutazione della moneta e la crisi economica dell'anno 1982 [Dieci anni dopo, nel 1992 Chavez tenta e fallisce un colpo di stato, nda]. Quell'anno inaugura un periodo di crisi economica, dopo un lungo periodo di “vacche grasse” durante il quale il paese aveva goduto di tanto denaro da permettere a quella che si chiamava democrazia del puntofijismo e cioé la democrazia dei due principali partiti politici del momento (Ad e Copei) di generare progetti di alternanza al potere che potessero continuare per anni.
Il primo momento di pausa in questo progetto di governabilità fu appunto nel 1982 e poi venne seguito da un secondo momento stimolato dalla crisi economica che sfocia in quella politica nel 1989, con il Caracazo [rivolta nella capitale e nel paese contro misure neoliberali volute dall'allora Presidente Carlos Andres Perez, nda]. Negli anni novanta ci fu la necessità e la mobilitazione del paese per costruire un modello di governabilità differente e precisamente in quel decennio appaiono nuovi movimenti sociali che non sono solamente i partiti politici di sinistra, ma anche l'emergere del movimento studentesco, quello degli indigeni, quello dei diritti umani. Provenendo dalle forze armate, Hugo Chavez è la persona che interpreta questo bisogno di cambiamento e riesce a capitalizzare il discontento con un progetto politico incerto (perché non vi era molta chiarezza all'inizio) e a dare un volto alle domande della società.
Dall'altro lato Hugo Chavez rappresenta un prodotto legittimo della cultura politica venezuelana e in questo senso dà nuovo impulso ad elementi che già esistevano come il culto dell'uomo forte, rivitalizzando il mito fondativo di Simon Bolivar e presentandosi come suo erede, spingendo ovviamente sul protagonismo dell'esercito e delle forze armate, sempre esistito, e rivitalizzando la matrice produttiva petrolifera del paese. Quello che Hugo Chavez fa è raccogliere tutte le istanze della sinistra e tutte le domande sociali per spingere un progetto da lui denominato in un primo momento come bolivariano e che poi sfocia nel socialismo del ventunesimo secolo.

Rafael Uzcategui
(Foto di Rayner Peña)

I contrasti sulla Costituzione

Cosa ne pensi del Presidente Nicolas Maduro? È la figura che meglio rappresenta la decadenza del processo bolivariano?
Comincerei dicendo che Hugo Chavez si è sempre incaricato di neutralizzare le leadership intermedie all'interno del processo: in alcuni momenti i partiti alleati al governo cercarono di lanciare candidature proprie a livello regionale, in maniera parallela al partito ufficiale il Psuv [Partito socialista unito del Venezuela, nda], e queste candidature vennero attaccate rabbiosamente dal presidente che si rivolgeva loro come a dei “grandi divisori o grandi traditori”.
Oggi che Chavez non è più in scena questa leadership intermedia avrebbe potuto dare continuità al progetto politico bolivariano, invece il processo è cresciuto intorno al culto della personalità e ovviamente quando la figura centrale viene a mancare è molto difficile che il processo continui, per come si stava costruendo, senza la presenza di una leadership così forte. Nicolas Maduro era un burocrate assolutamente fedele alla figura di Chavez che non aveva nessun tipo di relazione con i movimenti popolari e che viene collocato come suo successore perché, come cancelliere, uno dei ruoli che aveva rivestito era l'incarico di mantenere buone relazioni con Cuba e quest'ultima aveva bisogno che durante il momento di transizione ci fosse qualcuno ad assicurare che il flusso di denaro dal Venezuela potesse continuare ad arrivare. Cuba ha svolto un grande peso affinché Maduro venisse designato.
Maduro ha tentato di rimare fedele a quello che lui definisce “l'eredità”, ha imitato i gesti di Chavez e la sua maniera di governare e questo, nel breve termine, si è rivelato un buon credito politico, oggi però, gli sta pesando molto e soprattutto sta pesando molto il fatto che Hugo Chavez abbia accettato di confrontarsi con un referendum “revocatorio” mentre egli sta facendo tutto il possibile affinché questo referendum non abbia luogo [Effettivamente il referendum “revocatorio” previsto dalla Costituzione bolivariana non ha mai avuto luogo, nda]. Oggi per molta gente la mitologia ed il ricordo di Hugo Chavez stanno cospirando contro il governo di Nicolas Maduro, adesso la base di appoggio che il chavismo ha sempre avuto si è spezzata in due: persone sempre fedeli al governo ed una parte maggiore che definisce se stessa come chavista e non madurista. Nicolas Maduro diventerà il grande sacrificato politico di tutta la crisi generata dal modello di governabilità chavista, credo che durante i suoi anni di governo siano state commesse molte goffaggini politiche e credo non goda del sufficiente ascendente sul resto del movimento bolivariano per poter imporre decisioni proprie. Per questo motivo si lascia costantemente influenzare e specialmente dal settore che in questo momento di transizione sta rivestendo maggior peso e cioé quello militare e delle forze armate.

Ne “La rivoluzione come spettacolo” sostieni che non bisogna semplicemente ascoltare quello che Hugo Chavez diceva, ma analizzare quello che faceva. Secondo te come è riuscito a restare al potere con questa propaganda di superficie, incantando il suo pubblico sul fatto che il processo bolivariano fosse una veritiera rivoluzione sociale e non uno spettacolo come tu racconti?
Hugo Chavez ha avuto il sufficiente olfatto per convocare un processo costituente che si è concluso con la nuova Costituzione nel 1999 e tale testo ha formalmente incorporato tante delle domande sociali che esistevano nel Venezuela degli anni novanta. Ha avuto la capacità di rendere questo processo praticabile. Per lui la nuova Costituzione si è convertita in un grande strumento di lavoro, visto che in qualche maniera egli promuoveva un nuovo modello di società che veniva dalle lotte anteriori. Nei primi anni, ricordiamoci, tale Costituzione venne duramente criticata dall'opposizione tanto che nel 2002 arrivò il colpo di stato e la prima cosa che si fece fu derogare a tale testo. L'opposizione è stata molto goffa e questo vale ancora ai giorni nostri perché oggi l'opposizione sta rivendicando la stessa Costituzione che nel 2002 aveva derogato e questo senza aver avuto la sufficiente onestà intellettuale di riconoscere l'errore del passato.
Avrebbero potuto affermare di essersi resi conto che questo testo può servire per una società democratica e non farlo è stato uno sbaglio perché ancora oggi ciò permette al Governo di qualificare chi non è d'accordo come golpista in quanto protagonista di quel che successe nel 2002. Hugo Chavez si convertì dunque nel grande propagandista di questa Costituzione che qualificò come la migliore del mondo e quindi possiamo vedere un primo Chavez che va dal 1999 al 2007 e uno dal 2007 sino alla morte nel 2013. Perché fino al 2007? Perché durante la seconda presidenza, quando Hugo Chavez viene rieletto, comincia a governare senza avere la Costituzione come riferimento, ma avendo un progetto politico proprio e cioé il socialismo del ventunesimo secolo. Cominciò ad ignorare la Carta Magna e convocò addirittura un referendum (l'unica elezione che perse) per riformare il testo e potere essere rieletto.
Hugo Chavez poi ebbe anche grandissima fortuna, perché gli toccò governare in anni nei quali i prezzi delle risorse petrolifere ebbero un importante incremento. In Venezuela non si verificò e il Governo non organizzò nessuna manifestazione contro l'invasione in Iraq perché veniva beneficiato dalle conseguenze che si sarebbero sviluppate. Mentre in America Latina si facevano manifestazioni multitudinarie, in Venezuela i chavisti di base e senza appoggio convocarono alcune concentrazioni e la maggiore di tutte le tre, alle quali noi partecipammo, fu di 200 persone. Una marcia che avrebbe potuto essere molto diversa se solo Chavez l'avesse sostenuta nell'ottica del suo discorso anti imperialista.

Con questo vuoi sottolineare la misura del vero anti imperialismo di Chavez?
Esatto. Immagina che le conseguenze dell'aumento del prezzo petrolifero furono talmente importanti per l'economia venezuelana che nel 2004-2005 e nel 2006 il bilancio venezuelano era calcolato su 60 dollari per ogni barile e negli stessi anni il prezzo del barile arrivò a 160 dollari, 100 dollari in più per ogni barile esportato. Ciò consentì al Governo di maneggiare una quantità incredibile di risorse economiche che permisero di promuovere una serie di politiche sociali di taglio assistenziale (perché non dirette alla causa strutturale dei problemi) che furono propagandate molto bene e che effettivamente in quegli anni aiutarono molti dei settori in povertà a migliorare la propria condizione.

Quindi le missioni sociali sono un sintomo dello spettacolo di Chavez?
Sì, perché nella politica venezuelana queste missioni erano già esistite anticamente con altro nome. Il Venezuela è sempre stato un paese che ha beneficiato di questo tipo di incremento dei prezzi petroliferi ed in altri tempi, prima del 1982, si erano implementate altre politiche redistributive. È falso che Hugo Chavez crea l'educazione gratuita: questa educazione esisteva già a partire dagli anni sessanta. Quando Chavez arriva al potere il tasso di analfabetismo era del 5% un tasso molto basso frutto di questa politica di redistribuzione del guadagno petrolifero cominciata anteriormente.
Queste missioni sociali insomma vennero promosse come parte di un progetto rivoluzionario, mentre in realtà non erano altro che politiche assistenzialiste, che in verità beneficiavano persone povere, e ovviamente è meglio costruire una scuola che non costruirla, questo è semplice buonsenso, è meglio disporre di una catena di distribuzione di alimenti a basso prezzo affinché la gente che ha meno possibilità possa avere maggior cibo, però in quel momento un'organizzazione di diritti umani formale che lavorava in questa prospettiva piuttosto che in quella rivoluzionaria già poteva avvertire che questi programmi sarebbero stati sostenibili in un contesto di alto prezzo dei prodotti di esportazione.

Nuovo momento di globalizzazione economica

In Venezuela il petrolio è stato nazionalizzato nel 1976 mentre ancora oggi in Europa, probabilmente a causa di questa grande gestione della propaganda da parte governativa, molte persone credono che sia stato Hugo Chavez a nazionalizzarlo. Nel tuo libro tu aggiungi che grazie al Governo bolivariano le imprese multinazionali riuscirono ad ottenere condizioni migliori che in passato, puoi spiegarci cosa volevi dire?
L'analisi che ho fatto del processo bolivariano mi porta ad affermare che in economia sia stato il miglior tentativo per disciplinare la popolazione venezuelana. Nel decennio degli anni novanta, in seguito al Caracazo periodo di grande crescita della conflittualità sociale, l'apertura petrolifera e cioé la partecipazione del settore privato internazionale allo sfruttamento di questo settore, in quel momento era in mano dello Stato, incontrò grande resistenza sociale.
Al contrario, nel periodo durante il quale il Governo Chavez mantiene un discorso furiosamente anti imperialista, denominando tale processo economico come di sovranità energetica e riconoscendo il ruolo dell'impresa statale PDVSA nel foraggiare le politiche sociali, si ottiene che la sinistra e tutto il movimento sociale che accompagna Hugo Chavez naturalizzi la condizione energetica del nostro paese fino ad un punto tale in cui Chavez denomina la sua politica come socialismo petrolifero. Bisogna ricordare che Chavez propose anche una nuova moneta internazionale che chiamava Petro [Come Maduro oggi lo ripropone in chiave moneta elettronica, nda], ossia il barile di petrolio come nuova moneta per gli scambi internazionali in sostituzione del dollaro e questo fece sì che visto che lo sfruttamento petrolifero ormai era legittimato con il nome di sovranità energetica, divenisse possibile il ritorno delle imprese private con contratti di sfruttamento molto favorevoli e che questi accordi non risvegliassero nessun tipo di resistenza sociale. Considera che il Venezuela è il paese con le maggiori riserve di gas e petrolio di tutta l'America Latina e nonostante ciò qui da noi la discussione sulle conseguenze negative di un'economia basata sull'estrattivismo sta cominciando solo adesso, sotto il Governo di Nicolas Maduro, a differenza di paesi come Ecuador e Bolivia dove i governi erano progressisti, ma dove abbiamo assistito a mobilizzazioni contro questo tipo di progetti. In Venezuela non ci fu resistenza contro questo modello estrattivo che dipende dal mercato internazionale capitalista e abbiamo quindi assistito ad Hugo Chavez recuperando la possibilità per lo Stato di attrarre investimenti stranieri. In Venezuela ed in America Latina quindi non stiamo tornando ad un progetto neo liberale, ma stiamo andando verso un progetto post-neo liberale, in quanto lo Stato recupera il suo ruolo di regolazione e di attrazione di capitali e si converte nel principale motore dell'economia con la partecipazione del settore privato. Siamo in presenza di un nuovo momento della globalizzazione economica che nel caso di paesi come il nostro ha bisogno di un'importante partecipazione del settore privato.

Dopo il petrolio

Cosa intendi nel tuo libro per imprese miste e quante sono tali imprese attualmente operative in Venezuela?
Lo Stato venezuelano nel 1976 assunse il 100% del controllo del settore petrolifero tanto nel controllo dell'estrazione, raffinazione e distribuzione, creando l'impresa statale che esiste ancora oggi: la PDVSA. A partire dalla politica di apertura petrolifera si cercò di far assumere da imprese private alcune delle fasi della lavorazione del greggio, in regime di outsourcing. In quei momenti per esempio la raffinazione si cominciò a dare ad imprese private di capitale brasiliano. E questo ricevette moltissime critiche. Questo modello di imprese miste è un modello nel quale si crea un'impresa di capitale misto del quale lo Stato venezuelano si riserva la maggioranza azionaria del 51% o più e convoca come socio minoritario imprese del capitale transnazionale a partecipare in tutto il processo: qui non stiamo più parlando di una relazione di outsourcing nella quale lo Stato contrattualizza un'impresa privata per una particolare fase della lavorazione, esternalizzandola.
Attualmente abbiamo 42 imprese miste nel paese perché si è creata un'impresa mista per ogni giacimento petrolifero o di gas. Nel caso di Repsol nel 2009 l'impresa annunciò di aver ricevuto, qui in Venezuela, i giacimenti più grandi di tutta la sua storia e proprio in virtù dell'accordo con lo stato che permetteva lo sfruttamento di un giacimento off-shore. Il Governo ha cercato d'inserire questa diversificazione nel contesto di un sistema mondiale multipolare, dicendo: “Vedete che non è il capitale americano che investe, ma quello di altri paesi e noi stiamo aiutando a promuovere un mondo multipolare”. Lettura molto miope perché questi capitali lavorano con le medesime logiche del capitale nord americano. Oltre a questo si sta cercando di promuovere un nuovo progetto minerario in settori come l'oro, gli smeraldi, il coltano, il carbone e proprio adesso il Governo di Nicolas Maduro sta promuovendo un progetto che si chiama l'Arco Minero dell'Orinoco (12% del territorio venezuelano) e questo sta generando molte reazioni contro il modello di sviluppo estrattivo. Per la prima volta dopo molti anni, stiamo vivendo un momento nel quale si stanno creando voci che cominciano a pensare al Venezuela dopo il petrolio.

Come definiresti l'attuale sistema político del Venezuela?
Stiamo vivendo un'esperienza di populismo autoritiario che ha costruito un'egenomia politica che adesso sta scomparendo e noi ne siamo testimoni.

Ma dal 1998 ad oggi, questo populismo autoritario si è svolto in un contesto democratico?
A partire dal 13 di maggio del 2016 [Data di emanazione dello stato di Eccezione e di Emergenza economica, nda] credo di no perché nonostante il Governo di Hugo Chavez fosse un governo con derive autoritarie non prese mai le decisioni prese dal Governo Maduro e cioé di togliere l'indipendenza del potere giudiziario e togliere la possibilità di controllo svolto dall'Asamblea Nacional. Nella classica divisione dei poteri due di questi sono stati neutralizzati quindi in questo momento ci troviamo in una fase non democratica.

E come si arriva a questa marginalizzazione di magistratura e parlamento?
Nel caso del Tsj (Tribunale Supremo di Giustizia) in Venezuela sono stati eliminati i concorsi per selezionare i giudici e gli stessi sono designati in maniera unilaterale; in più il 66% dei giudici del paese sono cosiddetti provisionales provvisori, sono cioé professionisti che devono ricordarsi in ogni momento quale tipo di decisione formulano e se questa decisione o sentenza avrà degli effetti sul loro rimanere o no in carica. Come conseguenza la maggioranza dei giudici lavora affinché le decisioni prese non pregiudichino il loro incarico e tutto ciò è chiaramente contrario alle regole di un giusto processo. Nel dicembre 2015, in seguito alla vittoria all'Asamblea Nacional di una maggioranza di opposizione, il Governo ha preso la decisione di pre-pensionare i 13 magistrati più importanti del Tsj per poterli sostituire con 13 nuovi magistrati designati unilateralmente e senza concorso. Quindi a partire da quel dicembre tutte le decisioni del Tsj sono finalizzate ad annullare le decisioni dell'Asamblea Nacional.

Fabrizio Dentini


Il mio paese, 18 anni dopo

Il Venezuela che ho trovato dopo 18 anni di lontananza è un paese diviso, sofferente, dove, nonostante l'innata allegria e voglia di vivere di questo popolo, le difficoltà quotidiane sono talmente tangibili che sono tornato in Italia pesando 8 chili di meno.
Nel paese in cui sono nato ho trovato parsimonia ed inventiva in cucina (erano mesi che non vedevano l'olio di oliva che ho portato) si fa con quel che si ha, paura e diffidenza in politica, dove il significato delle parole ha perduto ogni legame con la propria etimologia, un'ansia generalizzata per arrivare al giorno successivo ed un'amarezza profonda per la piega presa da questo paese che solo negli anni '70 era chiamato Venezuela saudita.
Ho ascoltato medici riferire di non aver a disposizione nemmeno gli strumenti per operazioni di routine (garze sterili e siringhe) figuriamoci i farmaci, insegnanti che mi hanno raccontato di aver visto bambini svenire durante le lezioni, per la fame, mamme che si svegliavano nel cuore della notte e con un pargolo in collo si recavano a fare la coda per comprare quel che c'era per rientrare a casa la mattina successiva con un chilo di riso e per fortuna, almeno con quello.

F.D.