rivista anarchica
anno 48 n. 429
novembre 2018





Gli Yanomami, tra “civilizzazione” e sterminio

Molto tempo fa, gli anziani dei Bianchi hanno disegnato quelle che chiamano leggi su pelli di carta, ma per loro sono solo bugie!” racconta Davi. “A loro interessano solo le parole delle merci.”

Nel 2018 sono usciti tanti libri di antropologia, molti sono importanti per gli addetti ai lavori, qualcuno di questi ha la capacità di essere divulgativo e arrivare a più persone, altri parlano di attualità, ma uno di questi è un libro unico e fondamentale e lo ha pubblicato la casa editrice Nottetempo: è il libro di Davi Kopenawa e Bruce Albert, La caduta del cielo (Milano 2018, pp. 1088, € 35,00), una conversazione durata anni tra un antropologo e uno sciamano portavoce dei popoli dell'Amazzonia brasiliana, un resoconto senza precedenti della cosmovisione amazzonica.
Davi Kopenawa è un figlio della foresta pluviale che ha visto parte del suo popolo morire di epidemie importate da agenti governativi e missionari per poi intraprendere, in tutta risposta, il suo lungo apprendistato sciamanico; è un viaggiatore occasionale e riluttante, è anche un portavoce e un attivista per i diritti indigeni oggi riconosciuto a livello internazionale, che ha svolto un ruolo chiave nel cercare di salvare il suo popolo. A differenza di molti attivisti indigeni contemporanei, non è mai andato a scuola e ha sempre vissuto nella foresta. Ha circa sessantadue anni (non si conosce la sua età esatta) e ha visitato spesso tribù diverse dalla sua.
Rappresentante di un popolo la cui esistenza è minacciata dall'estinzione a causa dell'avanzata della “civilizzazione” senza freni dell'uomo bianco, Kopenawa traccia un indimenticabile quadro della cultura yanomami che vive nel cuore della foresta pluviale - un mondo in cui l'antica conoscenza indigena combatte contro la geopolitica globale e i suoi interessi mercantili. Dalla sua iniziazione sciamanica all'incontro con i bianchi, ai viaggi in tutto il mondo come ambasciatore del suo popolo, Kopenawa ripercorre un'intera storia di repressione culturale e devastazione ambientale e manifesta una critica risoluta e radicale alla società industriale occidentale e all'ipoteca che ha posto sul futuro del mondo umano e non umano.
L'antropologo Bruce Albert ha raccolto e trascritto le parole di Kopenawa affinché trovino un cammino anche lontano dalla foresta amazzonica, lo ha fatto attraverso un vero e proprio lavoro coautoriale, attraverso decenni di frequentazione della foresta e dei suoi abitanti, ha registrato decine di ore di conversazioni con Davi i Kopenawa, ha organizzato e trascritto i racconti orali e insieme li hanno editati, un vero e proprio lavoro di antropologia condivisa, dove il ruolo tra osservato e osservatore viene decostruito mettendo in pratica una reale antropologia partecipativa.
Il libro è diviso in capitoli, talmente ricchi e profondi che potrebbero essere ognuno un libro indipendente, la lettura è coinvolgente perché ci apre le porte della foresta, dei suoi spiriti delle sue tradizioni ancestrali; un testo, un racconto che ci mette davanti al nostro assurdo stile di vita occidentale che sta distruggendo completamente il pianeta terra.
Nella parte più autobiografica del libro viene descritto il percorso della vita di Kopenawa che si lega inestricabilmente con il destino collettivo del suo popolo e con la nascita della storica campagna in difesa degli Yanomami promossa dalla Commissione Pro Yanomami (fondata nel 1978 dallo stesso Albert, dalla fotografa brasiliana Claudia Andujar e dal missionario laico italiano Carlo Zacquini), e poi lanciata con successo sul palcoscenico mondiale da Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni.

Davi Kopenawa Yanomami
foto © Fiona Watson/Survival

Le violenze e i massacri descritti nel libro sono solo un'eco contemporanea di una litania di genocidi che gli Indiani di tutte le Americhe hanno dovuto affrontare negli ultimi secoli, e che continuano ancora oggi. In questo senso, quelli di Davi sono certamente i racconti più dettagliati che siano mai stati registrati dalla parte delle vittime: un'accusa straziante sul prezzo reale delle risorse sottratte alle terre indigene, quello che non viene mai pagato da coloro che ne traggono profitto.
Ma le storie che Davi Kopenawa ha da raccontare sono moltissime e La caduta del cielo ci regala anche una serie straordinaria di saggi e visioni sia sulla vita degli Yanomami
Il modo in cui gli Yanomami guardano al mondo non potrebbe essere più diverso dal nostro, e vogliono mantenerlo tale, perlomeno alcuni. Uno smacco alla convinzione diffusa e marcatamente adolescenziale dell'Occidente sulla propria presunta superiorità culturale, materiale e civile.

Andrea Staid