rivista anarchica
anno 47 n. 420
novembre 2017


alle lettrici, ai lettori

Questa “A”

La copertina e le prime nove pagine di questo numero sono dedicate al rinnovato protagonismo sociale delle donne e dei loro movimenti, a partire da Non una di meno che ha tra le sue caratteristiche positive il fatto di non essere “separatista”, di accettare anche gli uomini. Una questione controversa in passato, per decenni.
Il tema dei migranti è tra quelli più continuativamente presenti in “A”. Da otto numeri, in particolare, Renzo Sabatini sta approfondendo le molte questioni, spesso drammatiche, connesse con il mondo sempre più vasto e frastagliato dell'immigrazione. Su questo numero si occupa delle seconde generazioni e dei loro problemi specifici.
Inizia la sua collaborazione con “A” Domenico “Mimmo” Pucciarelli, un anarchico campano che nel 1975 abbandonò l'Italia per una scelta di obiezione totale al servizio militare e finì per stabilirsi a Lione (dopo un passaggio nelle carceri parigine) e lì restare attivo tra attività editoriali e di quartiere. Mimmo è venuto a Firenze, a fine settembre, e nel suo primo scritto prende spunto dall'ottava Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria per alcune considerazioni stimolanti su anarchici e libertari oggi. Il suo secondo scritto è dedicato ad Amedeo Bertolo nel primo anniversario della sua scomparsa.
Altro tema spesso presente su “A” è l'ecologia, di cui Adriano Paolella si occupa con uno sguardo spesso particolare, incentrato come è non solo sulle grandi scelte politico-economiche degli stati e delle multinazionali, ma anche a livello di scelte e comportamenti più “piccoli”, se non addirittura di comunità locale o di singolo individuo. Sottolineando quanto ancora sia possibile fare, pur in un quadro di degrado generalizzato.
Quante riviste pubblicano un'intervista con un ergastolano (ostativo) e la affidano a un altro ergastolano (semi-libero, ma sempre ergastolano, come il nostro collaboratore Carmelo Musumeci)? Ci sembra un'accoppiata non comune. E soprattutto non casuale, per chi – come noi di “A” – dedica al carcere un'attenzione costante.
Da anni abbiamo un corrispondente da New York che ne dice di cotte e di crude sugli USA (Santo Barezini, sulla perdurante “tortura”): eppure ci è estraneo quell'anti-americanismo classico di tanta parte di sinistra, che nella guerra fredda era di fatto filo-sovietica. Noi no, eravamo parimenti contro i due grandi Poteri globali. Inevitabilmente.
Andrea Papi denuncia l'avanzata in Europa delle destre identitarie, razziste e spesso filo-naziste. Un altro aspetto concreto con cui dobbiamo fare i conti.
Ha vinto il premio Strega 2017, con il suo Le otto montagne. È diventato un caso letterario (ma la cosa in sé non ci scalda), è tradotto in tante lingue (buon per lui), ma è persona conosciuta negli ambienti libertari milanesi, cita gli esponenti di una tradizione anarchica individualista extra-urbana. Allora Paolo Cognetti ci interessa e l'oste anarchico Dino Taddei lo intervista. Dice di voler portare “A” sopra i duemila metri. Che tipo.
Non è dietro l'angolo, ma l'Honduras è (anche) il paese più pericoloso al mondo per difendere la terra e l'ambiente. Ce ne parlano le tavole colorate di Valeria De Paoli.
È in corso a Milano, in tre luoghi della città, una personale di Luca Vitone, poliedrico artista (genovese) con un'attenzione particolare per l'anarchismo e i Rom. Lo intervista Franco Bunuga, indovinate su che cosa? Sei pagine di “A”, per un artista “strano”. Quando si dice essere aperti e curiosi...
Il tema è di quelli che fanno discutere. Ritorna lo psichiatra riluttante Piero Cipriano, difensore – a certe condizioni – del Trattamento Sanitario Obbligatorio. Voluto da Basaglia, ma contestato dai militanti antipsichiatrici. “A” ospita il dibattito, tutt'altro che finito.
A 100 anni dalla rivoluzione russa un saggio di Franco Bertolucci sulle reazioni tra gli anarchici italiani delle notizie da Mosca. Rivoluzione russa, non bolscevica. I bolscevichi di Lenin riuscirono a domarla e incanalarla, annullando i soviet e soffocando la libertà. Tutta un'altra storia rispetto alla versione ufficiale anche oggi dominante.
E poi la posta, i fondi neri, il 4° comandamento visto da Anarchik, la varie rubriche dei comunicati, dell'attenzione sociale di Felice Accame, del racconto dal futuro di Paolo Pasi, dei vari Fatti&Misfatti, delle recensioni, il segnalibro, il riesame, 37 anni dopo, del n. 88 di “A”, la tavola di Marco Giusfredi, la segnalazione del mese dell'antropologo Andrea Staid, le due pagine sulla Rete del collettivo Ippolita, le pagine e pagine di musica a cura di Gerry Ferrara, Alessio Lega, Marco Pandin, le considerazioni di Nicoletta Vallorani. E altro ancora.
Stiamo lavorando al prossimo numero. Anzi ai prossimi.