L'eccezione americana
Miti, intrighi e grandi ideali, insieme ad una lettura in chiave biblico-profetica della nascita della nazione, hanno dato vita a oscure teorie come il destino manifesto e l'eccezionalismo americano. In voga ancora oggi.
Ciò che in America si descrive come “identità” non è altro che una serie di miti, costruiti attorno ai nostri presunti antenati eroici
(James Baldwin, discorso agli insegnanti, dicembre 1963)
Aveva un volto curioso James Baldwin, tra il buffo e il drammatico;
una faccia triste, illuminata però, a tratti, da un gran
sorriso. Scrittore spigoloso, nato a New York nel 1924, cresciuto
ad Harlem, afroamericano, omosessuale, Baldwin si rifugiò
giovanissimo in Francia per sfuggire a razzismo e pregiudizi
e tornò negli USA solo per partecipare alla lotta antisegregazionista
precisando, in un'intervista del 1958, che non si trattava di
un ritorno alle radici: non era rientrato nel suo paese per
un senso di appartenenza, ma per condividere quella stagione
di lotte. Non fosse stato per quel momento storico non sarebbe
tornato in una terra e una città dove si era sempre sentito
estraneo. Quell'intervista mi ha avvicinato all'uomo prima ancora
di conoscere l'artista: era uno che guardava con distacco critico
alla cultura in cui era cresciuto, capace di lottare per i suoi
simili senza cadere nelle trappole sentimentali del patriottismo.
Ce ne vorrebbe tanta di gente così, ovunque.
Un altro Memorial Day è passato, col suo carico
di retorica patriottica e picnic sui prati. In quel giorno,
fra bandiere e grigliate, si ricordano i soldati americani morti
in azione e si rispolverano i miti cari alla nazione. Mi tornano
alla mente quelli nostrani, introiettati nel tedio delle aule
scolastiche: la Roma imperiale portatrice di civiltà,
gli eroi senza macchia del risorgimento, il colonialismo da
italiani brava gente. Tutte le nazioni dipingono di buono le
proprie malefatte e gli Stati Uniti non fanno eccezione, come
racconta l'insegnante di storia James W. Loewen in un saggio
dal titolo eloquente: “Bugie che il professore mi ha raccontato.
Tutti gli errori del tuo testo di storia americana”.1
Il professore ha osato rivedere in chiave critica alcune mitologie
della storia americana, accusando i suoi colleghi di “eroificare”,
trasformando persone in carne ed ossa, coi loro pregi e difetti,
in eroi senza macchia, da Cristoforo Colombo a John Brown. Loewen
ha così criticato quegli storici che, tralasciando il
rigore scientifico, si sono trasformati in ideologi e, nei testi
scolastici, hanno definito “altruistico” l'imperialismo
americano, sostenendo che la politica estera del paese è
sempre stata tesa allo sviluppo e alla libertà degli
altri popoli, anche laddove documenti e testimonianze storiche
suggeriscono una diversa narrazione.
L'originale impasto di miti, sordidi intrighi e grandi ideali,
con lettura in chiave biblico-profetica della nascita della
nazione, ha costituito qui terreno fertile per l'elaborazione
di oscure teorie dai nomi roboanti, a partire dalle ottocentesche
ideologie del destino manifesto2
e dell'eccezionalismo americano, fino a partorire, nel
novecento, la dottrina del diritto alla guerra preventiva3,
usata nel 1998 da Clinton per giustificare il bombardamento
di una fabbrica di medicinali in Sudan4
e rivendicata nel 2003 da George W. Bush per l'invasione dell'Iraq.
Eroismo e superiorità
Idee astruse, prive di fondamento scientifico, elaborate per
convenienza o, peggio, per convinzione, ripetute oggi come fossero
verità rivelate, disegno della divina provvidenza o teorie
scientificamente provate. Sono alla base di un sistema ideologico
che definisce gli Stati Uniti nazione superiore, posta da Dio
alla guida del mondo libero. Il patriottismo qui si coltiva
dalla più tenera età, con gli onori alla bandiera
resi ogni mattina nelle scuole elementari di tutto il paese
e si rafforza nell'esaltazione della guerra, ripetuta nei libri
di scuola e nei pamphlet militari generosamente distribuiti
agli studenti.
Con il Memorial Day è tornata la stucchevole retorica
dell'eroe. Sepolti negli archivi del Pentagono gli orrori di
Hiroshima e Nagasaki, del Vietnam e di tante altre guerre, restano
i sacrari con gli elenchi dei caduti. Fra lunghe file di lapidi
bianche, sotto un cielo di stelle e strisce, è facile
commuoversi, convincersi che davvero l'America sparga il sangue
dei suoi figli per aiutare altri popoli. Facile ingannarli quei
figli, illuderli di essere partiti per la patria.
Ero convinto che la teoria eccezionalista fosse roba passata,
invece la si ritiene tuttora valida, sebbene le sue premesse
non siano scientifiche ma bibliche: l'America è la nuova
Israele, luce posta sulla cima del colle, nazione che salva
altri popoli e dona ad essi libertà e democrazia.
|
New York, East Harlem - Sulla 128° strada un isolato è intitolato alla memoria di James Baldwin |
Strenuo difensore di quest'ideologia è Kim Holmes, presidente
della Heritage Foundation.5 Egli
sostiene che quel che rende l'America diversa da ogni altro
paese è la sua estrema dedizione a tre cose: tradizione
liberale, politica democratica e libertà economica.
“Il liberalismo americano” precisa, “è
basato sul principio che l'obiettivo ultimo del governo è
quello di proteggere i diritti dei cittadini. La tradizione
liberale americana si fonda sulla libertà e la protezione
dei diritti individuali”.
In realtà ci sono voluti due secoli di lotte affinché
la nozione di individuo diventasse universale. Afroamericani,
amerindi, cinesi, portoricani ed altri gruppi oppressi hanno
dovuto conquistarsi i diritti di cittadinanza e, mentre sioux,
cheyenne e apache venivano decimati, deportati e chiusi nelle
riserve, dove ancora oggi languono in estrema povertà,
già nel 1886 la Corte Suprema estendeva alle società
di capitali i diritti costituziali riservati ai singoli individui,
mediante il concetto di Corporate Personhood, che mette
sullo stesso piano giuridico semplici cittadini e potenti multinazionali.
Per questo, oggi, banche e lobby possono influenzare le elezioni
mediante finanziamenti incontrollati mentre il chippewa Leonard
Peltier langue in carcere da oltre quarant'anni, prigioniero
politico, cittadino minore dai diritti calpestati.6
Del resto anche molti fra i padri fondatori, quegli eroi mitici
di cui parlava Baldwin nel citato discorso agli insegnanti,
erano facoltosi possidenti di terre e di schiavi e George Washington,
quando si trasferì in Pennsylvania per i suoi doveri
di governo, escogitò il modo di aggirare le leggi del
posto per tenersi i suoi. Per quella gente gli schiavi non erano
persone ma beni economici e, quando scrissero il solenne incipit
della dichiarazione di indipendenza, sostenendo il diritto alla
vita, libertà e felicità di ogni uomo, non pensarono
certo di estendere la nozione di essere umano ai neri che si
spaccavano la schiena nelle piantagioni. Washington arrivò
ad organizzare una caccia spietata quando una schiava gli fuggì
di casa.7 Non proprio una storia
edificante per un eroe nazionale rappresentato come un Cesare
dal nostro Canova.8
I veri eroi per me sono stati invece quei cittadini che, nell'ottocento,
costituirono l'Underground Railroad,9
una rete clandestina di case-rifugio e percorsi protetti per
nascondere ed aiutare gli schiavi in fuga dalle piantagioni
del sud fino alla costa atlantica. Quella gente rischiò
vita e libertà per aiutare i neri a liberarsi dalla schiavitù
e dovrebbero, loro sì, essere ricordati nei libri di
storia e nei discorsi ufficiali.
|
Washington DC - “The Wall”, il lungo muro in granito nero con i nomi degli oltre 58.000 soldati americani caduti in Vietnam. Nessuna menzione dei milioni di vietnamiti morti in quella guerra |
Siamo tutti uguali. Eppure...
Nelle città del nordest i fuggitivi iniziavano una nuova
vita da uomini liberi, perché l'economia di quegli stati
non era mai ricorsa alla schiavitù. Però, in quei
porti, venivano armate navi negriere: imbarcazioni che costavano
all'epoca 13.000 dollari e ne fruttavano ad ogni viaggio 200.000.
Accade così che newyorchesi entrati nella storia della
città come generosi mercanti o politici illuminati abbiano
costruito le loro fortune sul commercio di esseri umani. Contraddizioni
che offuscano la luce sul colle dell'eccezionalismo americano.
“La democrazia politica americana è unica fra tutte
le democrazie mondiali, come aveva già compreso, nel
1831, Alexis De Tocqueville”, continua Holmes: “l'ideale
democratico americano è che ogni individuo sia uguale
agli occhi della legge, a prescindere dalla sua posizione sociale”.
Argomento oggi contraddetto da un sistema giudiziario fallimentare
dove solo gli abbienti possono garantirsi la difesa e le carceri,
privatizzate, straripano di detenuti condannati senza processo
o in attesa di giudizio.10 Una
tesi che si infrange anche sui bastioni di Guantanamo, dove
i prigionieri languono per anni privi di diritti e certezze.
Non è solo storia di questo secolo, da luoghi simili
sono passati altri presunti “terroristi”: anarchici,
socialisti e comunisti, arrestati per le loro idee, sottoposti
a interrogatori e pestaggi, condannati senza colpa. Così
accadde all'anarchico siciliano Andrea Salsedo che, il 3 maggio
1920, come Pinelli, volò dagli uffici del Bureau of Investigation
di New York, dopo due mesi di interrogatori, senza difesa e
senza contatti coi familiari. Quattordici piani e il corpo straziato
sul marciapiede.11
Prosegue Holmes: “l'idea non riguardava solo il processo
democratico, ma proprio il fatto che l'eguaglianza fosse essenzialmente
politica”.
Ho qui tre fogli, pieni di cifre e disegni, che lo smentiscono:
un test per la verifica del livello di alfabetizzazione. In
seconda superiore il professore di storia lo propose alla classe
di mio figlio: trenta domande, dieci minuti per rispondere,
venti dollari a chi ce l'avesse fatta. Nessuno di quei ragazzi,
tutti svegli, capaci e sufficientemente colti, riuscì
a completare il questionario nel tempo dato e la banconota rimase
nel portafoglio del bravo insegnante, che aveva riesumato il
test dagli archivi di stato della Louisiana. Non si trattava
di una prova scolastica, ma di un questionario utilizzato, fino
a non molto tempo fa, per escludere i neri dall'elettorato attivo.
Doveva sottoporvisi chiunque chiedesse l'iscrizione nelle liste
elettorali ma non avesse completato la scuola elementare. Una
sola risposta errata comportava l'esclusione e, comunque, come
dimostrato dall'esperimento in classe, era impossibile completarlo
nel tempo assegnato.
|
Washington DC - “Veniamo per liberare, non per conquistare.” Colonna nella zona monumentale dedicata alla seconda guerra mondiale |
Un passato non troppo lontano
Sistemi analoghi sono stati in vigore in gran parte degli Stati
Uniti e chi ha visto il film Selma12
non avrà scordato l'episodio in cui a una donna nera
viene negato il diritto di voto perché non ricorda a
memoria i nomi di tutte le contee dell'Alabama. Sono episodi
di un passato non troppo lontano e, ancora oggi, le associazioni
per i diritti civili lottano contro i tanti stratagemmi che
gli stati inventano per limitare il diritto di voto, con buona
pace della eguaglianza politica di cui parla Holmes.13
“Il terzo fattore dell'eccezionalismo americano è
la libertà economica, il diritto dell'individuo di possedere,
ottenere ed alienare la proprietà, senza restrizioni.
Gli Stati Uniti godono ancora oggi di maggiore libertà
economica rispetto alle democrazie socialdemocratiche europee.
Tale coesistenza di libertà e democrazia ha consentito
all'America di diventare, nel ventesimo secolo, una potenza
mondiale di cui ci si può fidare. Anche dopo le vittorie
militari l'America ha sempre utilizzato il suo potere per diffondere
la democrazia agli altri paesi e non per sfruttarli”.
|
Washington DC - Un cerchio di bandiere a stelle e strisce circonda l'enorme obelisco di pietra dedicato al padre fondatore e primo presidente degli Stati Uniti, George Washington |
Nel suo saggio Loewen elenca sei casi che contraddicono quest'affermazione,
sei episodi storici in cui gli Stati Uniti hanno giocato un
ruolo determinante ma che non sono riportati nei testi scolastici:
il colpo di stato in Iran nel 1953, con il ritorno al potere
dello Scià, prodromo della disastrosa rivoluzione khomeinista;
il rovesciamento del governo democratico di Jacobo Arbenz in
Guatemala nel 1954, che aprì la strada a dittature sanguinarie
e al genocidio dei maya; i brogli elettorali in Libano che,
nel 1957, misero al potere le minoranze cristiane, portando
l'anno successivo alla sanguinosa guerra civile; l'assassinio
di Patrice Lumumba in Zaire; il disastroso sbarco dei controrivoluzionari
a Cuba, nel 1961, che avvicinò ulteriormente il regime
castrista all'Unione Sovietica; il colpo di stato fascista in
Cile, nel 1973, col suo terribile seguito di morti, torture
e persecuzioni.
L'elenco di Loewen si ferma qui solo perché i testi esaminati
risalgono agli anni settanta, ma la lista potrebbe allungarsi
di molto, includere l'assassinio di Thomas Sankara, fondatore
del panafricanismo; la sistematica distruzione del Nicaragua
sandinista, i finanziamenti ai gruppi fondamentalisti in Afghanistan,
l'invasione dell'Iraq nel 2003, il sostegno al sanguinario regime
di Suharto in Indonesia, l'alleanza con la monarchia Saudita,
responsabile oggi della gravissima crisi umanitaria nello Yemen
e così via.
In realtà una chiara dottrina americana è questa:
laddove esista una contraddizione fra protezione dei diritti
umani e degli interessi strategici americani, gli Stati Uniti
sceglieranno sempre questi ultimi. Lo dichiarò pubblicamente
Hillary Clinton, parlando della Cina, quando era responsabile
della politica estera durante la presidenza Obama, con buona
pace del mito eccezionalista.
Conclusa la stagione di lotta Baldwin riprese la strada dell'esilio
volontario e finì i suoi giorni in Francia, il paese
che meglio aveva accolto la sua diversità. Harlem lo
ricorda oggi solo con un piccolo pezzo di strada anonima, appena
un isolato, senza nemmeno una targa commemorativa. La sua è
una storia di sofferenze, sconfitte, incomprensioni. È
anche una storia di vittorie di cui non poté gioire fino
in fondo, forse perché l'intuito gli diceva che la strada
da percorrere era più lunga della sua vita. Rimase un
estraneo nella sua terra anche dopo aver lottato a fianco dei
suoi e, fino alla fine, mantenne quella sua strana espressione,
fra il buffo e il drammatico.
Santo Barezini
- Lies My Teacher Told Me. Everything Your American History Textbook Got Wrong. Ed. Simon&Shuster,1995.
- Vedi A 416, Destino
manifesto, pp. 87-90.
- “Right of pre-emptive strike”, i cui teorici sono arrivati a definire che chi viene attaccato non ha diritto alla difesa in quanto responsabile di aver provocato il conflitto.
- Nel 2001 l'ambasciatore tedesco a Karthoum presentò uno studio che dimostrava come l'attacco avesse provocato un'emergenza umanitaria con decine di migliaia di vittime, perché l'impianto distrutto sfornava il 50% del fabbisogno nazionale di farmaci per uso umano e veterinario, inclusa la clorochina, indispensabile per la lotta alla malaria.
- Heritage.org.
- It.wikipedia.org/wiki/Leonard_Peltier.
- Questa poco edificante storia del padre della nazione è stata ricostruita da Erica A. Dunbar in un saggio pubblicato nel 2017: “Never Caught, The Washingtons' relentless pursuit of their runaway slave, Ona Judge” (“Mai presa: i coniugi Washington all'implacabile caccia di Ona Judge, la loro schiava fuggitiva”).
- Lo scultore veneto Antonio Canova (1757-1822) ricevette la commessa dallo
stato della Carolina del Nord su indicazione del Presidente
Thomas Jefferson. La statua fu inaugurata nel 1821 e distrutta
da un incendio dieci anni dopo. Ne resta il modello in gesso
nel paese natale dello scultore.
- https://en.wikipedia.org/wiki/Underground_Railroad.
È anche il titolo di un romanzo storico sul tema, pubblicato
nel 2016 da Colson Whitehead per l'editore Doubleday.
- Si vedano in merito gli articoli dell'autore pubblicati
su A 420 (“Tredicesimo
emendamento”, pp. 37-40); A 421 (“L'isola
invisibile”, pp. 30-33); A 422 (“Schiavi
del XXI secolo”, pp. 76-78).
- La storia di Salsedo è ricordata da Pino Cacucci in “Nessuno può portarti un fiore”, Feltrinelli, 2012.
- Pellicola del 2014 sulle lotte antisegregazioniste, con la regia di Ava Du Vernay, già autrice del documentario “Tredicesimo emendamento”, che ha rivelato la drammatica situazione delle carceri americane.
- Si veda ad esempio naacp.org.
Inoltre è nota la tesi secondo cui l'ascesa al potere
di George W. Bush nel 2004, conseguita grazie alla decisiva
vittoria in Florida, sarebbe stata ottenuta grazie a una legge
che, in quello stato, ha cancellato dalle liste elettorali
migliaia di sostenitori del candidato democratico Al Gore.
|